Materiali scarsi che servono per rinnovabili, storage e veicoli elettrici

Le tecnologie per decarbonizzare l'economia europea devono fare i conti con la scarsità di alcune materie prime strategiche. E' quanto mostra un nuovo studio del Joint Research Center della Commissione europea. Tra i materiali con gli approvvigionamenti più a rischio diversi sono fondamentali per l'eolico, per alcuni tipi di batteria e per il fotovoltaico a fim sottili.

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Le tecnologie per decarbonizzare l’economia europea devono fare i conti con potenziali problemi di approvvigionamento di alcune materie prime strategiche. Elementi naturali la cui scarsità potrebbe dare seri problemi alle filiere di veicoli elettrici, eolico, alcune tecnologie fotovoltaiche e alcune per l’illuminazione efficiente.

L’avvertimento arriva da un nuovo studio pubblicato dal Joint Research Center della Commissione europea (allegato in basso). Il lavoro valuta la disponibilità presente e futura per i paesi dell’Unione di 60 materiali usati nelle tecnologie strategiche per la decarbonizzazione come individuate dal SET Plan: da quelle citate sopra, fino ai sistemi di cogenerazione, passando per le varie fonti rinnovabili, i diversi sistemi di accumulo, il nucleare e la cattura della CO2.

Emerge che 8 metalli sono a forte rischio di scarsità a causa della dipendenza dell’Unione Europea dall’import, dell’evoluzione della domanda mondiale e della situazione geopolitica. Tra gli elementi potenzialmente più scarsi (vedi tabella sotto) 6 cosiddette “terre rare”: disprosio, europio, terbio, ittrio, praseodimio e neodimio. Anche gallio e tellurio sono tra gli elementi con la più alta criticità, mentre grafite, renio, indio e platino hanno un rischio di scarsità “medio-alto”, cioè bisognerà tenere attentamente sotto controllo le condizioni del mercato perché il pericolo di colli di bottiglia è in agguato.

Cosa significa queste per le diverse tecnologie? Il disprosio, la materia prima con il rischio di scarsità più alto, dato che l’UE assorbirà nel decennio 2020-2030 il 25% della produzione mondiale, serve soprattutto per produrre turbine eoliche e veicoli elettrici. Altri materiali problematici destinati a veicoli ibridi ed elettrici e batterie sono litio (si stima che l’Europa assorba il 15% della produzione mondiale), neodimio, grafite, praseodimio e cobalto. Tellurio, indio, gallio e stagno sono invece usati per alcuni tipi di celle fotovoltaiche a film sottile. Il platino è importante per le celle a combustibile; indio, terbio, europio e il già citato gallio per l’illuminazione a led; i già citati neodimio e praseodimio sono usati anche per l’eolico.

Come affrontare il problema? La risposta non è facile. Bisognerà adottare strategie per garantirsi l’approvvigionamento delle materie prime ma, soprattutto, sarà fondamentale spingere al massimo riciclo e recupero e in alcuni casi pensare a sostituire i materiali più a rischio scarsità.

Un altro fattore che ci racconta come la strada della green economy su ampia scala non sia affatto in discesa.

Lo studio (pdf)

 

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