Quando si dice che non è ‘un fuoco di paglia’

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La paglia come combustibile per i trasporti e la cogenerazione. In Germania si producono circa 30 milioni di tonnellate di paglia all’anno che potenzialmente potrebbero soddisfare il fabbisogno di elettricità e calore di oltre 2 o 3 milioni di famiglie. Uno studio di una ricercatrice del Centro Tedesco per la ricerca sulle biomasse.

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L’ultimo combustibile a cui uno pensa quando immagina moderni sistemi di produzione energetica è la paglia. Eppure, secondo uno studio effettuato da Daniela Thraen, ricercatrice del Centro Tedesco per la ricerca sulle biomasse (Helmholtz Centre for Environmental Research – UFZ), e pubblicato da Applied Energy, anche gli umili steli lasciati sui campi dopo la raccolta dei cereali potrebbero dare un grande contributo alle energie rinnovabili. In Germania si producono circa 30 milioni di tonnellate di paglia all’anno, dalla coltivazione di frumento, orzo, mais.

Considerando che metà di questa paglia viene oggi impiegata per altri usi, come le lettiere per gli animali, la Thraen ha calcolato che impiegando il resto per usi energetici, si potrebbero soddisfare le necessità di elettricità per un numero di famiglie che varia fra 1,7 e 2,8 milioni, e quelle di calore per 2,8-4,5 milioni di famiglie.

La variabilità dipende dai vari scenari ipotizzati nell’uso delle paglie, cioè quale percentuale utilizzare per produrre solo calore, cogenerare calore ed elettricità o fabbricare biocombustibili per autotrazione.

A secondo dei vari usi, la riduzione della CO2 rispetto all’impiego dei combustibili fossili, varia fra un -72% per i biocombustibili, fino a -92% per la cogenerazione. L’uso della paglia per questi scopi, anche se sembra un “grattare il fondo del barile” delle biomasse, è in realtà particolarmente vantaggioso, in quanto già si procede di routine alla sua raccolta, spesso da campi vicini ai centri abitati, al suo compattamento e al trasporto per vari usi, e quindi l’impiego energetico non richiederebbe altro che un’intensificazione di queste procedure, indirizzandone il prodotto verso le infrastrutture per la trasformazione in energia, magari già esistenti, come gli inceneritori di rifiuti.

In altre forme di bioenergie, tipo quelle basate sul legno delle foreste, invece l’ostacolo principale sono proprio i problemi logistici e di costo, dovuti al creare infrastrutture e organizzazioni per tagliare e raccogliere la legna in zone spesso isolate, a volte vaste e impervie, dove frequentemente  è difficile anche l’uso di mezzi meccanici, e trasportarla poi verso i punti dove possa essere usata.

Naturalmente anche se Daniela Thraen ha esaminato il caso tedesco, la tecnologia necessaria per l’impiego della paglia a fini energetici potrebbe essere particolarmente indicata per le regioni agricole di paesi in via di sviluppo, fornendo elettricità e calore a prezzi competitivi rispetto alla generazione con fossili o con altre rinnovabili.

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