Glasgow, la città post industriale che vuole ‘decarbonizzarsi’

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Il progetto “Glasgow Sostenibile” ha l’ambizioso obiettivo di realizzare una serie di progetti integrati che puntano a risanare la città dal punto di vista ambientale, energetico, economico e sociale. Gli investimenti dovranno arrivare soprattutto dal settore privato, ma il coordinamento dell’amministrazione pubblica sarà strategico.

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Glasgow è la città più popolosa della Scozia e la seconda città più grande del Regno Unito dopo Londra. Conta 600mila abitanti, più del 10% della popolazione dell’intera Scozia, ed è circondata da un’area metropolitana – Greater Glasgow – dove vivono più di 2 milioni di persone.

Partendo da due dati di fatto considerati inoppugnabili – i cambiamenti climatici sono ormai una realtà e le città oltre ad essere responsabili per circa l’80% delle emissioni che li stanno determinando, consumano il 75% dell’energia mondiale – il progetto “Glasgow Sostenibile” riconosce innanzitutto nella città la principale fonte del problema, ma anche un contenitore e catalizzatore di risorse che può cambiare le cose.

Il progetto che, in termini quantitativi, si pone l’obiettivo di ridurre del 30% le emissioni al 2020 (la città emette 4 milioni di tonnellate di CO2 all’anno con riferimento ai soli usi energetici), vuole far diventare Glasgow una delle città più sostenibili d’Europa e stima che le iniziative messe in campo porteranno alla città 1,5 miliardi di sterline di nuovi investimenti.

Glasgow sostenibile” (il report) comprende un sistema integrato di progetti, dove ciascuna misura deve rafforzare e sostenere le altre, integrare progetti su grande scala con progetti su scala più ridotta che applicano tecnologie innovative e che coinvolgono le comunità locali. La decarbonizzazione delle attività e delle infrastrutture della città deve favorire la crescita economica di Glasgow, permettere di andare incontro ai fabbisogni della popolazione e, più in generale, accrescere le opportunità disponibili nel tessuto urbano.

Gli investimenti devono venire principalmente dal settore privato: questo permette di creare nuovi posti di lavoro sia nella fase di realizzazione del progetto sia a più lungo termine grazie alle nuove competenze connesse allo sviluppo delle energie pulite.

Ciascun progetto prevede una partnership pubblico-privato. Questo non vuol dire mettere un progetto, così ambizioso nei suoi obiettivi, nelle mani dei privati ma, al contrario, convogliare e attivare potenzialità e risorse presenti nella città per raggiungere un obiettivo collettivo. Il ruolo del pubblico è fondamentale. Un chiaro supporto e coinvolgimento del soggetto pubblico riduce i rischi percepiti dagli investitori e rende più facile attirare fondi privati consistenti. Il coinvolgimento del pubblico ha anche il vantaggio di dare al progetto un approccio strategico che accelera il raggiungimento degli obiettivi e accresce l’efficacia dei singoli interventi. Se mancasse la mano pubblica il piano sarebbe certamente frammentato e si rischierebbe di far falire la strategia complessiva.

Il progetto su grande scala deve essere realizzato senza trascurare per esempio le esigenze delle famiglie più povere o i problemi specifici a livello locale. La cosiddetta “fuel poverty”, è una problematica che il progetto non intende trascurare. Riguarda quelle famiglie a basso reddito che hanno difficoltà a sostenere le spese relative ai consumi energetici della propria abitazione. Realizzare sistemi e impianti che utilizzano le energie pulite è visto come un modo per contribuire a combatterla attraverso la vendita di calore a prezzi più bassi e stabili rispetto a quelli del gas. Questi progetti, inoltre, contribuiscono allo sviluppo della comunità anche attraverso modelli di comproprietà o che prevedano specificamente ricadute positive sulla comunità stessa.

Le principali misure:

  • miglioramento dei sistemi di gestione dell’energia e misure di efficienza energetica in tutti i settori
  • creazione di sistemi per la produzione di biogas dalle acque reflue e dalla frazione organica dei rifiuti
  • creazione di “boschi urbani” nelle aree non utilizzate e utilizzo delle biomasse che ne derivano per la produzione di energia elettrica e termica
  • sviluppo di sistemi di teleriscaldamento
  • sviluppo di sistemi altamente efficienti e di sistemi a ciclo combinato che utilizzano gas naturale o biogas
  • sviluppo di sistemi di metropolitana leggera per passeggeri e merci
  • incremento dei veicoli alimentati a biogas o elettricità
  • dismissione del riscaldamento prodotto con elettricità, carbone e gasolio nelle aree urbane
  • attivazione di politiche pubbliche (es. pianificazione, appalti) che supportano  la creazione e l’uso dei suddetti sistemi
  • coinvolgimento della popolazione, delle aziende e delle organizzazioni pubbliche che permettono di convogliare risorse e partecipazione da parte dei cittadini e dei soggetti economici.

Un altro obiettivo è quello di rendere Glasgow una città letteralmente più verde, trasformandone l’immagine da una città post-industriale, con significativi problemi ambientali e di vivibilità, a una città che sta creando una nuova visione sostenibile del proprio futuro, attraendo anche nuove aziende e nuove persone dall’esterno (marketing territoriale).

Per il successo dell’iniziativa è fondamentale coinvolgere i soggetti chiave – comunità, costruttori, lavoratori – facendo leva sulle loro risorse e la loro partecipazione attiva ai progetti. Glasgow sostenibile non vuole essere quindi un progetto puramente tecnico. Gli amministratori sono consapevoli infatti che per il suo successo nel lungo termine sarà cruciale saper influenzare le attitudini e i comportamenti delle persone e delle organizzazioni.

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