Dalla Banca Mondiale stop ai finanziamenti al carbone…ma la frenata è solo a metà

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Dopo le molte parole sulla necessità di ridurre le emissioni di gas serra per evitare gli effetti peggiori del global warming, la Banca Mondiale mette finalmente in discussione le proprie politiche, che negli anni passati hanno sostenuto investimenti micidiali per il clima. Una svolta epocale che però avrebbe potuto essere più decisa.

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Dopo le molte parole sulla necessità di ridurre le emissioni per evitare gli effetti peggiori del global warming, la Banca Mondiale mette finalmente in discussione le proprie politiche, che negli anni passati hanno sostenuto investimenti micidiali per il clima.

Nel nuovo Energy Sector Directions Paper, il documento decennale sulle sue strategie energetiche (allegato in basso), la Banca infatti frena sui finanziamenti alle centrali a carbone. Una svolta epocale che però avrebbe di certo potuto essere più decisa.

Altro cambio di direzione: ritorna il sostegno ai progetti idroelettrici, esclusi nel 1990 su pressione delle ONG umanitarie, per gli impatti che spesso hanno avuto sulle popolazioni locali. La Banca si impegna poi a sostenere prioritariamente fonti rinnovabili ed efficienza energetica, fatto salvo che siano “le misure più praticabili”, ma sottolinea anche le potenzialità di riduzione delle emissioni del gas.

Insomma, una strategia che non esclude affatto di continuare a sostenere l’energia tradizionale, carbone in primis. “La BM – si legge nel documento – fornirà supporto finanziario per centrali elettriche a carbone costruite ex-novo solo in rare circostanze.” Una dichiarazione che lascia aperte diverse possibilità per finanziare altro carbone: la Banca potrà infatti farlo, oltre che nei progetti in cui non si parli di costruzioni ex-novo (ad esempio riconversioni o potenziamenti) anche nelle citate “rare circostanze”, ossia “in paesi in cui non ci siano alternative praticabili al carbone per soddisfare i bisogni energetici primari e che abbiano difficoltà a finanziare” le centrali.

La Banca in questi ultimi tempi è stata molto attiva nel mettere in guardia contro i pericoli del riscaldamento globale: si veda l’ultimo report a proposito, commissionato dal presidente Jim Yong Kim subito dopo il suo insediamento, un anno fa. Ciononostante ha sempre sostenuto la necessità delle centrali a carbone per garantire l’accesso all’energia elettrica a basso prezzo.

Nel mondo 1,2 miliardi di persone non hanno ancora accesso all’elettricità (vedi sotto, immagine satellitare notturna), si spiega anche nel nuovo Energy Sector Directions Paper, nel garantirglielo la Banca Mondiale “mentre continuerà a privilegiare rinnovabili ed efficienza energetica non lascerà che i poveri siano puniti (impedendo loro di emettere CO2, ndr) per gli errori di altri (il contributo all’effetto serra dei paesi di prima industrializzazione, ndr)”.

Solo negli ultimi 5 anni la World Bank ha iniettato oltre 5 miliardi di dollari nel carbone. Al momento sta valutando se finanziare in Kosovo un nuovo impianto a lignite, il carbone più sporco. La nuova strategia segnerà veramente un cambio di direzione?

I veri costi del carbone la Banca Mondiale li conosce bene e la letteratura scientifica (anche con studi commissionata dalla Banca stessa) in proposito è abbondante: sia dal punto di vista climatico che da quello ambientale e sanitario le esternalità negative sono enormi (vedi QualEnergia.it). Comunque l’intenzione di promuovere le rinnovabili nel documento c’è: d’altra parte la stessa International Energy Agency ha spiegato che le fonti pulite off-grid sono il modo migliore per portare l’elettricità dove ancora non arriva. Staremo a vedere.

Il nuovo  Energy Sector Directions Paper della Banca Mondiale (pdf)

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