Dinamiche dei futuri investimenti in efficienza e rinnovabili

Riduzione dei prezzi delle tecnologie pulite, aumento del costo dei fossili e maggiore attenzione al clima dovrebbero spianare la strada anche in Italia all'ulteriore crescita della green economy. Ma cosa succederà veramente nei prossimi anni? Come si modificherà il peso dei comparti energetici termici ed elettrici? L'editoriale di Gianni Silvestrini.

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Lo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica è diventato dominante nel panorama energetico di molti paesi. Le prospettive “green” continueranno ad essere positive per la combinazione di tre fattori: continua riduzione dei prezzi delle tecnologie proposte, aumento dei prezzi dei combustibili fossili (con l’eccezione dello shale gas confinata negli Usa), preoccupazione climatica che si accrescerà con gli anni. Ma cosa succederà nei prossimi anni, si modificherà il peso dei diversi comparti? In effetti, all’interno di uno scenario positivo, si verificheranno cambiamenti di non poco conto.

Se parliamo dell’Italia, ma il discorso potrebbe essere esteso ad altri paesi europei a iniziare dalla Germania, si profilano andamenti molto diversi rispetto al passato. Le rinnovabili elettriche negli anni scorsi hanno dato la spallata al sistema elettrico raggiungendo valori di produzione molto elevati: supereranno in Italia nel 2013 la soglia dei 100 miliardi kWh, un raddoppio in soli 5 anni, con una copertura di oltre un terzo della domanda elettrica del paese. Nei prossimi anni invece cresceranno con incrementi di potenza più contenuti, dimezzati per l’eolico, fortemente in calo per il fotovoltaico e con investimenti decisamente inferiori grazie alla riduzione dei prezzi delle tecnologie. Si tratterà di consolidare progressivamente le posizioni in un contesto di incentivi ridotti o eliminati con una attenzione al sistema elettrico nel suo complesso e alla trasformazione della rete, che implicherà invece forti nuovi investimenti.

Nel grafico sotto si riporta l’andamento degli investimenti nelle rinnovabili previsto in Germania e le previsioni al 2020, che evidenziano un calo netto determinato essenzialmente dalla contrazione del settore del fotovoltaico. In Italia il calo sarà anche più pronunciato perché il comparto eolico, come detto, vedrà una riduzione e non una crescita come quella prevista in Germania anche per la realizzazione di impianti off-shore.

(Grafico: Investimenti delle rinnovabili in Germania al 2013 e previsioni al 2020. Fonte: DIW, 2013, dal report di cui abbiamo parlato qui)

 

Diverso il discorso sul versante delle rinnovabili termiche e dell’efficienza energetica, che vedranno significativi aumenti degli investimenti rispetto al passato. Un potente driver verrà dall’avvio di politiche nazionali più incisive, legate all’applicazione della Direttiva sull’efficienza energetica 2012/27/UE. Tornando alla Germania, dove peraltro nell’ultimo decennio si sono ottenuti risultati molto interessanti sul versante della riqualificazione energetica dell’edilizia, il governo ha già deciso di puntare a un raddoppio degli interventi, portando dall’uno al due la percentuale di costruito che si vuole ristrutturare ogni anno (grafico sotto).

(Grafico: Previsione degli investimenti nella riqualificazione energetica degli edifici in Germania al 2020 nell’ipotesi, auspicata dal governo, che gli interventi annui passino dall’attuale 1 al 2% del costruito. Fonte: DIW, 2013)

E per l’Italia? Il recepimento della Direttiva sull’efficienza dovrebbe dare un deciso colpo di acceleratore. Ricordiamo che entro il prossimo aprile dovrà essere definita una “Roadmap” sulla riqualificazione dell’edilizia al 2020 e per i decenni successivi.

Si riportano comunque alcuni risultati dell’ottimo studio “Smart Energy Project presentato in questi giorni da Confindustria nel quale si stima possibile un aumento cumulato della domanda finale pari a circa 271 miliardi di euro in sette anni (2014-2020), in gran parte dovuto alle opere di riqualificazione e ristrutturazione edilizia di case unifamiliari e uffici. Più in generale, l’impatto macroeconomico di tutte le politiche per l’efficienza da qui al 2020 e l’adozione delle policy suggerite dallo studio di Confindustria, potrebbero portare ogni anno a una crescita della produzione industriale italiana di oltre 65 miliardi di euro con un incremento del numero di occupati di circa 500.000 unità e con un tasso di crescita medio annuo dell’economia pari allo 0,5 per cento del PIL.

Vedremo i risultati del recepimento della Direttiva nel nostro paese, ma è prevedibile che i comparti dell’efficienza e delle rinnovabili termiche vedranno un significativo potenziamento. Peraltro, in un contesto energetico in radicale mutamento, l’elevata penetrazione nel sistema elettrico italiano delle rinnovabili – che nell’arco del prossimo decennio potrebbero arrivare a coprire la metà della produzione nazionale – implicherà l’avvio di una stretta interazione tra politiche di efficienza, gestione della rete, mobilità elettrica in una visione olistica e un salto di qualità nelle politiche da attivare, sempre meno settoriali e basate su una lucida visione delle radicali trasformazioni che si stanno avviando.

 

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