Le questioni in sospeso con la fine del conto energia fotovoltaico

Ora l'obiettivo è far andare avanti il FV con le proprie gambe, considerando anche il timore, ingiustificato, dell'Autorità che la crescita della tecnologia senza incentivi, grazie allo sviluppo di autoconsumo e vendita di energia a terzi, possa far aumentare oneri di sistema e bolletta. La preoccupazione è però da ricercarsi nella continua erosione di quote di mercato al settore termoelettrico. Un articolo di Gianni Silvestrini per FotoVoltaici.

ADV
image_pdfimage_print

Il quinto Conto energia è terminato e ora occorre capire come muoversi in un territorio in buona parte incognito. Alcune forme di incentivazione ancora rimangono. E’ il caso innanzitutto dei bandi che prevedono contributi in conto capitale. Ci sono anche le detrazioni fiscali per l’edilizia e i certificati bianchi validi per impianti fino a 20 kW. Incentivazioni a parte, c’è poi l’obbligo di installare una quota di solare nella nuova edilizia.

Resta poi l’area, dai contorni ancora non definiti, di possibile espansione del fotovoltaico senza incentivi diretti. Il quadro di riferimento è infatti ancora molto incerto. Non si hanno notizie di semplificazioni autorizzative e soprattutto c’è il rischio che vengano messe in discussione alcune agevolazioni, come il non pagamento degli oneri di rete, indispensabili in una prima fase.

Nella premessa del recente documento di consultazione 183/2013/R/EEL sui SEU, Sistemi Efficienti di Utenza, l’Autorità dell’Energia mette in evidenza il rischio di aumenti delle tariffe connessi con una espansione di questa modalità di produzione per autoconsumo e per vendita di energia a terzi.

Secondo l’Autorità “Dei 314 TWh attualmente consumati in Italia ogni anno, 29 TWh non sono soggetti alle tariffe di trasmissione/distribuzione e agli oneri di sistema e sono riferibili a Riu/Seu/Seseu e allo scambio sul posto. A questi si aggiungono 17 TWh esclusi dalla componente tariffaria A e altri 4 TWh di consumi delle FS. Rimangono quindi circa 264 TWh. Se tale cifra si riducesse ulteriormente, per esempio a 200 TWh, il peso medio unitario della sola componente A3 (rinnovabili e assimilate) salirebbe da 42 a 55 €/MWh (+30%). In conseguenza di tale aumento, inoltre crescerebbe anche il numero di soggetti orientati a soluzioni che godono dell’esonero, riducendo ulteriormente l’ammontare soggetto a tariffe e oneri”.   

La preoccupazione in realtà è duplice. Oltre al rischio di aumenti tariffari evidenziato dall’Autorità, si intravvede il timore delle compagnie elettriche di vedersi sottratti profitti a causa del peak shaving e della riduzione delle vendite. Nel recente rapporto “Disruptive Challenges: Financial Implications and Strategic Responses to a Changing Retail Electric Business”, l’Edison Electric Institute che cura gli interessi delle utilities statunitensi, mette in guardia dal possibile impatto dei programmi di risparmio elettrico e di produzione decentrata come quella fotovoltaica, sollecitando una revisione delle strutture tariffarie e invitando le aziende elettriche a cambiare modello di business per non fare la fine della Kodak nel campo della fotografia con l’avvento delle immagini digitali.

A dimostrazione dell’importanza della partita va segnalata la creazione, sempre negli Usa, di un’associazione, The Alliance for Solar Choice (TASC), nata per difendere gli utenti del solare rispetto alle aziende elettriche. La prima battaglia riguarda la difesa del net metering, lo “scambio sul posto”, attualmente in vigore in 43 Stati degli Usa, che però alcune utilities vorrebbero rimettere in discussione. Analoghe tensioni tra utenti solari e utilities si stanno manifestando in Australia.

Ma torniamo al nostro paese. I dati citati dall’Autorità sembrano esagerati. Anche in uno scenario estremo (e piuttosto improbabile) in cui tutta la pubblica amministrazione e tutte le PMI italiane di tutti i settori ricorressero ai SEU il prezzo del kWh in bolletta, a causa di oneri redistribuiti su minori consumi, salirebbe del 5%. Restando al fotovoltaico, vediamo quale sarebbe l’impatto di una produzione senza incentivi al 2020 come quella stimata per l’Italia dalla banca svizzera UBS. Si tratta di 11 TWh al 2020, una quantità che sottratta alla quota totale su cui si ribaltano gli oneri, farebbe salire la componente A3 di soli 2,2 €/MWh, con un incremento sulle bollette a fine decennio di 1-2 punti percentuali. A fronte di questo piccolo aumento va però messo in conto l’effetto benefico del peak shaving sul mercato elettrico, stimato in 838 milioni € per gli impianti in funzione nel 2012, le minori importazioni di gas relative alla potenza realizzata senza incentivi (800 milioni € al 2020 con le assunzioni UBS), le maggiori entrate fiscali e l’impatto occupazionale. Insomma, un bilancio decisamente positivo per il paese, possibile sempre che nuove regole anziché agevolare ostacolino la diffusione della tecnologia.

Peraltro l’Autorità dell’Energia non può intervenire in questa materia. Che i SEU non debbano pagare i corrispettivi tariffari di trasmissione e di distribuzione, nonché quelli di dispacciamento e di copertura degli oneri generali di sistema è infatti stabilito dal Dlgs n. 115/08 modificato dal Dlgs n. 56/2010. Il segnale dell’Autorità è dunque rivolto al Governo affinché intervenga cambiando le norme.

Chiaramente in un settore cambiato così profondamente come quello elettrico (il fotovoltaico ha coperto quasi il 10% della produzione italiana nel mese di maggio) è giusto che le regole vigenti vengano riviste, anche in previsione del mercato europeo che si aprirà nel 2015.

Detto questo, non pare molto saggio passare dalla iper-incentivazione del fotovoltaico degli anni passati a un modello punitivo che metta i bastoni fra le ruote proprio quando questa tecnologia potrebbe reggere anche senza incentivi diretti.

Questa è la posizione sostenuta dal Coordinamento delle associazioni delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, FREE, nel suo incontro con l’Autorità, nel corso del quale ha anche avanzato specifiche proposte in una logica di responsabilità. Va sottolineato il ruolo importante che sta assumendo FREE, che ha già incontrato oltre al ministro dello Sviluppo Economico associazioni dei consumatori e sindacati, nella delicata mediazione per consentire alle rinnovabili e all’efficienza di giocare un ruolo anticiclico anche nel mutato contesto energetico.

In attesa che si definisca il quadro normativo, fervono le attività per rivedere modelli di business, definire nuovi accordi con le banche, elaborare proposte contrattuali adeguate, in modo da essere pronti ad aggredire il mercato anche in assenza di incentivi diretti. Nel caso di una installazione presso un terzo (tipicamente un’azienda del terziario o un industria energivora), non essendoci più la garanzia del pagamento sicuro da parte del Gse, diventa molto più delicata la scelta del cliente finale che deve essere in grado di acquistare energia elettrica sul lungo periodo. Per concedere un credito dovrà dunque essere avviata un’attenta valutazione di tipo corporate, tenendo conto che la leva finanziaria si ridurrà. Si pongono quindi le stesse problematiche che caratterizzano molti interventi di efficienza energetica.

Visto il nuovo contesto, anche le pubbliche Amministrazioni potranno divenire un cliente interessante. Considerato lo straordinario successo del Patto dei Sindaci (oltre 2.000 adesioni in Italia), i Comuni che ancora non hanno installato il fotovoltaico potranno ricorrere nei prossimi anni a questa soluzione per ridurre la propria bolletta selezionando una società che intervenga reperendo le risorse necessarie.

Se il comparto italiano del fotovoltaico si sta riposizionando nel nuovo contesto, anche a livello mondiale sono in atto molti cambiamenti.

Il processo di consolidamento del settore è ancora in corso e continuerà. Secondo le valutazioni di Lux, il rapporto tra domanda e offerta si riequilibrerà solo nel 2015 quando l’offerta passerà da 68 a 58 GW a fronte di una domanda che crescerà a 52 GW. Il migliore utilizzo degli impianti di produzione consentirà di mantenere i prezzi stabili (o di ridurli), garantendo profitti ai produttori e stabilità ad un mercato sempre meno dipendente dagli incentivi. Nel 2018 la potenza installata potrebbe raddoppiare rispetto agli attuali livelli annui portandosi a 62 GW. Nel decennio successivo il ruolo del fotovoltaico, in presenza di una riduzione significativa del prezzo delle batterie, sarà decisivo potendo risultare competitivo in molti paesi.

L’articolo è stato pubblicato sull’ultimo numero della rivista Fotovoltaici.

ADV
×