Patto dei Sindaci, un libro e le ricette per decarbonizzare l’economia dal basso

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A The Innovation Cloud la presentazione del volume “Il Patto dei Sindaci: le città come protagoniste della Green Economy”, edito da Edizioni Ambiente e a cura di Antonio Lumicisi. Tra i relatori del convegno Luca Mercalli, autore della prefazione. Sono 2.100 i Comuni italiani aderenti al Patto dei Sindaci e 4.400 in tutta Europa. Pubblichiamo l'introduzione al libro di Gianni Silvestrini, direttore scientifico di QualEnergia e Kyoto Club.

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Pubblichiamo l’introduzione di Gianni Silvestrini, direttore scientifico di QualEnergia e Kyoto Club, al libro “Il Patto dei Sindaci: le città come protagoniste della Green Economy”, edito da Edizioni Ambiente, a cura di Antonio Lumicisi (prefazione di Luca Mercalli, Presidente della Società Meteorologica Italiana).

Il convegno di domani, 8 maggio, che si svolgerà nell’ambito di The Innovation Cloud alla Fiera di Milano (Centro Congressi Stella Polare – sala Aquarius, ore 9), sarà l’occasione per presentare il volume in uscita e questo programma di valorizzazione delle competenze e del ruolo strategico degli enti locali nel necessario processo di de-carbonizzazione dell’economia.

 

E meno male che c’è l’Europa! In molti casi serve un input dall’alto per smuovere le cose. Anche se poi è dal basso che le iniziative decollano e i risultati prendono forma. Prendiamo il boom in atto delle fonti rinnovabili. Prima del 2000 il tasso annuo di crescita nell’intero Continente era limitato all’1,8%. Da quando sono stati fissati obiettivi vincolanti al 2020 l’incremento annuo è passato al 6,3%.

Un analogo stimolo è venuto con il Covenant of Mayors, il Patto dei Sindaci, nato per creare animazione sui territori e favorire il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi climatici. Una scommessa basata su di un rapporto diretto tra la Commissione e gli Enti locali, sulla quale, a distanza di 5 anni, è possibile fare le prime valutazioni.

Innanzitutto i numeri, che non sono tutto, ma pure dicono qualcosa: 4.400 enti locali coinvolti in tutta Europa rappresentano un buon risultato. Il fatto poi che oltre 2.100 Comuni aderenti siano italiani e che questi sommanti a quelli spagnoli rappresentino l’80% del totale, fa riflettere.

E’ probabile che le comunità locali del Centro e Nord Europa con sensibilità ambientale elevata e con Governi da tempo su posizioni molto avanzate su queste tematiche abbiano sentito meno la necessità di questo input. In fondo si tratta di programmi e iniziative che fanno parte dell’impostazione corrente delle politiche locali e il valore aggiunto del Patto dei Sindaci deve essere sembrato limitato. Anche se molte città hanno colto l’occasione per fornire ulteriori elementi di sviluppo del Patto stesso, ad esempio iniziando a considerare il tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici.

Viceversa, nel nostro paese, in ritardo nelle politiche e nelle prassi ambientali, la suggestione di un messaggio europeo forte, il coinvolgimento nell’impegno contro i cambiamenti climatici, la possibile riduzione dei costi energetici grazie all’attivazione di risorse finanziarie in grado di attivare circuiti di green economy, ha riscontrato un notevole interesse.

Sull’adesione di massa dei Comuni italiani si può fare un’ulteriore riflessione. E’ probabile che in alcuni casi non si sia compresa in pieno la portata dell’iniziativa e, soprattutto, che dopo la firma del Patto non sia seguita un’azione coerente e incisiva di cambiamento.  E, certamente, in alcuni casi ha giocato l’appeal della tematica. Ma, attenti, la mancanza di un serio impegno successivo alla firma del Patto si paga nei confronti  dell’opinione pubblica locale, si paga nei confronti dell’Europa. Detto questo, è comunque significativo che ad oggi ben 1.200 Amministrazioni abbiano elaborato ed approvato nel proprio Consiglio Comunale i Piani di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) e che l’adesione all’iniziativa stia portando una serie di risultati sicuramente positivi. A partire dall’innalzamento dell’attenzione politica locale sulle tematiche dell’efficienza energetica, delle rinnovabili, della mobilità sostenibile, dei rifiuti, dell’informazione ai cittadini.

Nella pratica, l’avvio di questo percorso ha consentito, banalmente, di effettuare una ricognizione della domanda di energia. In molti casi, le Amministrazioni, infatti, non conoscono i costi energetici delle proprie utenze; l’informazione su consumi e sprechi rappresenta il primo passo per decidere di agire.

E veniamo all’elaborazione delle proposte. In alcuni casi, la preparazione dei Piani ha portato ad un’azione sinergica tra tecnici di diversi Assessorati e consulenti esterni, avviando un metodo di lavoro partecipato. Ancora più interessanti sono le aggregazioni di piccoli Comuni di una certa area che, sotto la spinta del Patto dei Sindaci e spesso grazie al sostegno di qualche Provincia o Regione, hanno iniziato a lavorare in modo condiviso.

Più in generale, il Patto dei Sindaci ha consentito di far circolare misure di successo, aree di intervento inesplorate, strumenti innovativi sperimentati, insomma ha favorito una diffusione di buone pratiche e già questa è una ricaduta molto positiva.  Come membro della giuria del premio A+COM, organizzato da Alleanza per il Clima-Italia e dal Kyoto Club per segnalare le migliori esperienze all’interno del Patto dei Sindaci, sono stato positivamente colpito dalla ricchezza, articolazione, inventiva di molti Piani d’azione presentati, e questo anche nel caso di Comuni piccoli e piccolissimi.

Definire scenari di intervento rappresenta certo un passaggio importante, perché consente di indicare le priorità e l’efficacia delle diverse misure praticabili. E’ un esercizio che, inoltre, è importante perché abitua ad adottare una visione di lungo periodo, per lo meno al 2020, non sempre presente tra gli Amministratori locali.

Facendo un discorso di più ampio respiro, va evidenziato come questo esercizio consentirà nel tempo alle Amministrazioni di attrezzarsi verso i radicali cambiamenti che ci aspettano e che vedranno un ruolo centrale degli enti locali.  In questi mesi si stanno discutendo in Europa gli impegni da assumere al 2030 e si parla di un taglio delle emissioni del 40%, con possibili obiettivi anche per le rinnovabili e per l’efficienza energetica.  Si profilano quindi cambiamenti profondi. Nell’ottica di lungo periodo, le Amministrazioni dovranno maneggiare trasformazioni radicali su temi delicatissimi come la mobilità e l’energia. Dovranno dunque introiettare la cultura, le conoscenze, la creatività necessaria per affrontare queste sfide.

Ma torniamo al Patto dei Sindaci e riflettiamo sulla fase due, la realizzazione degli interventi, la vera cartina di tornasole della sua efficacia.

Possiamo considerare due aree d’azione, entrambi importanti. La prima riguarda le misure che coinvolgono direttamente l’ente pubblico. Percentualmente pesano poco sui consumi totali e sulle emissioni complessive, ma portano vantaggi immediati alle Amministrazioni e soprattutto possono avere una grande efficacia in termini di esemplarità. Gli interventi sono molteplici, da quelli scontati sull’illuminazione pubblica alla definizione di bandi per edifici ad energia quasi zero, dall’introduzione di regolamenti edilizi innovativi all’utilizzo spinto del Green Public Procurement, dall’avvio di gruppi d’acquisto solari alle semplificazioni dei processi autorizzativi.

Uno dei nodi per l’avvio degli interventi è dato dalla debolezza in Italia di un sistema di Energy Service Companies in grado di intervenire efficacemente con mezzi propri recuperando gli investimenti effettuati con i risparmi energetici conseguiti. Nel nostro paese operano infatti da un lato alcune grandi ESCo, poco interessate a misurarsi con opere di limitata entità, che in ogni caso hanno visto il fatturato dividersi per 10 anche a causa delle difficoltà e dei ritardi di pagamento dal parte degli enti pubblici. Dall’altro sono sorte centinaia di piccole ESCo che  generalmente non dispongono di risorse finanziarie proprie e non hanno quindi l’equity  per accedere al credito, anche nei casi in cui si trovasse una banca disponibile a prestare soldi.

Dunque, il nodo è quello di garantire il funzionamento delle ESCo. Il decreto sulle rinnovabili termiche appena approvato consentirà di attivare investimenti per le Pubbliche Amministrazioni per 5 miliardi di euro al 2020, ma certamente non basta. Lo sblocco dei pagamenti richiesto da parte degli Enti locali va nella direzione giusta. Ma servirebbero anche degli investitori in capitali di rischio e dei fondi di private equity, cosa più facile da trovare all’estero che in Italia. In alternativa, occorrerebbe un’azione forte governativa volta alla creazione di seri fondi di rotazione e di garanzia cui possano accedere con facilità le ESCo.

La seconda importante sfida del Patto dei Sindaci è quella di svolgere un ruolo di animazione per facilitare l’avvio della molteplicità di misure da parte di cittadini e imprese del territorio in grado di ridurre in maniera significativa le emissioni climalteranti. Il coinvolgimento degli stakeholders e delle associazioni rappresenta un elemento centrale per il successo dei PAES. Altrettanto importante il ruolo dell’informazione sulle opportunità di incentivazione disponibili, il suggerimento di percorsi nuovi.

Il contributo più significativo riguarda infatti l’identificazione delle modalità di accesso alle risorse finanziarie in grado di trasformare obiettivi ambiziosi in risultati concreti. Questa è la vera frontiera da superare in un periodo di risorse limitate, di vincoli del Patto di Stabilità, di difficoltà di accesso al credito.

In realtà, alcuni strumenti esistono, come i recenti decreti sulle rinnovabili elettriche e termiche, i titoli di efficienza energetica, le detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica. Esistono altre possibilità, come l’EEEF – European Energy Efficiency Fund o il Fondo Elena, finora però poco utilizzati.

Ma le cose si stanno muovendo. Già alcune Regioni stanno pensando di dare priorità nell’erogazione dei finanziamenti ai Comuni che hanno seguito proficuamente il percorso del Patto dei Sindaci.

E’ auspicabile che il nuovo Governo innalzi l’attenzione, al momento molto ridotta, sulle grandi opportunità che il Patto dei Sindaci potrebbe offrire, predisponendo strumenti in grado di accelerare gli interventi dei Comuni coinvolti.  L’istituzione di fondi di rotazione e di garanzia va in questa direzione, ma si devono anche esplorare nuove soluzioni che altrove hanno funzionato. Nel campo dell’edilizia il Property Assessed Clean Energy (PACE), statunitense o il Green Deal del Regno Unito, ad esempio, rappresentano soluzioni interessanti che prevedono la possibilità di effettuare interventi di riqualificazione energetica degli edifici senza bisogno di anticipare capitale, un’opportunità che nell’attuale situazione finanziaria sarebbe una benedizione.

In conclusione, con il Patto dei Sindaci ci troviamo di fronte ad un programma di valorizzazione delle competenze e del ruolo degli enti locali che potrà essere centrale nel processo di de-carbonizzazione dell’economia che si è avviato e che può fornire risposte in controtendenza rispetto alla crisi economica in atto.

Questo libro offre spunti utili per il processo di organizzazione dal basso che è partito e che potrà nei prossimi anni svolgere un ruolo centrale nelle politiche nazionali sul clima.

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