L’efficienza energetica può far crescere il Pil italiano fino al 4% l’anno

L'efficienza energetica può far crescere il prodotto interno lordo del Paese dal 2 al 4% l'anno, dando lavoro a oltre 450mila persone. A dirlo è uno studio presentato ieri: “Stato e prospettive dell'efficienza energetica in Italia", realizzato dalla Fondazione Centro Studi Enel e dall'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano.

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L’efficienza energetica può far crescere il Pil del Paese fino al 4% l’anno dando lavoro a oltre 450mila persone. Ad affermarlo è lo studio “Stato e prospettive dell’efficienza energetica in Italia” realizzato dalla Fondazione Centro Studi Enel e dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano e presentato ieri (allegato in basso).

Il report evidenzia come l’Italia sia particolarmente ben posizionata per massimizzarne i benefici dell’efficienza, per l’elevato costo dell’energia e della forte dipendenza energetica dall’import e per l’esistenza di filiere e competenze nelle tecnologie a più alto potenziale.

Esprimendo tutto il potenziale raggiungibile – si stima – si può ottenere una crescita di PIl compresa tra il 2 e il 4% all’anno. L’impatto occupazionale è stimato poter arrivare a 460.000 ULA (unità di misura convenzionale basata sulla conversione delle ore lavorate in addetti a tempo pieno) all’anno da qui al 2020, con una spinta alla ripresa dell’attività industriale e un effetto volano su tutta la filiera.

Sempre al 2020, si prevede la possibilità di una riduzione annua dei consumi finali di energia a regime fino a 288 TWh (pari a 25 Mtep/anno). I benefici ambientali appaiono significativi, sia in termini di contenimento delle emissioni climalteranti (fino a 72 Mt di CO2 risparmiate all’anno a regime al 2020), che in termini di miglioramento della qualità dell’aria, con una forte riduzione delle emissioni inquinanti locali (NOx, polveri sottili, ecc.).

Secondo lo studio la parte più rilevante di risparmio associato all’efficienza energetica risiede nel patrimonio edilizio, ma la possibilità di sviluppare questo potenziale passa per la messa in campo di politiche mirate ed efficaci. Occorre, si fa notare rimuovere le barriere, “in particolare quelle non economiche, come la complessità, l’incertezza e l’inadeguatezza amministrativa, normativa e regolatoria, le barriere culturali e l’assenza di un approccio di sistema”.

Essenziale, dunque, “semplificare e sburocratizzare sia l’accesso agli strumenti incentivanti, sia gli iter autorizzativi per i piccoli interventi di installazione di tecnologie efficienti sugli edifici residenziali (quali caldaie a condensazione e pompe di calore), iniziative fondamentali per stimolare la crescita e contrastare i fenomeni dell’abusivismo e del sommerso. Già oggi esistono best practice nazionali a cui fare riferimento (per esempio in Lombardia)”.

Lo studio suggerisce poi, tra le altre cose, una revisione del sistema tariffario e delle regole per l’incremento della potenza di allaccio alla rete elettrica, “che veda impegnati congiuntamente il regolatore e le utility, e che consenta a chi decide di adottare tecnologie per l’efficienza energetica di usufruire di tariffe competitive per i consumi a queste imputabili”.

Lo studio (pdf)

 

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