Bozza decreto Fare bis, altra novità per le rinnovabili

Nella versione più recente della bozza del decreto un'altra novità che interessa le energie rinnovabili: un intervento sull'istituto del 'ritiro dedicato'. Che impatto avrà? Nel testo anche un incentivo per il carbone cosiddetto “pulito” in Sardegna e un mandato all'Aeeg per rivedere la tariffa elettrica bioraria per il regime di maggior tutela.

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Si succedono le bozze del cosiddetto decreto del Fare bis e con l’ultima versione in circolazione arriva un’altra novità che interessa le rinnovabili: un intervento sull’istituto del ritiro dedicato che va a colpire i più piccoli tra gli impianti incentivati che vi accedono. Altra novità, un mandato all’Aeeg per rivedere le tariffe elettriche per il regime di maggior tutela, per adeguare la bioraria ai cambiamenti del mercato. C’è poi una spinta al carbone cosiddetto “pulito” in Sardegna, mentre, accanto ai bond per spalmare il peso dell’A3 in bolletta e alla rimodulazione volontaria degli incentivi per gli impianti a rinnovabili, resta la discriminazione verso chi non sceglierà di farsi rimodulare gli incentivi, un intervento retroattivo contro il quale erano insorte le associazioni delle rinnovabili.

Sta tutto nell’articolo 1 della bozza (allegata in basso). La novità principale è nel comma 8, che interviene sull’istituto del ‘ritiro dedicato’. Vi si stabilisce che, per gli impianti a rinnovabili incentivati, la tariffa cui verrà pagata l’energia ritirata sarà pari al prezzo zonale orario.

Attualmente, ricordiamo, il prezzo di ritiro, stabilito dall’Autorità e pagato dal GSE è, per alcune produzioni, superiore a quello ricavato dal GSE rivendendo l’energia e la differenza viene caricata in bolletta nell’A3. In particolare i prezzo di ritiro è superiore ai prezzi di mercato per gli impianti sotto al MW e fino al limite di 2.000 MWh di produzione annuale.

“Almeno il 60% del costo del ritiro dedicato va a vantaggio di impianti a fonti rinnovabili che accedono agli incentivi sull’energia prodotta, più che sufficienti a garantire l’equa remunerazione degli investimenti”, si legge nella relazione che accompagna la bozza del decreto. Dalla nuova norma si prevede di ricavare una riduzione degli oneri in bolletta di circa 170 milioni di euro l’anno.

E per gli operatori delle rinnovabili che conseguenze ci saranno? “Dal mio punto di vista – spiega a QualEnergia.it Andrea Marchisio, analista di eLeMeNs – l’abolizione dei minimi garantiti per i soli impianti incentivati non rappresenta in sé un intervento sorprendente – dal momento che appare chiaro l’intento di colpire gli impianti fotovoltaici fino a 1 MW che godono di Conto Energia, una bella fetta dei quali rappresentati da DIA pugliesi in Secondo Conto Energia, che già si sapeva fossero nel mirino del legislatore.”

“Sempre per quanto riguarda il fotovoltaico – aggiunge – tuttavia vale la pena osservare che – se la norma sarà confermata così com’è, cioè limitandola quindi agli impianti incentivati, e considerando la ratio dell’intervento, cioè eliminare una remunerazione non necessaria a garantire la sostenibilità economica dell’investimento, ciò può comunque rappresentare un segnale positivo per la stabilità regolatoria per lo sviluppo di impianti di piccola taglia in market parity. Vittima incolpevole appare invece il piccolo idroelettrico, i cui impianti antecedenti alla Tariffa Onnicomprensiva ne potrebbero soffrire molto”.

Altra novità della bozza la disposizione del comma 7 che, come anticipato, incarica l’Autorità per l’Energia di rivedere i criteri di definizione del prezzo di riferimento dell’energia elettrica per i clienti in regime di maggior tutela. Come si spiega nella relazione, ciò è dovuto allo spostamento delle ore di maggior prezzo nella fascia serale, che svuota di senso la bioraria come è stata finora. Una conseguenza dell’irruzione sul mercato del fotovoltaico, che ha fatto scendere i prezzi in Borsa nel picco diurno, costringendo i termoelettrici a rifarsi la sera.

Da segnalare, al comma 10, la spinta per il carbone cosiddetto “pulito”. “Al fine di promuovere le tecnologie per il carbone pulito considerando anche l’intrinseca debolezza del sistema elettrico sardo – si spiega – la disposizione consente alla Regione autonoma Sardegna di bandire una gara per la realizzazione di una centrale a carbone dotata di una sezione per la cattura e lo stoccaggio della anidride carbonica prodotta, da realizzare nell’area del Sulcis Iglesiente, assicurando al vincitore della gara incentivi sotto forma di corrispettivi per l’acquisto dell’energia prodotta dalla centrale.”

Sul meccanismo spalma-incentivi da attuare attraverso l’emissione di bond (fino a 30 anni, si precisa, comma 1 e seguenti), infine, non cambia molto rispetto a quanto abbiamo scritto finora. Resta anche la rinegoziazione volontaria degli incentivi, allungandone la durata a fronte di una riduzione dell’ammontare annuo e si conferma anche il “ricatto” verso chi non aderisce: se non si opta per la rimodulazione “per un periodo di dieci anni decorrenti dal termine del periodo di diritto al regime incentivante, interventi di qualunque tipo realizzati sullo stesso sito non hanno diritto di accesso ad ulteriori strumenti incentivanti, incluso ritiro dedicato e scambio sul posto, a carico dei prezzi o delle tariffe dell’energia elettrica”, recita la bozza.

La bozza (pdf)

 

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