Se le rinnovabili unite in “centrale virtuale” contribuiscono all’equilibrio della rete

A garantire l'equilibrio della rete elettrica possono contribuire anche gli impianti a rinnovabili, se gestiti in maniera aggregata e coordinata. In Germania, in una “centrale distribuita”, eolico, fotovoltaico e biomasse si completano a vicenda, fornendo anche servizi di bilanciamento. Ma in Italia alcuni ostacoli normativi ancora lo impediscono.

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A compensare l’intermittenza della produzione da rinnovabili garantendo l’equilibrio della rete possono essere le stesse fonti pulite. Impianti fotovoltaici, eolici, idroelettrici e a biomassa, agendo in forma aggregata coordinati da un controllo in remoto, possono fornire alla rete elettrica quei servizi di dispacciamento che garantiscono in ogni momento che l’energia immessa in rete sia pari a quella prelevata e permettono di evitare black-out e congestioni. Da noi si potrebbe fare, ma bisogna prima superare alcuni ostacoli di tipo normativo. In Germania invece già accade.

Lo fa ad esempio Next Kraftwerke, l’operatore che gestisce Next Pool, quella che loro definiscono una “centrale elettrica virtuale”, cioè (in un’accezione diversa da quella che il termine ha comunemente riferito al mercato elettrico) qualche centinaio di impianti di fotovoltaico, eolico, biomasse e biogas gestiti in maniera coordinata come se fossero un’unica centrale, dalla potenza cumulativa di 570 MW, capace di offrire, oltre che energia da vendere sul mercato, servizi di bilanciamento per la rete.

Tradizionalmente la fornitura di questi servizi – che, per semplificare, consistono nell’aumentare o diminuire rapidamente la produzione per garantire l’equilibrio della rete – è sempre stata riservata agli impianti convenzionali, gli unici con dimensioni e prestazioni tali da essere efficaci. Next Pool ha cambiato il gioco gestendo in maniera aggregata, come se fossero un’unica centrale, piccoli impianti flessibili come quelli a biomasse solide o a biogas. La “centrale virtuale” riesce così a fornire 119 MW di riserva che può entrare in gioco nel giro di un minuto e 53 MW di riserva secondaria che può essere fornita istantaneamente.

Oltre alla fornitura di servizi di bilanciamento, questa “centrale diffusa”, offre diversi vantaggi per gli impianti che vi prendono parte: coordinando biogas e biomasse con le previsioni della produzione da eolico e fotovoltaico, ad esempio si può decidere in anticipo di spegnere gli impianti programmabili, evitando così che sul mercato elettrico, per l’eccesso di offerta rispetto alla domanda, si raggiungano prezzi negativi.

Da non sottovalutare poi il servizio di trading che Next Kraftwerke offre sia agli impianti di Next Pool, per la vendita, che, per l’acquisto, ad una serie di grandi consumatori. Grazie alle capacità previsionali date dalla rete di impianti della “centrale virtuale”, come trader Next Kraftwerke consente ai parchi eolici e FV seguiti di piazzare l’energia prodotta alle condizioni più convenienti. Un aspetto che diventerà fondamentale quando si opererà in market parity (vedi qui).

Insomma in Germania si stanno aprendo prospettive nuove per le rinnovabili che operano in forma aggregata, come appunto l’opportunità di contribuire all’equilibrio della rete. E in Italia? Perchè questo accada al momento ci sono alcuni ostacoli da superare.

Innanzitutto c’è una difficoltà tecnica: “In Italia al momento la maggior parte degli impianti a rinnovabili non è dotata di dispositivi che ne consentano il controllo in remoto”, spiega a QualEnergia.it l’esperto di trading energetico Stefano Fiorenzani. “Poi, oltre a ricordare che in Germania tutto è più semplice essendoci di fatto un mercato unico e non dei mercati zonali come da noi, va detto che, con la legge tedesca sulle rinnovabili, l’EEG del 2012, gli impianti a rinnovabili tedeschi, se hanno determinati requisiti, possono decidere ogni mese se ricevere la tariffa feed-in oppure vendere l’energia sul mercato, godendo di un market premium. In questo contesto è forte l’incentivo ad adottare modelli di aggregazione che permettono non solo la partecipazione al mercato della riserva, ma anche la riduzione degli oneri di sbilanciamento.”

In Germania inoltre, fa notare l’analista, a differenza che in Italia, sul mercato elettrico i prezzi possono essere anche negativi cosa che non avviene in Italia: “Da noi non c’è l’incentivo a far funzionare in maniera coordinata impianti programmabili e non programmabili. Dato che comunque per l’energia immessa si riceverà più di zero, nessuno staccherà un impianto rinnovabile dalla produzione, tanto più che al momento non si pagano nemmeno i costi di sbilanciamento. Devono dunque esserci delle regole certe per la valorizzazione degli sbilanciamenti da unità a rinnovabili e i mercati infragiornalieri devono essere veramente tali: ad oggi in Italia gran parte delle sessioni terminano in d meno 1 (il giorno prima, ndr), mentre in Germania il mercato infragiornaliero è realmente tale, le sessioni terminano un quarto d’ora prima dei periodi. Chiaro che per le rinnovabili c’è molta meno incertezza nelle previsioni della produzione un quarto d’ora prima rispetto a un giorno prima”.

Altro problema da risolvere, commenta un altro analista, ormai di casa su queste pagine, Giuseppe Artizzu, è quello delle regole italiane che stabiliscono quali unità possono essere abilitate all’accesso al mercato del servizio di bilanciamento: “In Germania si sta realizzando l’accesso della generazione distribuita al mercato dei servizi, su base aggregata. Qualcosa che i nostri trader sarebbero tranquillamente in grado di fare e vorrebbero fare ma non possono perché la soglia ‘di rilevanza’ è 10MW. Cioè, i requisiti imposti dalle regole attuali di fatto tagliano fuori le rinnovabili dal mercato dei servizi. Non c’è nessuna scusa per non abbassare la soglia subito. Si tratta solo di mettere Terna in grado di monitorare in tempo reale la risposta degli impianti agli ordini di dispacciamento”.

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