Burocrazia e rinnovabili, se il GSE non risponde o complica le cose

Procedure per l'accesso agli incentivi che durano più di un anno, domande di chiarimento che attendono risposta da mesi, richieste agli operatori ridondanti e spesso non necessarie. Sono molte le segnalazioni che riceviamo sulla presunta inefficienza del GSE. Abbiamo provato a chiedere chiarimenti ufficiali all'ente.

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L’operatore chiede, ma il GSE non risponde o, peggio, complica le cose. Uno dei nemici più odiati dalle rinnovabili è la burocrazia. In Italia, ci dicono i dati dell’osservatorio PV Legal, ‘le carte’ pesano per il 61-69% dei costi di progetto di un impianto fotovoltaico, contro all’11-17% tedesco. In Europa solo la Bulgaria è messa peggio di noi. Come abbiamo raccontato in passato, nel nostro paese realizzare un impianto FV incentivato da 3 kWp richiede la produzione di circa circa 40 documenti diversi, mentre in Germania sono di fatto 2. Avete letto bene: solo 2.

In questa giungla che allunga i tempi e fa salire i costi, anche i progettisti più navigati rischiano di perdersi. Tutto ciò è aggravato da un problema che viene segnalato spesso alla nostra redazione: il GSE, l’ente che dovrebbe guidare l’utente sui dubbi e facilitare le procedure di accesso agli incentivi (e ad altri meccanismi come lo scambio sul posto) ha tempi lunghissimi nel rispondere alle richieste di chiarimento e spesso il personale non sa come risolvere i problemi. E le procedure possono diventare vere e proprie odissee.

“Il GSE – ci scrive ad esempio un nostro lettore e operatore del settore, Massimo Cecchetti – da qualche mese a questa parte, non risponde più in modo sensato, o non risponde proprio, alle domande a cui è tenuto istituzionalmente a rispondere. Se chiami il call center ti avvisano che tutto ciò che ti dicono non è vincolante, e se vuoi avere risposte certe devi usare il ‘canale certificato’ [email protected]. Questo canale ti dà prima una risposta evasiva, o ambigua, e alla seconda richiesta, regolarmente, invita ad ‘attendere un riscontro in merito’.”

Riscontro che però sembra non arrivare mai: un carteggio che ci girano i lettori, ad esempio, mostra come una domanda sulla cumulabilità della ‘Tremonti ambientale’ con il secondo conto energia dopo 7 solleciti e 5 mesi di tempo ancora attendeva risposta. Un’altra domanda segnalataci, relativa alla sostituzione di pannelli rotti, sembra ugualmente finita in un buco nero. Basta poi farsi un giro tra i forum e i gruppi degli operatori sui social per raccogliere storie analoghe.

“I problemi sono i più diversi: procedure che restano inspiegabilmente incagliate, portale informatico vittima di continui malfunzionamenti, personale del call center spesso non sufficientemente competente e richieste di chiarimenti che cadono nel vuoto”, denuncia Massimo Venturelli, presidente di ATER, l’associazione dei tecnici delle energie rinnovabili.

“Vorrei citare solo un esempio, tra i tanti, capitato ad un nostro associato – racconta Venturelli – ha dovuto attendere ben 14 mesi per il riconoscimento della tariffa incentivante di un impianto. Si può capire come questo impatti su qualsiasi business plan; un danno che però il GSE non risarcisce”. “Quando invece è il Gestore a richiedere documenti agli operatori, esige tempi veramente sfidanti”, continua il presidente ATER. “Ad esempio ora sta chiedendo le foto dell’etichetta di moduli su impianti già installati e in esercizio, per controllare che abbiano diritto veramente al premio sul made in Europe, e dà appena 10 giorni di tempo per inviarle. Non solo chiede una procedura inedita, mai descritta nelle procedure, e spesso anche non necessaria, poiché lo stato di certificazione e provenienza dei moduli è già documentato dal tecnico responsabile nelle domande presentate, ma concede solo 10 giorni di tempo per un’operazione che comporta salire sui tetti, montando i ponteggi e altri dispositivi di sicurezza necessari, poi smontare i moduli, fotografarli e rimontarli”.

Insomma, tra i tecnici il malcontento verso il recente operato del GSE sembra piuttosto diffuso. L’inefficienza è reale o è solo una nostra percezione? Nel primo caso, come risolverla? Qualenergia.it nei giorni scorsi ha provato a chiederlo direttamente al GSE. I portavoce al telefono ridimensionano il problema, spiegando che “nonostante il carico di lavoro a volte imponente, anche mille telefonate al giorno, il personale di contatto risponde all’80% delle richieste nei tempi stabiliti” e assicurano che verificheranno i casi segnalati e l’entità del problema. Restiamo in attesa di una risposta ufficiale più esauriente che, a distanza di molti giorni dalla nostra richiesta, ancora non è arrivata e che volentieri pubblicheremmo.

 

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