Fotovoltaico: chiude Marcegaglia Buildtech. Altro duro colpo per Taranto

Dal 18 novembre, in coincidenza con la cassa integrazione dei lavoratori, scatterà lo stop alla produzione di fotovoltaico per la Marcegaglia Buildtech di Taranto. Lo ha annunciato il 29 ottobre il gruppo, attribuendo le ragioni della scelta alla “forte crisi del fotovoltaico in Italia e nel mondo”. Un settore solo "sfortunato" per il Gruppo Marcegaglia?

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Dal 18 novembre, in coincidenza con la cassa integrazione di 134 lavoratori, scatterà lo stop alla produzione di fotovoltaico per la Marcegaglia Buildtech di Taranto. L’addio definitivo al business è previsto per 31 dicembre 2013. Lo ha annunciato il 29 ottobre il gruppo metalsiderurgico, attribuendo le ragioni della scelta alla “forte crisi del fotovoltaico in Italia e nel mondo”. Nel mondo non diremmo visto che il 2013 avrà un incremento delle installazioni di circa il 17% rispetto al 2012 (34-36 GW).

Ma facciamo un passo indietro. Nel 2011, sull’onda del IV Conto Energia e in linea con il piano di riconversione aziendale, il gruppo Marcegaglia dismetteva la produzione di caldaie industriali per accettare una nuova sfida del fotovoltaico. La precedente era stata persa con l’ipotesi di una linea produttiva per moduli in tellururo di cadmio, mai resa operativa.

La fabbrica pugliese (nella foto) è adibita alla produzione di laminati fotovoltaici flessibili in silicio amorfo, utilizzati per il prodotto “Marcegaglia Solar”, destinato alla copertura dei tetti delle nuove costruzioni per la produzione di energia elettrica solare. Precedentemente il gruppo acquistava questi prodotti dai partner americani di Uni-Solar.
Il gruppo metalsiderurgico ha investito nello stabilimento 15 milioni di euro, tra risorse proprie e pubbliche, e alla partenza contava 170 addetti. Il 29 settembre del 2011 venne presentato il piano industriale che avrebbe dovuto essere un fiore all’occhiello per l’energia rinnovabile in Puglia.

“Il programma graduale di assunzioni non venne portato a termine – commenta Giuseppe Romano, portavoce della FIOM-CGIL di Taranto – il progetto di riconversione non ha avuto il successo che il gruppo Marcegaglia auspicava”. “Si poteva e doveva incentivare la diffusione di questo sistema a livello residenziale e industriale, fino alla copertura delle pensiline dei mezzi pubblici, ma così non è stato. In Puglia non c’è stato alcuno sviluppo”, commenta Cosimo Panarelli, segretario della Fim Cisl di Taranto, secondo quanto riportato da Repubblica.it.

La chiusura della filiale di Taranto sembra essere in linea con la volontà del neo-presidente Antonio Marcegaglia che, secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, poco dopo la recente morte del papà Steno, intendeva ridurre le attività diversificate (rinnovabili, turismo ecc.) per focalizzarsi sul core business dell’acciaio.

In un comunicato stampa unitario le segreterie di FIM-CISL, FIOM-CGIL e UILM commentano: “Anche questa volta Taranto subisce la perdita di posti di lavoro, a causa di una decisione aziendale disinteressata al nostro territorio: lasciano Taranto per una riorganizzazione del Gruppo Marcegaglia, scippando nuovamente a questa città posti di lavoro e opportunità di sviluppo non inquinante”.

La sfortuna, per usare un eufemismo, nel campo del fotovoltaico, il Gruppo l’aveva sperimentata, come detto, anche nel progetto di una fabbrica di moduli in tellururo di cadmio (CdTe), sotto la guida del Laboratorio Film Sottili del Dipartimento di Fisica dell’Università di Parma, diretto dal professor Nicola Romeo.
L’utilizzo industriale dei risultati di queste ricerche era stato affidato ad una società, la Solar Systems and Equipments srl (SSE), poi assorbita dalla Arendi srl, e doveva partire dal 2009. Tra i soci di Arendi vi erano la Banca Ifis e ovviamente Marcegaglia spa. Per questa iniziativa produttiva la società ricevette 9 milioni di euro dal Ministero per l’Ambiente.

La linea produttiva, situata ad Arese, avrebbe dovuto sfornare ogni anno 10-15 MW di moduli CdTe con un’efficienza del 10%. A quel tempo su questa tecnologia c’era l’incontrastata leadership di First Solar, con circa 1 GW di capacità produttiva, circa 100 volte di più dell’azienda italiana. Non ci risulta poi che Arendi abbia mai messo in commercio un solo modulo.

Pochi giorni fa, sempre a Taranto, anche la multinazionale danese Vestas Nacelles, attiva nell’eolico, aveva annunciato la cessazione delle attività con la mobilità per 127 lavoratori.
Chi ne fa la spese è ancora Taranto, una città sempre più colpita sul fronte dell’occupazione, oltre che da un atroce inquinamento.

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