Nuovo record di efficienza in una cella fotovoltaica: siamo al 44,7%

Il primato è stato ottenuto con una cella fotovoltaica nata dalla collaborazione tra Fraunhofer Institute for Solar Energy Systems ISE, Soitec, CEA-Leti e Helmholtz Center Berlin. La cella di tipo multi-junction, associata a un concentratore da 297 soli ha fatto registrare un efficienza di conversione della luce solare in energia del 44,7%.

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Nuovo record di efficienza per una cella fotovoltaica: 44,7%. Il primato è stato ottenuto con una cella nata dalla collaborazione tra Fraunhofer Institute for Solar Energy Systems ISE, Soitec, CEA-Leti e Helmholtz Center Berlin.

Si tratta di un nuovo tipo di cella multi-junction (in foto sotto, clicca per ingrandire), che associata a un concentratore da 297 soli ha fatto appunto registrare un’ efficienza di conversione della luce solare in energia del 44,7%.

Questa tipologia di celle, dette III-V multi-junction, sono cosituite da strati sovrapposti di diversi semiconduttori di gruppo III-V, ognuno dei quali assorbe diverse lunghezze d’onda dello spettro solare e vengono usate nel fotovoltaico a concentrazione (CPV – a proposito si veda lo Speciale tecnico di QualEnergia.it su queste tecnologie).

Oltre all’ottimizzazione di tecniche e materiali, a rendere così efficiente la nuova cella è una nuova soluzione costruttiva chiamata wafer bonding. Con questa tecnica – spiegano i ricercatori – si riescono a connettere tra loro cristalli semiconduttori che diversamente non si riuscirebbero a sovrapporre, creando così la perfetta combinazione di materiali.

Il precedente record di efficienza, ottenuto dallo stesso team di ricercatori a maggio 2013 era di 43,6%. Insomma, in 4 mesi si è guadagnato ben un punto percentuale di efficienza, un ottimo risultato verso l’obiettivo che i ricercatori si sono dati: arrivare a celle con efficienza del 50%.

Nella foto, courtesy Fraunhofer Institute, la cella del record. Nei grafici la composizione della cella e i risultati in termini di efficienza per le diverse lunghezze d’onda.

Abbiamo pubblicato qui l’articolo in inglese fornito dal Fraunhofer Institute in cui si presenta il risultato.

 

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