Clima, World Bank: “impatti inevitabili, azione urgente”

"Non ci sono soluzioni alternative a obiettivi nazionali aggressivi di riduzione delle emissioni e il grosso della mitigazione è a carico di poche grandi economie". Lo spiega un nuovo report della Banca Mondiale. Due esempi: la siccità potrebbe far aumentare del 90% i denutriti e le alluvioni lasceranno senza casa milioni di persone.

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Carestie regolari nell’Africa sub-sahariana, sconvolgimento del pattern delle precipitazioni nell’Asia meridionale con alluvioni e siccità, degrado e perdita della barriera corallina che inciderà sulle risorse ittiche e renderà più vulnerabili alle mareggiate gli insediamenti costieri e altro ancora. Gli effetti di un riscaldamento globale anche solo di 2° C intrappoleranno milioni di persone nella povertà. Per chi legge queste pagine non è una novità, ma un nuovo report della Banca Mondiale presentato oggi quantifica gli impatti potenziali dei cambiamenti climatici e torna a spronare all’azione: bisogna ridurre le emissioni e nel frattempo attrezzarsi a reggere impatti che già ora sono inevitabili.

Lo studio si intitola “Turn Down the Heat: Climate Extremes, Regional Impacts, and the Case for Resilience” (allegato in basso) e cerca di stimare le conseguenze che un innalzamento della temperatura media del pianeta tra i 2 e i 4 °C avrebbe su agricoltura, risorse idriche, ecosistemi costieri e città in due macroregioni tra le più vulnerabili: l’Africa sub-saharina e l’Asia meridionale e del Sud-Est. Le quantificazioni degli impatti fornite sono impressionanti (nei due grafici sotto innalzamento del livello de mare e ondate di calore previste con temperatura media che sale di 2 °C – riquadro superiore – o di 4 °C – riquadro inferiore).

Nell’ Africa sub-sahariana, prevede lo studio, realizzato da Potsdam Institute for Climate Impact Research and Climate Analytics, con un riscaldamento da 1,5 a 2 °C negli anni 2030 la siccità diminuirà del 40-80% le terre sulle quali in questo momento si riescono a coltivare cereali e ci saranno grandi perdite di terreni da pascolo, con relativa minaccia per la sopravvivenza delle comunità dedite alla pastorizia. Attorno al 2050 la percentuale di popolazione denutrita aumenterà dal 25 al 90%, a seconda delle zone.

In Asia lo sconvolgimento del ciclo dei monsoni potrebbe rendere normali disastri come le alluvioni verificatesi negli ultimi 3 anni in Pakistan (quella del 2010 ha colpito 20 milioni di persone, l’ultima, nel 2012, ha lasciato senza casa 1 milione di pachistani), mentre in altre zone porterebbe maggiore siccità con relative carestie.

A questo si aggiunge il rischio per le popolazioni costiere causato dal previsto aumento del livello del mare. Un fenomeno che, riporta lo studio, sta accadendo più velocemente del previsto: solo come conseguenza delle emissioni già in atmosfera ora, dovremmo probabilmente affrontare un aumento di 50 cm al 2050, si prevede. Salvo misure di adattamento, si avverte, un innalzamento di 15 cm che ci si aspetta per il 2030 potrebbe far finire Bangkonk sott’acqua. Nel delta del Mekong, in Vietnam l’innalzamento di 30 centimetri previsto per il 2040 farebbe perdere l’11% della produzione attuale di riso.

Il riscaldamento e l’acidificazione delle acque marine poi avrebbero gravi conseguenze per barriera corallina e riserve tittiche: ad esempio per le Filippine si prevede un dimezzamento del pescato.

A peggiorare la situazione c’è il fatto che, in questi paesi, come conseguenza del crescente inurbamento, crescono gli “insediamenti informali”, leggasi baraccopoli, chiaramente più vulnerabili ai vari eventi metereologici estermi, che siano ondate di calore, alluvioni o trombe d’aria.

Insomma, conseguenze gravissime in un futuro molto vicino. Ovviamente gli impatti saranno tanto peggiori quanto più ci si avvicina ai 4 °C, ma anche con soli 2 °C di aumento, un riscaldamento ormai inevitabile, le conseguenze saranno molto serie. D’altra parte gli impatti del global warming abbiamo già iniziato a pagarli da tempo: nel solo 2012 quasi 32 milioni di persone sono rimaste senza casa per eventi climatici estremi, ci ricorda un altro report uscito di recente, quello dell’Internal Displacement Monitoring Centre.

“Gli scienziati ci dicono che la soglia dei 2 °C di riscaldamento potrebbe essere raggiunta in 20-30 anni – commenta il presidente della Banca Mondiale, Jim Yong Kim – è urgente agire non solo per ridurre le emissioni di gas serra, ma anche per aiutare i paesi a prepararsi a un mondo di eventi climatici e metereologici estremi. Possiamo aiutare le città a svilupparsi in maniera sostenibile e resiliente ai cambiamenti climatici, a sviluppare pratiche agricole climate smart e a trovare soluzioni innovative per migliorare efficienza energetica e performance delle rinnovabili. Possiamo lavorare con le nazioni per cancellare i dannosi sussidi ai combustibili fossili e mettere in atto politiche che portino a un prezzo stabile della CO2. Siamo determinati a lavorare con gli Stati per trovare le soluzioni – conclude Kim – ma la scienza è chiara. Non ci sono soluzioni alternative a obiettivi nazionali aggressivi di riduzione delle emissioni e il grosso della mitigazione è a carico di poche grandi economie.”

Il report “Turn Down the Heat: Climate Extremes, Regional Impacts, and the Case for Resilience” (pdf)

 

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