Le grandi centrali Enel e il paradosso delle biomasse

  • 12 Aprile 2013

Enel Green Power investe in 5 impianti a biomassa la cui sostenibilità suscita dubbi. Per alimentarli serviranno 56.250 ettari di terreni e il calore prodotto andrà sprecato. Beneficeranno dell’incentivo per la filiera corta, pur non essendo entrati in esercizio entro il 31 dicembre 2007. Fiper denuncia "l’ennesima eccezione di trattamento".

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Enel Green Power investe in 5 impianti a biomassa la cui sostenibilità suscita dubbi. Beneficeranno dell’incentivo per la filiera corta, pur non essendo entrati in esercizio entro il 31 dicembre 2007. Fiper denuncia “l’ennesima eccezione di trattamento”. Pubblichiamo il comunicato dell’associazione:

Dopo il via libera dell’antitrust europeo, lo scorso 28 marzo Enel Green Power ha siglato l’accordo definitivo per l’acquisizione da parte di Enel del 50% di Powercrop, società dedicata alla riconversione energetica dei terreni già destinati alla produzione di barbabietola da zucchero. Con questa acquisizione Enel Green Power parteciperà alla realizzazione di 5 nuovi impianti con una capacità installata complessiva di 150 MW elettrici.

I 5 progetti di riconversione riguardano: Russi (RA) con una potenza di 31 MW, Macchiareddu (CA) da 50 MW, Castiglion Fiorentino (AR) da 19 MW, Fermo (FM) da 19 MW ed Avezzano (AQ) da 30 MW. Da una valutazione FIPER, questi impianti necessiteranno di circa 2.250.000 ton/annue di biomassa legnosa (produzione stimata di 40 ton/ha a umidità 55%) corrispondenti a circa 56.250 ettari di terreni, corrispondenti a una fascia di terra di 100 metri che collega Roma a Milano (circa 561 km) per fornire biocombustibile alle 5 centrali. L’energia prodotta beneficerà dell’incentivo per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in filiera corta, ossia k=1,8 sui certificati verdi pur non essendo entrati in esercizio entro il 31 dicembre 2007, decorrenza prevista per poter beneficiare dell’incentivo.

Nonostante il Decreto DM 6 luglio 2012 riconosca un bonus specifico per la cogenerazione ad alto rendimento e l’impiego di sottoprodotti per la produzione di energia elettrica da biomasse, assistiamo all’ennesima eccezione di trattamento. Forte la denuncia di FIPER per la firma dell’accordo che di fatto sancisce il riconoscimento all’inefficienza produttiva, visto che il calore prodotto per la generazione elettrica verrà comunque dissipato nell’aria.

“Non c’è da stupirsi, aggiunge Righini presidente FIPER, se nascono i comitati locali contrari all’installazione degli impianti a biomassa. Anche noi gestori di teleriscaldamento a biomassa non condividiamo la scelta di puntare a grandi taglie, non sostenibili economicamente visto oltretutto il calo del prezzo dell’energia elettrica, che inevitabilmente creano distorsioni nel mercato di approvvigionamento della biomassa e non promuovono filiere virtuose date dalla messa in sicurezza del territorio”.

Fiper ha già segnalato lo scorso febbraio 2012 all’Autorità Antitrust la posizione dominante sul mercato di approvvigionamento del cippato da parte delle aziende, produttrici di sola energia elettrica, che beneficiano del coefficiente moltiplicativo K=1,8 sui certificati verdi e che quindi stanno creando una distorsione del valore del cippato, e quindi del mercato, a danno delle centrali di teleriscaldamento.

Il paradosso nasce anche dal fatto che la domanda di energia elettrica nazionale è in netto calo; che senso ha incentivare nuovi impianti di questo tipo, quando i cicli combinati già esistenti e realizzati non riescono a essere impiegati a pieno regime, con l’effetto di un ulteriore aggravio di costi per l’economia italiana?

E che dire degli ettari destinati alla produzione di energia, precedentemente destinati alla produzione food? Fiper concorda con il monito lanciato dal presidente Burdese di Slow Food durante il convegno del 5 aprile a Torino, di garantire lo sfruttamento dei terreni innanzitutto per le colture edibili e le altre attività agricole (anche e soprattutto di eccellenza) e solo in maniera residuale per produzioni dedicate a fini energetici.

Fiper inoltre ribadisce il principio secondo cui la rinnovabilità dell’energia prodotta dalle biomasse è in funzione della sostenibilità della filiera di approvvigionamento e della tecnologia impiegata nella trasformazione in energia. Da non ultimo si evidenzia che il costo di questa incentivazione grava sulla bolletta elettrica dei cittadini. Gli stessi potrebbero risparmiare sul costo del riscaldamento domestico, allacciandosi a reti di teleriscaldamento a biomassa, se venisse emanato il decreto che favorisce la realizzazione delle reti di teleriscaldamento sul territorio nazionale come previsto dall’art.22 del decreto n.28/2011. Non è questo il paese delle meraviglie?! E intanto Pantalone paga.

(da comunicato Fiper)

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