Minieolico: un mercato mondiale in fase di decollo e le potenzialità inespresse in Italia

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Il minieolico si moltiplicherà per 5 nei prossimi 7-8 anni: il mercato mondiale passerà dai 609 milioni di dollari del 2012 a 3 miliardi nel 2020 e la potenza crescerà da 728 MW a circa 4,7 GW. Lo prevede un report di GlobalData. Ma sulla strada dello sviluppo ci sono i soliti ostacoli: burocrazia e accesso al credito. E in Italia lo sappiamo bene.

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Il mercato mondiale del minieolico sta per moltiplicarsi per un fattore 5 nei prossimi 7-8 anni: passerà dai 609 milioni di dollari del 2012 a 3 miliardi di dollari nel 2020. La potenza cumulativa installata, nello stesso periodo, passerà da poco più di 728 MW a circa 4,7 GW. Merito degli incentivi introdotti o in via di introduzione in molti Paesi e di una forte spinta in Cina. La previsione arriva da un nuovo report di GlobalData. Il fatturato del settore nei prossimi anni  – si stima – crescerà con un tasso aggregato annuo del 22%, e la potenza installata con un tasso del 26,1%.

I mercati più attraenti sono Cina, Usa e Regno Unito, che assieme hanno pesato per l’80% della domanda 2012, installando rispettivamente 266, 216 e 118 MW.

Le prospettive di crescita più interessanti, come anticipato, sono nel gigante asiatico. La Cina, fanno notare gli analisti, conta oltre 80 produttori di macchine per minieolico e ha una grossa fetta di popolazione che vive in aree rurali, dove la generazione distribuita del piccolo eolico sarebbe ideale.

Anche in Gran Bretagna, il mercato con la crescita più rapida nel 2012, ci si aspetta un notevole sviluppo nei prossimi anni, grazie soprattutto agli incentivi e alle semplificazioni amministrative introdotte.

Ma il dispiegamento del potenziale del piccolo e piccolissimo eolico – mettono in guardia gli analisti – si trova di fronte anche diversi ostacoli: la crisi economica, l’incertezza normativa, specie nelle procedure autorizzative, l’assenza di sistemi di certificazione e di programmi di net metering. Tutte problematiche di cui abbiamo scritto spesso parlando anche del mercato italiano, che pure offre grandi possibilità al minieolico.

Con gli incentivi attuali, in Italia, in un sito con ventosità adeguata, l’investimento in una turbina minieolica (180-230mila euro per 60 kW chiavi in mano) – inclusi i costi di un finanziamento al 100% per 10 anni e con tassi del 5-6% – ha tempi di rientro di 6-9 anni e può portare entrate di 6-8mila euro all’anno per i primi 10 anni e 30-35mila euro all’anno dall’undicesimo anno in poi; questa è la stima che ci ha fornito recentemente in un’intervista Carlo Buonfrate presidente del CPEM, il Consorzio Produttori Energia Minieolica. Insomma, una fonte di entrate ideale ad esempio per integrare il bilancio di un’azienda agricola e per soddisfare i propri consumi elettrici.

Eppure nel nostro paese si installa molto meno di quanto si potrebbe: l’accesso al credito è ancora difficoltoso, anche per la mancanza di un sistema di certificazione delle macchine, le rilevazioni anemometriche preventive sono molto costose e le banche non sempre accettano misurazioni indirette, come la cosiddetta re-analisi. 

 

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