Duro giudizio della Fiom sul capacity payment nella Legge di Stabilità

Per la Fiom il comma 99 che definisce il capacity payment è una gravissima responsabilità da parte del Governo e porta con sé il rischio di un'accelerazione della crisi del settore industriale delle rinnovabili. L'associazione sindacale auspica che anche la Cgil esprima un giudizio negativo a questo provvedimento e che alla Camera si affermi una maggioranza che possa cancellarlo.

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Anche la Fiom esprime un giudizio nettamente negativo rispetto a quanto contenuto nel comma 99 del maxiemendamento al ddl Stabilità, presentato dal Governo e approvato con voto di fiducia dal Senato. Il comma 99 definisce il capacity payment, cioè il pagamento di un incentivo alle centrali per la produzione di energia elettrica da fonti fossili (Qualenergia.it), “in ragione del fatto che sono impianti capaci di produrre energia elettrica, ma spesso non operativi”, spiega in una nota Maurizio Marcelli, responsabile nazionale Fiom-Cgil per il settore delle energie rinnovabili. “Le risorse finanziarie necessarie per il capacity payment saranno attinte anche dagli impianti che producono elettricità da fonti rinnovabili e autoconsumata”, ricorda Marcelli.

La Fiom dunque respinge con fermezza il proposito del Governo di sovvenzionare le centrali elettriche a olio combustibile, a metano o a carbone, che sono ferme o che operano con una forte riduzione della loro capacità a causa dell’eccesso di produzione di elettricità da fonti convenzionali dovuta allo sviluppo dell’elettricità da fonti rinnovabili e alla crisi.

Il Governo con questo provvedimento, “assumendo in toto gli interessi dei produttori da fonti fossili – denuncia Marcelli – si assume la gravissima responsabilità di adottare misure che penalizzano la produzione di elettricità da fonti energetiche rinnovabili, a differenza delle decisioni degli altri governi europei, a cominciare dalla Germania”.

L’organizzazione sindacale guidata da Maurizio Landini denuncia che il provvedimento contenuto nel Ddl Stabilità “determinerà una ulteriore accelerazione della crisi del settore industriale delle rinnovabili, sia nel fotovoltaico che nell’eolico che fino a oggi ha occupato più di 30.000 addetti metalmeccanici operanti sia in piccole e medie imprese di progettazione, installazione e manutenzione, alcune di grande capacità di innovazione e competitività sia nei siti delle multinazionali che operano nel settore”.

Per tali motivi “la Fiom auspica che la stessa Cgil esprima un giudizio negativo a questo provvedimento – conclude Marcelli – e che nella discussione alla Camera dei Deputati si affermi una maggioranza che possa cancellarlo per continuare a sviluppare la produzione di energia elettrica dalle fonti rinnovabili e per garantire una prospettiva a una filiera industriale nuova e innovativa”.

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