Power Africa, qual è il segnale lanciato da Obama?

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Power Africa è il nome scelto dal presidente Obama per il piano di investimento di 7 miliardi di dollati in 5 anni che punta a garantire agli africani l’accesso all’energia elettrica. Quali i punti principali di un piano ancora poco conosciuto? Cosa fa l’Europa in questo campo? Ecoradio lo ha chiesto a Gianni Silvestrini. Ascolta il podcast.

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Ascolta audio (file mp3 – durata 5’38’’)

Power Africa – si legge in un comunicato della Casa Bianca diffuso una settimana fa – punta a sfruttare l’enorme potenziale energetico dell’Africa: nuove scoperte di vaste riserve di gas e petrolio, sviluppo delle energie rinnovabili, come quelle geotermiche, eoliche, idriche e solari”. I paesi più coinvolti nel piano Usa per la creazione di energia elettrica sono Etiopia, Ghana, Kenya, Liberia, Nigeria e Tanzania.

Gianni Silvestrini – intervistato da Ecoradio dice che “i riflettori su una parte dell’umanità, circa 1 miliardo e mezzo di persone, che vive senza accesso all’energia elettrica, erano già stati puntati dalle Nazioni Unite, che lo scorso anno avevano dedicato il 2012 al programma Sustainable Energy for all.

In realtà – continua Silvestrini – un grande passo da fare c’è: decuplicare, rispetto alla tendenza degli ultimi anni, gli sforzi che oggi sono stati fatti per portare l’energia elettrica a chi non ha accesso alla rete. Quindi il piano dell’amministrazione Usa, anche se ancora poco definito (non si comprende, per esempio, quale quota dei 7 miliardi di dollari andranno alle rinnovabili e quanti alle fonti convenzionali) sarà sicuramente una iniezione di risorse; si è in attesa ora della definizione di tutte le caratteristiche del piano.

I singoli Paesi europei, conclude Silvestrini, in maniera differenziata sono già attivi nel continente africano, soprattutto alcune organizzazioni non governative inglesi stanno ottenendo interessanti risultati. Si tratta comunque di un’azione che andrebbe sollecitata dalle istituzioni comunitarie. Si potrebbe fare molto, soprattutto grazie ad un’accelerazione da parte dei governi e con il ricorso a strumenti, come il microcredito, che consentirebbero, specialmente per gli impianti rinnovabili, una gestione intelligente degli investimenti.

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