Arabia Saudita verso le rinnovabili e opportunità per le imprese italiane

L'Arabia Saudita, il paese del petrolio, punta ad arrivare entro il 2032 a 54 GW di potenza da rinnovabili, dei quali 41 da fotovoltaico e solare a concentrazione. Come intende procedere? Che opportunità per le aziende italiane? Intervista con il manager saudita Yahya Shakweh, vicepresidente AEC.

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L’Arabia Saudita, il paese del petrolio per antonomasia, ha deciso di investire moltissimo nelle rinnovabili: punta ad arrivare entro il 2032 a 54 GW di potenza da fonti pulite dei quali 41 dal fotovoltaico e solare a concentrazione. Come intende procedere? Che opportunità ci sono per le aziende italiane delle rinnovabili in questo nuovo mercato? Ne abbiamo parlato con Yahya Shakweh, vice presidente dell’importante compagnia saudita dell’elettronica Advanced Electronics Company. Shakweh sarà ospite al convegno organizzato dall’OIR “Renewable Energies in the Gulf Countries. Business Opportunities for the Foreign Investors” che si terrà il 28 novembre a Milano.

Dottor Shakweh, perché un paese ricco di petrolio come l’Arabia Saudita ha deciso di investire tanto nelle rinnovabili?

Diversificare un’economia petrolio-dipendente come quella saudita è una scelta logica, volta a liberare idrocarburi per l’export o per altri usi industriali. Servirà poi anche a prolungare la vita delle riserve a fronte di un fabbisogno energetico crescente: nel 2000 alla domanda domestica andava il 24% della produzione oil & gas, in 10 anni la percentuale destinata ai consumi interni è salita al 35% e le stime dicono che al 2020 si arriverà al 40%. Le rinnovabili sono poi importanti per dare energia sostenibile e aumentare la capacità di avere acqua potabile, due priorità data l’attuale situazione di sbilanciamento tra domanda e produzione: con 7.000 kWh l’Arabia Saudita è nella top 20 mondiale in quanto a consumi pro-capite. Il target nazionale sulle rinnovabili è inoltre funzionale agli obiettivi strategici fissati dal ministero del Commercio e dell’Industria, dato che creerà sviluppo industriale, occupazione e know-how. E, infine, investire sulle fonti pulite contribuisce agli sforzi nella tutela ambientale che il paese sta facendo.

Quali sono le fonti rinnovabili più adatte al contesto locale?

Secondo gli studi commissionati dal Governo sono fotovoltaico, solare a concentrazione (CSP), geotermia, eolico ed energia dai rifiuti.  Con ampi spazi desertici e una radiazione solare annua di 2.550 kWh m2, il doppio di quella che c’è in Germania, il territorio è ideale per FV e CSP. C’è anche una grande disponibilità del tipo di sabbia pura da cui si può ottenere il silicio per fare celle fotovoltaiche. Anche il potenziale eolico è buono, uno tra i migliori dell’area MENA, con una media di quasi 5 ore al giorno di vento a pieno carico. Le aree più adatte sono quelle costiere sul Golfo e sul Mar Rosso.

Che politiche incentivanti saranno adottate per raggiungere l’obiettivo dei 41 GW di solare al 2031?

Non sono ancora state annunciate, ma si dovrebbe trattare di un mix tra aste e feed in tariff. Di recente la King Abdullah City for Atomic and Renewable Energy (KA CARE) ha annunciato la creazione della Sustainable Energy Procurement Company (SEPC), l’ente governativo che sarà responsabile di amministrare i bandi e i PPA (Power Purchase Agreements). Il processo di gare, detto Competitive Procurement Process (CPP), partirà con 5-7 progetti, ognuno da oltre 5 MW di potenza. Obiettivo di questa prima fase è arrivare a 7 GW, mentre il traguardo posto da KA CARE per il 2032 è di 54 GW di potenza da FV, CSP, eolico e rifiuti. La forma dei PPA, che dovrebbero essere ventennali, sarà resa nota per la consultazione prossimamente. La decisione sul se adottare o meno una feed in tariff sarà presa dopo il secondo round di gare, se si dovesse adottare, la FIT sarà probabilmente riservata ai progetti più piccoli.

Come si integrerà la grande quantità di potenza intermittente che si vuole realizzare? E’ compatibile con una fonte poco flessibile come il nucleare, sul quale il paese sta investendo?

Sono stati fatti molti studi al riguardo. Secondo i progetti di KA CARE, il nucleare, assieme alla geotermia e l’energia da rifiuti servirà a fornire il carico di base fino al livello della domanda notturna invernale, mentre il FV servirà a coprire la differenza con la domanda diurna in tutto l’anno, il CSP, con accumulo, sarà chiamato a coprire la domanda massima, integrando il FV assieme alle centrali termoelettriche a fossili.

Punterete anche sui sistemi di accumulo?

Gli accumuli sono una priorità nel piano, ma non si è ancora individuata una soluzione tecnica che sia commercialmente applicabile su larga scala. Discorso a parte sono gli accumuli associati ai progetti di CSP: i progetti dovranno garantire almeno 4 ore di capacità di storage.

Molto si dovrà fare anche in termini di rete…

Quanto alla rete elettrica nazionale è ancora in fase di sviluppo, ma si sta procedendo rapidamente: dovrebbero essere installati tra 4.500 e 5.000 km di linee da 380 kV entro il 2016 e sono previsti investimenti per 8-10 miliardi di dollari tra linee di trasmissione e di distribuzione. Inoltre i sei paesi del Golfo stanno muovendosi per interconnettere i loro sistemi elettrici.

Oltre ai grandi parchi, nel progetto c’è anche la generazione distribuita?

Sì, ma sarà quasi esclusivamente limitata ad aree non connesse alla rete. I piccoli villaggi rappresentano un ottimo target per la micro generazione con progetti ibridi che includono energia solare, desalinizzazione, raffrescamento e altro ancora.

Anche la desalinizzazione dell’acqua avrà un suo ruolo nel sistema energetico del paese?

Gli impianti di desalinizzazione, altamente energivori, sono sempre stati fatti funzionare con le fossili ma le rinnovabili, solare in primis, stanno iniziando a giocare un loro ruolo. Se così non fosse l’Arabia Saudita, mostrano proiezioni, entro il 2050 userebbe la maggior parte della sua produzione di petrolio per la desalinizzazione. La Saline Water Conversion Corporation (SWCC), il più grande produttore mondiale di acqua desalinizzata, con il 18% dell’output mondiale, si sta muovendo verso il solare. Ad Al-Khafji vicino ai confini con il Kuwait, si sta realizzando quella che sarà la prima centrale di desalinizzazione a osmosi su larga scala ad energia solare, produrrà 30.000 metri cubi di acqua al giorno per rifornire i 100.000 abitanti della città. In una seconda fase, che si concluderà nel 2015, si arriverà a produrre 300.000 m3 di acqua al giorno e entro il 2018 verranno costruite diverse altre centrali analoghe.

Oltre a installare nuova potenza, l’Arabia Saudita punta anche a creare un’industria domestica delle rinnovabili?

Certo, costruire una solida industria manifatturiera nazionale è uno degli obiettivi del Governo inclusi nella Saudi National Industrial Strategy. Il National Industrial Clusters Development Program (NICDP) è lo strumento con cui si persegue questo fine e KA CARE sta guidando la creazione di una forte industria manifatturiera per le rinnovabili. Nel white paper che contiene la proposta per il Competitive Procurement Process per le rinnovabili ha un ruolo determinante nelle gare il local content (cioè il requisito che i progetti siano prodotti almeno in parte con componenti fatte nel paese, ndr). Si sta poi istituendo un fondo, il Sustainable Energy Training Fund (SETF) che sarà destinato alla formazione di personale saudita nell’ambito delle rinnovabili e un fondo, il Sustainable Energy Research Fund, destinato a ricerca e sviluppo per tecnologie commercializzabili.

Che ruolo ha la sua compagnia in questo contesto?

Advanced Electronics Company (AEC) è pienamente allineata agli obiettivi strategici del Governo saudita in materia di diversificazione economica, trasferimento tecnologico, creazione di posti di lavoro e autosufficienza. Siamo posizionati ottimamente per essere parte integrante di un ecosistema regionale dell’energia solare. AEC si è già ritagliata un ruolo con le sue alte capacità nella manifattura e manutenzione di parti elettroniche e nell’integrazione di sistema. Abbiamo lavorato a stretto contato con KA CARE e costruito molte alleanze, come quella con KACO new energy per produrre inverter fotovoltaici, con CEG Elettronica Industriale per produrre UPS (sistemi elettrici in-interrompibili, ndr), caricatori e sistemi di gestione di batterie e con ENEL Distribuzione per avere supporto nello sviluppo della rete elettrica.

Che opportunità offre per le aziende italiane delle rinnovabili il mercato saudita?

Considerando la profondità e l’ampiezza dell’industria delle rinnovabili italiana, come la varietà e la taglia potenziale del mercato saudita, ci sono molte opportunità lungo tutta la filiera, sia per produttori di componenti, che per EPC, sviluppatori di progetti e investitori. Ci sono possibilità di azione che vanno dalla progettazione, alla produzione, passando per integrazione di sistema, engineering e contracting e operation and maintenance. Il modo migliore per cogliere queste opportunità è stringere partnership con player locali credibili e affermati, che possono aggiungere un valore che va ben al di là della semplice presentazione commerciale. Ingredienti importanti per ogni azienda che voglia investire in Arabia Saudita sono poi capire la business culture locale e avere la volontà di investire nell’economia del posto, localizzando.

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