Aziende elettriche, oggi avversarie delle rinnovabili e dell’efficienza. Domani?

Le rinnovabili hanno eroso parte del mercato dei settori energetici convenzionali. Al momento prevale l’attacco alle rinnovabili e la preoccupazione delle società energetiche per gli obiettivi sull’efficienza. Ma potremmo assistere presto ad un ribaltamento delle strategie degli attori storici, ad un cambio del loro modello di business. L'editoriale di Gianni Silvestrini.

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In un’audizione alla Commissione Energia del Parlamento europeo lo scorso 10 settembre, gli amministratori delegati di Eni e GdfSuez, Paolo Scaroni e Gérard Mestrallet, in rappresentanza di 9 dei maggiori gruppi energetici del Vecchio Continente hanno lanciato un forte attacco alla strategie energetica dell’Europa. “L’industria europea non può soddisfare il suo potenziale in termini di crescita e di occupazione”, hanno sostenuto. Tra le proposte avanzate spicca la richiesta di mettere un freno alle rinnovabili e di dare impulso all’estrazione di risorse fossili europee, incluse quelle non convenzionali, oltre alla preferenza per un unico obiettivo sui gas climalteranti al 2030, “ambizioso ma realistico”,  dichiarandosi quindi contrari a target ulteriori per rinnovabili ed efficienza.

Queste posizioni non stupiscono. “Il settore elettrico del vecchio continente sta attraversando uno dei più profondi cambiamenti della sua storia”, si legge in un recente rapporto di Eurelectric dove si abbina l’analisi delle difficoltà del settore con alcune proposte per cambiare modello di business e sopravvivere.  

I dati, in effetti, sono preoccupanti. I profitti sono calati del 10% tra il 2011 e 2012, e in alcuni casi molto di più. Il valore delle azioni di aziende come Enel, o delle tedesche E.On, Rwe si è più che dimezzato negli ultimi anni.

La causa principale, anche se non l’unica, delle difficoltà delle aziende elettriche ha un nome: fonti rinnovabili. La crescita impressionante delle energie verdi, assolutamente non prevista dal settore elettrico, ha comportato una combinazione micidiale: riduzione delle vendite di kWh e calo del prezzo della minore elettricità prodotta.

Da qui la fiera opposizione degli ultimi mesi. Ma un dato è certo. Anche se d’ora in poi non venisse immessa in rete alcuna elettricità da nuovi impianti rinnovabili, la situazione delle aziende elettriche non cambierebbe. Raggiunta una massa critica di produzione da rinnovabili, come è ormai il caso in diversi paesi europei, l’impatto sul sistema elettrico risulta infatti irreversibile. Invece di ergere illusorie barricate contro le rinnovabili, gli operatori tradizionali dovranno ripensare le proprie strategie.

Il nuovo modello che va emergendo vede infatti tre componenti. Al settore storico delle utilities che gestisce larga parte delle centrali termoelettriche si è affiancata la produzione “concentrata” di rinnovabili (parchi eolici, centrali solari) gestita – in proporzione variabile nei diversi paesi – da aziende elettriche storiche e da nuovi entranti. Infine, è comparsa una terza area nella quale produttori e consumatori di elettricità coincidono, i “prosumers” in inglese, ma che potremmo semplicemente definire autoproduttori rinnovabili.

Questa area della generazione distribuita è minoritaria al momento, si calcolano poco più di 3 milioni di utenze fotovoltaiche in Europa, ma è destinata ad accrescere notevolmente il proprio ruolo fino a diventare centrale in alcuni paesi.

Quale sarà dunque l’evoluzione futura? La produzione termoelettrica calerà, pur mantenendo un ruolo fondamentale nella transizione e sopravvivrà grazie all’introduzione di meccanismi di “capacity payment” in grado di remunerare il contributo di potenza indispensabile. Le rinnovabili concentrate si espanderanno, in particolare in alcuni paesi come il Regno Unito. Ma l’incremento maggiore si avrà nella generazione distribuita verde sia sul versante elettrico che in quello termico.

Anche il settore del gas, infatti, è in fibrillazione. I consumi europei sono calati del 14% rispetto al 2005, in parte per la crisi e in parte per lo spiazzamento dei cicli combinati da parte delle rinnovabili. E il futuro del comparto non è roseo. Le politiche di riqualificazione energetica dell’edilizia previste dall’ultima Direttiva sull’efficienza, 2012/27/EU, consentiranno infatti una forte riduzione dei consumi energetici nel settore civile. Per inciso, ricordiamo che entro il 30 aprile 2014 anche il nostro Governo dovrà definire una propria Roadmap per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio al 2020 e per i decenni successivi, coerente con l’obiettivo di ridurre del 90% le emissioni di CO2 del settore civile a metà secolo.  Si sta lavorando a questa roadmap? Quali strumenti si intendono predisporre per raggiungere questi ambiziosi risultati?

Le prospettive di riduzione dei consumi nell’edilizia legati all’efficienza e al maggior uso di rinnovabili quali il solare, le biomasse, la geotermia preoccupano non poco le aziende del gas. Come preoccupa la prossima diffusione del biometano per autotrazione. Da qui l’agitazione in atto. 

Tornando all’audizione a Bruxelles, va sottolineato come “il potenziale in termini di crescita e di occupazione” che le utilities vedono minacciato, in realtà ci sarà ma vedrà coinvolti anche molti nuovi attori dell’efficienza e delle fonti rinnovabili.

Del resto, nel citato documento di Eurelectric si afferma che le utilities dovranno cambiare modello di business e attrezzarsi per compensare le entrate calanti nella produzione con la creazione di maggior valore aggiunto nella distribuzione. Occorre, si dice, un approccio dinamico nei confronti del consumatori offrendo nuovi servizi sul versante dell’efficienza, degli accumuli, del Demand Response, della mobilità elettrica, del fotovoltaico distribuito, ecc. (vedi grafico Eurelectric).

Il settore degli utenti finali vedrà, quindi, una fetta rapidamente crescente di autoproduttori e il corteggiamento da parte delle utilities elettriche e del gas nei confronti dei semplici consumatori.

Presto assisteremo ad un ribaltamento delle strategie degli attori storici. Al momento prevale l’attacco alle rinnovabili e la preoccupazione per gli obiettivi sull’efficienza considerati troppo elevati. Ma fra non molto partiranno le campagne in grande stile per offrire servizi nell’efficienza e nelle rinnovabili, là dove si concentra la possibilità di massimizzare gli utili, e cambierà anche l’atteggiamento delle aziende energetiche.

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