Enel replica a Greenpeace: “le nostre centrali sono a norma di legge”

  • 14 Giugno 2013

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"Le attività di Enel sono sottoposte alle norme e ai controlli delle istituzioni locali, nazionali e internazionali e si svolgono nel pieno rispetto delle leggi che tutelano l'ambiente e la salute". E' la replica della nostra utility ai dati emersi nel report realizzato dall'Istituto di economia energetica dell'Università di Stoccarda, commissionato da Greenpeace.

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Pronta la replica di Enel, attraverso una nota, in merito ad uno studio realizzato dall’Istituto di economia energetica dell’Università di Stoccarda, su commissione di Greenpeace (Qualenergia.it) che spiegava come in Europa le centrali a carbone causano 22.300 morti all’anno, di cui 521 in Italia, e fa spendere ai governi miliardi di euro in cure sanitarie e giorni di lavoro persi.

Le attività di Enel sono sottoposte alle norme e ai controlli delle istituzioni locali, nazionali e internazionali e si svolgono nel pieno rispetto delle leggi che tutelano l’ambiente e la salute. In particolare, le centrali termoelettriche del Gruppo in Italia e nel mondo operano con emissioni al di sotto delle soglie fissate dalle autorità competenti”. Si legge nella nota di Enel.

Nello studio si afferma in particolare riguardo all’impatto sanitario che la nostra partecipata pubblica è undicesima tra le utility europee nella classifica per questo aspetto: le sue centrali a carbone in Italia, Bulgaria e Spagna, secondo lo studio, nel 2010 sono costate 7.310 anni di vita e 155mila giorni di lavoro. I nuovi impianti che l’ex monopolista vorrebbe realizzare in patria e in Romania avrebbero l’effetto di privare ai cittadini di ulteriori 1.409 anni di vita e 30.117 giorni di lavoro all’anno.

“I dati che diffonde Greenpeace – contesta Enel nella nota – non sono basati su una effettiva analisi delle emissioni delle centrali termoelettriche italiane che sono costantemente monitorate dalle autorità e dagli enti allo scopo preposti. Sono estrapolazioni del tutto arbitrarie, non basate su una relazione scientifica di causa-effetto. Oltre a non tenere in alcun conto le specifiche realtà territoriali degli impianti (controllo delle emissioni, altezza delle ciminiere, vicinanza al mare, andamento dei venti, densità territoriale della popolazione), sono basate su un astratto fattore di rischio che non considera il reale contributo delle centrali rispetto a tutte le fonti di inquinamento che incidono sulla qualità dell’aria. Secondo i dati Ispra, alle centrali termoelettriche italiana è attribuibile meno dell’1% delle polveri sottili, che derivano principalmente dagli impianti di riscaldamento e dai trasporti”.

“Enel ricorda che circa metà della energia elettrica che il gruppo produce è priva di qualunque tipo di emissione, compresa l’anidride carbonica: una percentuale tra le più alte rispetto a tutte le altre grandi utilities del mondo. Enel è ai primi posti nella produzione di energia da fonti rinnovabili, un settore nel quale continua a crescere. Attraverso la controllata Enel Green Power, il Gruppo ha in programma investimenti nei prossimi 5 anni per oltre 6 miliardi di euro, una cifra che ha ben pochi paragoni al mondo. Infine – conclude la nota – va ricordato che solo il 12% dell’energia elettrica italiana prodotta con il carbone contro una media europea di circa il doppio con punte di oltre il 40% nella verde Germania”.

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