Emissioni in Italia, un calo che non entusiasma

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Le emissioni espresse in CO2 equivalente in Italia sono diminuite nel 2011 del 2,3% rispetto all'anno precedente e del 5,8% rispetto all'anno base (1990). La stima per il 2012 prevede un'ulteriore diminuzione del 4,2% rispetto all'anno precedente. L'inventario nazionale delle emissioni in atmosfera dei gas serra del 2011.

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Le emissioni totali dei sei gas serra, espresse in CO2 equivalente, in Italia sono diminuite nel 2011 del 2,3% rispetto all’anno precedente e del 5,8% rispetto all’anno base (1990), a fronte di un impegno nazionale di riduzione del 6,5% entro il periodo 2008-2012. Questo è il dato comunicato dall’Ispra nell’ambito della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (Unfccc) e del protocollo di Kyoto  che, in accordo ai suoi compiti istituzionali, ha realizzato l’inventario nazionale delle emissioni in atmosfera dei gas serra per l’anno 2011 (pdf, 7 Mb) (Italian Greenhouse Gas Inventory 1990-2011. National Inventory Report 2013).

Tra il 1990 e il 2011 le emissioni di tutti i gas serra considerati dal Protocollo di Kyoto sono passate da 519 a 489 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, variazione ottenuta principalmente grazie alla riduzione delle emissioni di CO2, che contribuiscono per l’85% del totale e risultano, nel 2011, inferiori del 4,7% rispetto al 1990.

Le stime preliminari di emissioni di gas serra per il 2012 prevedono una ulteriore diminuzione del 4,2% rispetto all’anno precedente, per il perdurare della congiuntura economica negativa. I dati preliminari del 2012 mostrano dunque una riduzione delle emissioni del 9,8% tra il 1990 e il 2012, pari a 50,9 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (Mt CO2eq).

L’obiettivo del Protocollo di Kyoto va calcolato sulla media delle emissioni del quinquennio 2008-2012. Considerando le stime preliminari per il 2012, pari a 468,1 Mt CO2eq, la media annua delle emissioni di gas serra nel periodo 2008-2012, pari 497,8 Mt CO2eq, è superiore di 14,6 Mt CO2eq rispetto all’obiettivo fissato dal Protocollo di Kyoto. La stima del gap effettivo calcolato secondo le regole previste dal Protocollo (EU Emissions Trading Scheme) è in realtà pari a 22,8 Mt CO2eq.

“Rispetto alle stime degli anni passati tale gap risulta attualmente di entità ridotta e tale da consentire all’Italia di raggiungere l’obiettivo di Kyoto con uno sforzo limitato – conclude Ispra – attraverso l’utilizzo dei crediti consentiti dai meccanismi flessibili del Protocollo (Emissions Trading, Clean Development Mechanisms) e dei crediti derivanti dalle attività forestali”.

La riduzione riscontrata a partire dal 2008 – spiega l’Ispra – è conseguenza sia della riduzione dei consumi energetici e delle produzioni industriali a causa della crisi economica che della crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico) e di un incremento dell’efficienza energetica.

Le emissioni dalle industrie energetiche e manifatturiere, che nel periodo 2008-2011 incidono mediamente per il 58,8% delle emissioni nazionali, mostrano una riduzione delle emissioni del 15,5%, mentre le emissioni dei restanti settori si riducono del 5,1%. In particolare nel settore industriale le emissioni per la produzione del cemento, che nel 2008 incidevano per il 45,2% del settore, subiscono un declino del 22% nel periodo 2008-2011.

Le emissioni di metano (CH4) e di protossido di azoto (N2O) sono rispettivamente pari a circa il 7,5% e 5,5% del totale sono in calo sia per il metano (-16.4%) che per il protossido di azoto (-28.1%). Gli altri gas serra, gas fluorurati quali idrofluorocarburi (Hfc), perfluorocarburi (Pfc) e esafluoruro di zolfo (Sf6), hanno un peso complessivo sul totale delle emissioni che varia tra lo 0,1% e l’1,9%; le emissioni degli Hfc evidenziano una forte crescita, mentre le emissioni di Pfc decrescono e quelle di Sf6 mostrano un minore incremento.

I settori delle industrie energetiche e dei trasporti sono quelli più importanti, contribuendo per più della metà delle emissioni nazionali di gas climalteranti, avverte il rapporto. Rispetto al 1990, le emissioni di gas serra del settore trasporti sono aumentate del 15,4%, a causa dell’incremento della mobilità di merci e passeggeri. Per il trasporto su strada, ad esempio, le percorrenze complessive (veicoli x km) per le merci sono aumentate del 44%, e per il trasporto passeggeri del 36%. Per il secondo anno consecutivo, però, si riscontra una riduzione delle percorrenze di merci ed anche i consumi energetici del settore, dopo aver raggiunto un picco nel 2007, sono in riduzione.

Sempre rispetto al 1990, segnala Ispra, nel 2011 le emissioni delle industrie energetiche sono diminuite del 4,4%, a fronte di un aumento della produzione di energia termoelettrica da 178,4 a 227,7 TWh, e dei consumi di energia elettrica da 218,7 a 313,8 TWh.

Dall’analisi delle emissioni di CO2 per unità energetica totale, emerge che l’andamento delle emissioni di CO2 negli anni ‘90 ha seguito sostanzialmente quello dei consumi energetici e solamente negli ultimi anni si delinea un disaccoppiamento delle curve, dovuto principalmente alla sostituzione di combustibili a più alto contenuto di carbonio con il gas naturale nella produzione di energia elettrica e nell’industria e ad un incremento dell’utilizzo di fonti rinnovabili.

Nel periodo 1990-2011, le emissioni energetiche dal settore residenziale e servizi sono aumentate del 9,7%. A questo proposito si può osservare che in Italia il consumo di metano nel settore civile era già diffuso nei primi anni ’90 e la crescita delle emissioni, in termini strutturali, è invece correlata all’aumento del numero delle abitazioni e dei relativi impianti di riscaldamento oltre che, in termini congiunturali, ai fattori climatici annuali.

Le emissioni del settore dell’industria manifatturiera sono diminuite del 29,6% rispetto al 1990 prevalentemente in considerazione dell’incremento nell’utilizzo del gas naturale in sostituzione dell’olio combustibile per produrre energia e calore e per gli ultimi anni a seguito del calo della produzione industriale.

Per quel che riguarda il settore dei processi industriali, prosegue Ispra, nel 2011 le emissioni sono diminuite del 17,4% rispetto al 1990. L’andamento delle emissioni è determinato prevalentemente dalla forte riduzione delle emissioni di N2O (-95,5%) nel settore chimico, grazie all’adozione di tecnologie di abbattimento delle emissioni nella produzione dell’acido nitrico e acido adipico. D’altro lato le emissioni dei gas fluorurati, in particolare di quelli utilizzati per la refrigerazione e per l’aria condizionata, sono aumentate del 252,1% dal 1990.

Le emissioni dal settore dell’agricoltura sono diminuite del 17,7% tra il 1990 e il 2011. La riduzione principale si è ottenuta nelle emissioni dovute alla fermentazione enterica (-12,4%) e alle deiezioni animali (-21%) poiché sono diminuiti i capi allevati, in particolare bovini e vacche da latte, e, grazie a un minor uso di fertilizzanti azotati, anche alle emissioni dai suoli agricoli (-21,1%). Negli ultimi anni si è registrato un incremento della produzione e raccolta di biogas dalle deiezioni animali a fini energetici, evitando emissioni di metano dallo stoccaggio delle stesse.

Nella gestione e trattamento dei rifiuti, le emissioni sono diminuite del 15,9%, e sono destinate a ridursi nei prossimi anni, per la riduzione delle emissioni dallo smaltimento dei rifiuti solidi urbani in discarica, avvenuta attraverso il miglioramento dell’efficienza di captazione del biogas e la piena applicazione del D.Lgs. n. 36 del 2003 che ha recepito la Direttiva ‘discariche’ 1999/31/CE.

Per approfondire:

  • I dati di emissione dei gas serra e il documento di descrizione della comunicazione dei dati sono pubblicati sul sito UNFCCC insieme a quelli degli altri paesi.
  • La serie storica nazionale delle emissioni è anche disponibile sul sito web dell’ISPRA
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