Rinnovabili in SEU e autoconsumo? Non fanno male né al sistema elettrico né alla bolletta

Generazione distribuita e autoconsumo sono la strada giusta. E a chi teme che l'aumento della quota di energia esente da oneri di sistema abbia un impatto eccessivo sulle bollette per coloro che non autoconsumano Assorinnovabili risponde con dei dati: ad esempio 830 MW di potenza in SEU costerebbero meno di mezzo euro alla famiglia tipo. Ne parliamo con Giovanni Simoni.

ADV
image_pdfimage_print

Il futuro delle rinnovabili è nella generazione distribuita legata all’autoconsumo ma, nell’attesa della regolamentazione mancante, questa strada resta difficile da percorrere a causa dell’incertezza normativa. Sullo sfondo c’è il timore dell’Autorità per l’Energia (Aeeg) che teme che l’aumento della quota di elettricità consumata senza passare per la rete possa portare a squilibri al sistema, rendendo troppo cara la bolletta di chi non autoconsuma. Ma le paure dell’Aeeg per Assorinnovabili sono esagerate e l’associazione lo dimostra con delle simulazioni presentate in due audizioni in Camera e Senato. Ne abbiamo parlato con il vicepresidente dell’associazione, Giovanni Simoni.

Ingegner Simoni iniziamo dalla situazione attuale del mercato del fotovoltaico. Come la vede?

In questo momento le imprese del fotovoltaico italiano sono impegnate su diversi fronti. Da una parte molte sono occupate a finire in tempo quegli impianti che erano iscritti nei registri: una fase di coda del quinto conto energia. Poi c’è una grande attività sul mercato secondario: compravendite, accorpamenti di impianti piccoli in unità più grosse, ecc. Un mercato del riassestamento delle proprietà di cui parleremo anche in un evento giovedì 10 a Roma alla sede del GSE. L’interesse c’è ancora dato che si tratta di investimenti a basso rischio con rendimenti migliori di quelli dei BOT; molti investitori, ad esempio, si stanno orientando su questo mercato dell’esistente.

E per quel che riguarda i nuovi impianti?

Per quel che riguarda lo sviluppo, cioè il futuro, la direzione è quella di spingere molto sulla generazione distribuita. Al momento c’è un mercato di piccolissimi impianti per le persone fisiche, che possono usufruire della detrazione fiscale. Ma, al di là delle detrazioni, l’aspetto chiave che garantirà la crescita è quello di tentare di massimizzare l’autoconsumo, il modo più immediato, al momento, per ottenere costi competitivi con le fonti convenzionali. Qui potrebbero entrare in campo i sistemi di accumulo. In tutto questo si sconta però una mancanza di regolamentazione che contraddice quanto esposto sia da primari atti normativi che dalla Strategia Energetica Nazionale elaborata dal Governo Monti.

A cosa si riferisce?

I SEU (cioè i Sistemi Efficienti d’Utenza definiti dal D.Lgs 115/2008 come uno o più impianti di produzione di potenza complessiva inferiore a 20 MW, alimentati da rinnovabili o in cogenerazione ad alto rendimento, che erogano energia elettrica ad un solo cliente finale, bypassando gli oneri di rete e di sistema, ndr) attendono una regolazione dell’Aeeg da più di cinque anni, esattamente dal 3 luglio 2008. Eppure favorire lo sviluppo dei SEU ridurrebbe la necessità di futuri investimenti di rete e, tramite l’abbassamento del carico residuo richiesto, potrebbe ridurre i prezzi all’ingrosso e permetterebbe uno sviluppo senza incentivi del fotovoltaico.

L’Autorità per l’Energia però considera “un incentivo implicito” il fatto che l’energia consumata senza passare per la rete non paghi gli oneri, temendo che ciò produca squilibri, aumentando il costo dell’energia per coloro che non autoconsumano …

Su questo punto non siamo assolutamente d’accordo. Oggi pagano gli oneri di sistema 270 TWh sui 315-320 dei consumi elettrici totali. L’Aeeg ha valutato un aumento significativo degli oneri in bolletta ipotizzando uno sviluppo in pochissimo tempo dei SEU pari a 64 TWh. Ma questo valore non è verosimile: corrisponderebbe, ad esempio, ad oltre 50 GW di fotovoltaico. A mio parere si potrebbe adottare un approccio che promuova SEU e RIU (reti interne d’ utenza, ndr), monitorando nel contempo gli effetti che il loro sviluppo produrrebbe sulla distribuzione degli oneri di sistema. Come si vede dalle relazioni che abbiamo presentato in audizione al Parlamento, se ipotizziamo invece che con i sistemi efficienti d’utenza si produca 1 TWh0, l’aumento per gli altri è circa di mezzo euro l’anno. Per la precisione, nel caso di uno sviluppo di 830 MW di fotovoltaico in SEU, pari appunto a una produzione di 1 TWh, avremmo un incremento della componente A3 per i MWh residui pari a soli 0,17 €/MWh, appunto meno di 0,45 €/anno per una famiglia tipo). Anche nel caso di una crescita pari al quintuplo, l’impatto sarebbe ridotto, circa 0,87 €/MWh. Un aumento pienamente sopportabile, specie se inseribile nel contesto che si sta delineando e cioè con il peso dell’A3 spalmato grazie al meccanismo di cartolarizzazione proposto nelle bozze del decreto Fare-bis. Tanto più che così si creerebbe sviluppo senza incentivi.

 

Segui QualEnergia.it  anche su e

ADV
×