La Commissione decide per i dazi sul fotovoltaico cinese

Appare confermato, se pure non ancora ufficialmente, che i prodotti fotovoltaici cinesi importati in Europa da giugno saranno sottoposti a dazi provvisori. A quanto riportano fonti vicine alla Commissione, i dazi varieranno dal 37 al 68%. Verranno imposti ufficialmente il 6 giugno e avranno effetto retroattivo.

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Appare confermato, se pure non ancora ufficialmente, che i prodotti fotovoltaici cinesi importati in Europa da giugno saranno sottoposti a dazi provvisori. A quanto riportano fonti vicine alla Commissione, citate da diverse testate, i dazi varieranno dal 37 al 68%. La Commissione ha inviato la decisione ai 27 Stati membri, che potranno rimandare le loro osservazioni non vincolanti entro il 15 maggio. I dazi provvisori, come sappiamo, saranno poi introdotti ufficialmente il 6 giugno, e avranno effetto retroattivo su tutti i prodotti importati dal 6 marzo. Eventuali misure definitive saranno poi decise a dicembre.

Ancor prima che venisse presa qualsiasi l’ndagine ha già prodotto i suoi effetti, con un aumento registrato già marzo del prezzo dei moduli made in China venduti nell’Unione Europea. Molti fornitori cinesi infatti hanno tagliato le spedizioni in Europa in attesa della decisone preliminare sulle misure antidumping.

Immediate le reazioni del mondo del fotovoltaico, in questi giorni riunito a The Innovation Cloud/ Solarexpo alla fiera di Milano, dove si tiene anche il Global Solar Summit, che vede riuniti i principali attori del FV mondiale. “Tariffe punitive – indipendentemente dal loro livello – provocherebbero danni irreversibili all’intera catena di valore del fotovoltaico  europea. I livelli ora ipotizzati costerebbero un caro prezzo alla industria del FV dell’UE e all’intera economia dell’UE”, è il commento di AFASE la coalizione di aziende contraria ai dazi.

Uno studio dell’istituto di ricerca indipendente Prognos ricorda l’associazione conclude che dazi del 60% costerebbe all’economia europea fino a 242.000 posti di lavoro e 27 miliardi di euro nei prossimi tre anni. Secondo AFASE anche dazi ad un livello del 15% distruggerebbero l’85% della domanda di fotovoltaico dell’UE.

“La Commissione Europea dovrebbe capire che il valore aggiunto risiede a monte e a valle della produzione di pannelli solari. Imporre dazi provvisori sulle importazioni di pannelli solari dalla Cina andrebbe contro l’Interesse dell’Unione europea e sarebbe in contraddizione con l’ambizione dell’Europa di creare una economia ‘verde’ con un alto valore aggiunto”, spiega AFASE.

Netta la contrarietà ai dazi del segretario generale con delega all’energia solare e fotovoltaica della Camera di Commercio cinese, Guangbin Sun, anche lui presente alla fiera oggi. “Per noi è chiara la consapevolezza che i dazi, anche se temporanei, non danneggeranno solo il settore cinese, ma anche il FV a livello globale. Abbiamo collaborato all’indagine, ma ci riserviamo il diritto di fare ricorso a contromisure qualora fossero applicati”, ha spiegato intervenendo al Global Solar Summit (prima che arrivasse la notizia della decisione della Commissione). Ed ha aggiunto con una velata allusione a possibile contromisure che “Cina ed Europa sono complementari: la Cina è un importatore di macchine utensili e materie prime per la fabbricazione di moduli”.

Soddisfazione ovviamente da parte di chi i dazi li ha sempre sollecitati: “ A questo punto siamo abbastanza ottimisti sul fatto che i dazi vengano effettivamente applicati – ha commentato Alessandro Cremonesi, presidente del comitato IFI, aderente all’associazione protezionista EU ProSun – servono regole per una competizione ad armi pari“.

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