Lobby all’attacco: in trincea per difendere le fonti fossili

Non è solo una battaglia contro il fotovoltaico e l'eolico quella che si svolge sui grandi media nazionali. Nonostante la crisi del termoelettrico, ora si punta dichiaratamente a cristallizzare l'attuale modello energetico per mantenere inalterata la redditività dei grandi gruppi a scapito di cittadini e PMI. Il Corriere della Sera ne è un chiaro esempio.

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Che il mercato elettrico oggi sia una lotta senza esclusione di colpi è indubbio, ma il “colpo” assestato dal Corriere della Sera ieri, in occasione della Giornata della Terra, è stato indubbiamente “basso” sia dal punto di vista della analisi energetica, sia sul fronte comunicativo. In pratica il messaggio è uno: le rinnovabili sono un flop in tutto il mondo e il futuro è nel gas, preferibilmente scisto. Con l’aggiunta del solito colpo alla questione dei cambiamenti climatici che, anche usando un “esperto spuntato” come Bjørn Lomborg, male non fa, senza dimenticarsi di dare un colpo all’auto elettrica.

Fosse mai che qualcuno si metta in testa di consumare meno fonti fossili. Insomma, tutto bene, andiamo verso un’epoca d’abbondanza d’energia, grazie al gas naturale che sembra essere ovunque persino negli idrati di metano sul fondo dell’oceano al largo delle coste giapponesi e che consentirà, grazie alla tecnologia Gas to Liquid (Gtl) di ottenere tutto ciò che ci serve dal gas naturale. Ora sarebbe fin troppo semplice smentire queste tesi, magari citando le cifre sull’elettricità nel mese di maggio diffuse proprio ieri da Terna che dicono testualmente che «l’energia elettrica richiesta in Italia, pari a 25,3 miliardi di kWh, ha fatto registrare una flessione del 3,4% rispetto a maggio dello scorso anno – e ancora – La produzione  nazionale  netta (22,5 miliardi di kWh) è in calo del 2,6% rispetto a maggio 2012. Sono in crescita le fonti di produzione eolica (+44,6%), idrica (+35,6%), fotovoltaica (+15,7%) e geotermica (+3,4%). In flessione la fonte termoelettrica (-21,4%)».

Il flop, come è evidente, è la diminuzione per oltre un quinto della fonte termoelettrica, altro che le rinnovabili! Ma l’operazione in realtà fatta dal Corriere della Sera è un’altra. Il grande quotidiano, infatti, sposa la tesi che non ci sono alternative a questo modello energetico, anche quando trattiamo di rinnovabili. Il ‘dossier energia’ che accompagnava la copia ieri in edicola, infatti è una rassegna dettagliata di tutto ciò che è “grande”.

Grandi sono le quantità di shale gas, così come gigantesche sono le navi gasiere, le previsioni di crescita delle stesse e l’investimento di Shell – 19 miliardi di dollari – nella raffineria Gtl di Ras Laffan nel Quatar. Grandi saranno gli investimenti sui fossili di Eni – 47 miliardi di euro in quattro anni – così come enormi sono le pale eoliche da 6 MW – che tanto si potranno utilizzare ben distanti dai nostri confini – così come sono grandi gli impianti geotermici di Larderello. Insomma grande è bello quando parliamo d’energia, per il Corriere della Sera, e al cittadino è lasciata esclusivamente la “libertà” di consumare, se ci riesce, un poco meno utilizzando le tecnologie esistenti per l’efficienza energetica.

È quanto meno bizzarro, infatti, che si citino tecnologie di assai dubbio successo come quelle relative agli idrati di metano sottomarini e non abbiano trovato spazio i Sistemi Efficienti d’Utenza per le Pmi, mentre il fotovoltaico sia citato solo per microimpianti domestici e per le serre, insomma due utilizzi che non dovrebbero creare troppi problemi alle utilities dell’energia elettrica, sulla cui redditività nel medio periodo ha espresso seri dubbi la banca d’investimento svizzera Ubs, proprio a causa della diffusione del fotovoltaico non incentivato. Eppure comunque esempi di fotovoltaico efficienti sul fronte industriale non sono difficili da trovare.

Basterebbe andare al Centro Agricolo e Alimentare di Bologna per trovare qualcosa come 10 MWp di fotovoltaico installato sulle coperture – con buona pace dei cultori ossessivi del paesaggio – che fornisce il 30% dell’elettricità alle attività sottostanti, e dove sono previsti altri 4 MWp dalla fine dell’anno per alimentare i mezzi elettrici che trasporteranno l’ortofrutta nel centro della città, con vantaggi economici e ambientali.

Oppure spostarsi alla Fiera di Rimini dove sono in funzione ora 150 kWp di fotovoltaico che forniscono direttamente alla fiera elettricità rinnovabile non incentivata – con buona pace del Presidente di Assoelettrica Chicco Testa – garantendo all’impresa realizzatrice dell’impianto, italiana, il 7% di rendimento annuo.

Tutta l’operazione ha quindi un obiettivo chiaro, ossia far lavorare quei 21 GW di nuovi cicli combinati a gas installati negli ultimi anni, anche quando era chiaro che non ce sarebbe stata necessità, che proprio le rinnovabili stanno mettendo fuori mercato visto che “girano” 2.400 ore l’anno, un periodo di funzionamento che si avvicina a quello medio dell’eolico con un unica differenza: il gas costa – ed emette gas serra – e il vento no. Insomma per il Corriere della Sera di ieri, più che la Giornata della Terra, sembrava essere quella delle fonti fossili.

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