Efficienza energetica: meglio il conto termico, le detrazioni fiscali o i certificati bianchi?

Qual è l'incentivo più conveniente per i diversi interventi di efficientamento energetico e nei diversi contesti? La questione è affrontata nell'ultimo Energy Efficiency Report pubblicato dall'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano. Il conto termico, si scopre, conviene soprattutto nel piccolo e con il solare termico.

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Conto termico, detrazioni fiscali o certificati bianchi? Come sappiamo in Italia i tre meccanismi, ciascuno alternativo agli altri, in questo momento convivono. L’ecobonus, cioè le detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, infatti, stando al ddl Stabilità sul quale si vota la fiducia oggi, è confermato al 65% fino a fine 2014, mentre, per gli interventi realizzati dopo il 3 gennaio 2013, i certificati bianchi o titoli di efficienza energetica (TEE) non sono più cumulabili con gli altri incentivi. Famiglie, aziende e pubblica amministrazione, quando decidono di fare dei lavori per tagliare la bolletta, si trovano dunque di fronte ad una scelta obbligata. Diventa allora interessante chiedersi qual è l’incentivo più efficace per i diversi interventi di efficienza energetica.

Su queste pagine, abbiamo provato a rispondere nei mesi scorsi, simulando alcuni casi concreti per il solare termico e le pompe di calore nel residenziale. La questione è affrontata più in generale nell’Energy Efficiency Report dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano (scaricabile qui e del quale abbiamo già parlato qui), che va ad indagare come cambia il tempo di rientro dell’investimento per i diversi soggetti a seconda dell’incentivo per un ventaglio più ampio di interventi di efficientamento e analizza punti di forza e di debolezza dei diversi incentivi.

Il risultato dei calcoli dei ricercatori è riassunto nella tabella qui sotto, che mostra la convenienza (o non convenienza) del conto termico rispetto agli altri meccanismi in diverse ipotesi. Il range di variazione del tempo di rientro o payback time (PBT) dipende dalle diverse taglie e tipologie delle installazioni o degli interventi.

Come sappiamo, le detrazioni fiscali per l’efficienza sono riservate ai privati mentre la pubblica amministrazione non ne può usufruire. Diversamente il conto termico riserva alla sola P.A. gli incentivi per installare caldaie a condensazione, sostituire i serramenti e per coibentare gli involucri dell’edificio. Il grafico sotto mostra la convenienza del conto termico per questi interventi applicati ad ambiti tipici del pubblico, come le scuole e gli ospedali:

“Il conto termico – commentano i ricercatori dell’Energy & Strategy Group – dovrebbe premiare maggiormente le tecnologie appartenenti a questa categoria in quanto difficilmente raggiungono tempi di ritorno dell’investimento accettabili”. Come si vede, infatti, nel caso della sostituzione dei serramenti i tempi di rientro dell’investimento sono superiori ai 20 anni e, come anche per le caldaie, minore convenienza del conto rispetto ai certificati bianchi, solo in parte compensata dalla maggior semplicità di gestione di questo incentivo rispetto ai TEE.

Per pompe di calore e per il solare termico in grandi applicazioni – ad esempio scuole e ospedali per il versante pubblico e hotel, supermercati o filiali bancarie per i privati (che possono scegliere anche le detrazioni) – il discorso cambia (grafico sotto). Qui i tempi di rientro dell’investimento sono molto più contenuti e – mentre i TEE risultano più convenienti per le PdC – per il solare termico il conto termico è di gran la soluzione migliore.

In generale il conto termico premia maggiormente gli interventi di piccole dimensioni rispetto agli altri sistemi di incentivazione. E lo si vede bene dall’ultimo grafico che guarda a solare e pompe di calore nel residenziale: specialmente per il solare termico, dove i costi sono contenuti, la convenienza di questo incentivo rispetto alle detrazioni è netta (grafico sotto).

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