Gas, prezzo sul mercato spot e bollette meno care

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Grazie alla riforma delle modalità con cui l'Autorità stabilisce il prezzo della materia prima, le bollette hanno già visto una riduzione del 4,2% ad aprile. La seconda fase della riforma, approvata in questi giorni, e i cui effetti si sentiranno ad ottobre dovrebbe far risparmiare il 7%, circa 90 euro in meno sulla bolletta media.

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Buone notizie per i consumatori sul fronte gas. Grazie alla riforma delle modalità con cui l’Autorità stabilisce il prezzo della materia prima, le bollette hanno già visto una riduzione del 4,2% ad aprile. La seconda fase della riforma, approvata di recente e i cui effetti si produrranno da ottobre, dovrebbe portare il risparmio complessivo al 7%: circa 90 euro in meno sulla bolletta media.

Finalmente le dinamiche che stanno portando il prezzo del gas sui mercati a diminuire, si trasferiranno anche nelle bollette degli italiani. Per semplificare: fino a ora il prezzo del gas era stabilito tenendo come riferimento contratti a lungo termine, come i famigerati take-or-pay stipulati da Eni con i fornitori russi e algerini, particolarmente sconvenienti rispetto al contesto attuale (QualEnergia.it, L’Eni tra oscuri legami e interessi poco nazionali).

Dal  primo ottobre, invece, per il calcolo della materia prima si farà riferimento solamente ai prezzi spot del mercato all’ingrosso, cioè quelli del momento, stabiliti in borsa da domanda offerta. Una mossa che farà abbassare il prezzo del gas stabilito dall’Autorità, la componente energia che ci troviamo in bolletta. I take-or-pay a lungo termine, legati all’andamento del prezzo del petrolio, infatti, prevedono prezzi più alti di quelli che si hanno sul mercato spot, dove c’è più concorrenza e si riflette il calo della domanda attuale e soprattutto l’aumento dell’offerta dovuto al boom americano dello shale gas, il gas non convenzionale estratto dalle rocce con la fratturazione idraulica.

Il nuovo metodo è stato approvato dopo un approfondito monitoraggio svolto dall’Autorità sul mercato all’ingrosso, sulle evoluzioni dei contratti di approvvigionamento e sui trend regolatori negli altri Paesi Ue e sulla base di un’Istruttoria Conoscitiva sulla struttura di costo del mercato della vendita al dettaglio del gas naturale, conclusa lo scorso ottobre. L’istruttoria ha evidenziato, fra l’altro, lo sviluppo, dopo il 2011, anche nel nostro Paese di un mercato all’ingrosso che inizia a produrre i primi benefici che, attualmente, sono solo parzialmente trasferiti ai clienti finali.

Dal primo ottobre appunto questi benefici dovrebbero riflettersi maggiormente sulle bollette visto che per il calcolo della materia prima gas si farà riferimento al 100% ai prezzi di mercato spot e non più anche ai contratti di lungo periodo, che sono stati il principale riferimento nella formula di aggiornamento della materia prima fino all’aprile 2012 quando il loro ‘peso’ è stato ridotto al 95% e, successivamente, per effetto della prima fase della riforma gas dell’Autorità sono stati portati all’80% dall’aprile 2013.

In attesa che la Borsa gas del Gestore dei mercati energetici (GME) completi il suo avvio operativo con la definizione dei prodotti di riferimento e una liquidità significativa,  resteranno come riferimento le quotazioni dell’hub olandese TTF (Title Transfer Facility) attualmente già utilizzate per la quota del 20% di prezzi di mercato spot.

Altri cambaimenti di rilievo riguardano la riduzione delle componenti a copertura del trasporto e dello stoccaggio della materia prima e l’introduzione di specifiche componenti di gradualità per tutti i venditori, per consentire l’adeguamento delle politiche di approvvigionamento e la copertura dei rischi, oltre che  accelerare il trasferimento ai clienti di corretti segnali di prezzo della materia prima.

Ulteriore novità l’introduzione di un meccanismo incentivante, prevenendo un’apposita componente, per promuovere  la rinegoziazione dei contratti di lungo periodo, imponendo che i benefici delle rinegoziazioni (in termini di riduzioni di prezzo) siano tempestivamente trasferiti ai clienti finali, ed in particolare nel momento in cui i prezzi dei contratti di lungo periodo dovessero risultare  inferiori a quelli dei mercati spot.

Una riforma che sembra piacere anche alle associazioni dei consumatori: “è un passo verso la reale liberalizzazione a beneficio degli utenti – commenta Pietro Giordano, presidente di Adiconsum – come per la benzina con le pompe bianche se i fornitori si svincolano dai contratti a lungo termine e comprano dal miglior offerente, il risparmio si riflette sul consumatore”. Soddisfatto anche Mauro Zanini di Federconsumatori che però avverte: “non bisognerà però abbassare la vigilanza, per evitare che sul mercato spot, in caso di aumento della domanda e diminuzione dell’offerta, non avvengano fenomeni speculativi”.

 

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