Nucleare italiano: lo stiamo ancora pagando circa 150 milioni all’anno

In questi giorni, dopo un trasporto di materiali radioattivi provenienti dal centro Trisaia di Rotondella avvenuto in un'atmosfera inizialmente misteriosa, si è tornati a parlare della trasparenza nella gestione del nostro passato nucleare. Per iniziare abbiamo provato a calcolare quanto ci stiano ancora costando in bolletta le vecchie centrali.

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Il passato nucleare italiano ci sta costando ancora caro: gli italiani pagano ancora oggi in bolletta circa 150 milioni di euro ogni anno per gestire la scomoda eredità del nostro breve passato atomico, iniziato nel 1963 e chiuso dal referendum del 1987. Visto che quando si parla di oneri in bolletta, nel dibattito pubblico di solito lo si fa per accusare gli incentivi alle rinnovabili e il loro peso sulla componente A3, forse è il caso di ricordare che sugli oneri di sistema impattano anche altre voci, come appunto la gestione delle centrali atomiche dismesse.

Un tema di cui si è tornati a parlare nei giorni scorsi grazie a un trasporto di materiali radioattivi dal Centro Trisaia di Rotondella (MT) fino all’aeroporto militare di Gioia del Colle (BA) avvenuto in un’atmosfera inizialmente misteriosa e che ha riacceso il dibattito sulla trasparenza nella gestione del nostro passato nucleare. L’episodio del convoglio sfilato nel cuore della notte scortato da 300 militari, senza che la popolazione sapesse di che si trattava, ha infatti scatenato reazioni anche in Senato.

“ll programma di smantellamento delle centrali nucleari e degli impianti è stato avviato nel 2001 e prevedeva il rilascio “a prato verde” dei siti nel 2020, a fronte di un costo previsto di 4,5 miliardi di euro. Invece ci ritroviamo con una gestione che ha rinviato di molti anni gli obbiettivi del 2020 con un incremento dei costi previsti fino a 6,7 miliardi di euro. Secondo la Corte dei Conti la gestione dell’esercizio 2011 da parte di SOGIN è passata dal 4% di avanzamento delle attività di smantellamento a fine 2007 (0,6% annuo), al 12% a fine 2011, con una media di circa il 2% annuo. Ancora troppo lontani dal prato verde” ha denunciato ad esempio Gianni Girotto, senatore del M5S e membro della commissione Industria.

Quanto ci costa tutto ciò non è difficile da stimare “Si consideri che lo smantellamento del nucleare va sotto la componente A2 che attualmente vale 0,43 Euro/MWh –  spiega a QualEnergia.it Maurizio Fauri, docente del Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Trento – nel corso degli anni questo valore ha assunto valori altalenanti in funzione delle esigenze di Sogin (0,2 Euro/MWh nel 2006, 0,3 Euro/MWh nel 2005, 0,5 Euro/MWh nel 2004). Se vogliamo fare un calcolo approssimativo, prendendo una media di 0,35 Euro/MWh, con un consumo di energia elettrica nazionale di circa 330 TWh all’anno, la componente A2 per lo smantellamento delle centrali nucleari costa 100 milioni di euro all’anno al popolo italiano. Si consideri poi che dal 2005 in bolletta è stata inserita anche la componente MCT a sostegno dei Comuni che accettano di stoccare scorie nucleari che oggi vale 0,18 Euro/MWh e sono altri 50 milioni di euro all’anno”.

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