Nuova linfa per il mercato dei certificati bianchi

  • 9 Aprile 2013

Con il nuovo decreto si assicura continuità al mercato dei titoli di efficienza energetica, ma servono proposte costruttive per affinarlo e stabilizzarlo, oltre che misure in grado di renderlo più accessibile. Il criterio di addizionalità applicato alla sostituzione dei motori elettrici. Articolo a cura di Davide Zanni (Galileia) e Arturo Lorenzoni (Univ. Padova).

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Il decreto 28 dicembre 2012 ha finalmente disegnato il nuovo quadro di riferimento per il mercato dei certificati bianchi per il periodo 2013–2016, assicurando la continuità dell’impegno sul fronte dell’efficienza energetica. Si apre una nuova pagina per questo mercato, che ci si augura possa essere una pagina di crescita tecnica ed economica, con una maggiore attenzione alla ricerca dell’efficienza nelle imprese e nei consumatori finali di energia.

A fronte delle criticità che oggi caratterizzano il mercato energetico, la nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN) individua quattro obiettivi prioritari largamente condivisibili, anche se non facilmente compatibili tra loro: 1) riduzione del costo dell’energia, con un allineamento dei prezzi a quelli in Europa; 2) miglioramento della sicurezza energetica nazionale; 3) crescita economica sostenibile e 4) perseguimento al 2020 degli obiettivi europei definiti nel Pacchetto Clima-Energia.

L’efficienza energetica concorre per tutti gli obiettivi della SEN e ha inoltre il pregio di avere un effetto moltiplicatore nel favorire un simultaneo raggiungimento dei target ambientali al 2020. Infatti, attraverso una riduzione dei consumi finali, il miglioramento dell’efficienza energetica permette di ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera e di aumentare indirettamente la percentuale di consumi coperti da fonti rinnovabili.

L’Italia è stato il primo Paese a dotarsi di un meccanismo incentivante per il risparmio energetico con l’introduzione dei Titoli di Efficienza Energetica (TEE), anche noti come Certificati Bianchi, meccanismo avviato nel 2001 in attuazione del D.Lgs. 79/1999 per l’elettricità (art. 9, c. 1) e del decreto 164/2000 per il gas (art. 16, c. 4), ma reso operativo solo dal 1° gennaio 2005 con i decreti ministeriali del 20 luglio 2004, a causa del ritardo nella definizione delle regole operative.

Effettivamente il tema dell’efficienza energetica non è semplice da trattare, a causa della difficoltà di isolare le variabili che vi concorrono: mutamenti nei comportamenti dei consumatori, variazioni nella struttura produttiva e innovazioni tecnologiche. Dalla sua creazione a oggi, il mercato dei TEE ha conseguito risultati positivi, ma sicuramente migliorabili alla luce di altre esperienze simili. In particolare, nel 2012 si è palesata la difficoltà di generare un’offerta sufficiente alla copertura degli obblighi imposti. Dal 2005 i progetti maggiormente premiati dal meccanismo sono quelli che hanno richiesto un limitato capitale di investimento iniziale, limitati tempi di ritorno e ridotti risparmi energetici unitari.

La maggioranza degli interventi di risparmio è stata conseguita nel settore civile, limitatamente a poche tecnologie per le quali esistono schede standard dedicate; la remunerazione economica dei titoli è stata in grado di coprire solo una piccola parte di investimenti più strutturali e va riconosciuto che gli interventi di miglioramento dell’efficienza sono stati meno delle potenzialità stimate (si veda per esempio il PAEE 2011); ciò non è riconducibile solamente al livello di incentivazione, ma anche e soprattutto al complesso disegno istituzionale del meccanismo dei TEE, soggetto ad alcune criticità di natura informativa e finanziaria con il coinvolgimento di una pluralità di soggetti le cui competenze non sono sempre state chiare (AEEG, ENEA, GSE, MSE). Il passaggio di competenze dall’AEEG al GSE, sancito nel Decreto del 28 dicembre 2012, assume l’importante significato di semplificazione amministrativa.

Vi sono poi diversi fattori che ostacolano gli investimenti in efficienza. L’Agenzia Internazionale per l’Energia ha individuato barriere di natura finanziaria e difficoltà di accesso al credito; anche gli investimenti con ritorni positivi, ma dilazionati nel tempo, possono non essere attuati, se pur giudicati economicamente convenienti, nel caso vi siano difficoltà a ottenere prestiti da istituti di credito o siano presenti vincoli di budget aziendale. Il rilascio dei TEE solo negli anni successivi all’investimento, con la dilazione temporale dei ricavi, appanna di molto l’effetto incentivo.

Nel momento dell’approvazione dell’intervento in efficienza energetica, il numero di TEE generabili da un progetto è quantificato e definito, ma la normativa prevede che i TEE generati da un progetto non siano rilasciati up-front, cioè al momento dell’approvazione e realizzazione dell’intervento (soluzione adottata invece dal meccanismo francese), bensì con cadenza trimestrale durante il corso della vita tecnica del progetto, al fine di garantire che i TEE rilasciati corrispondano effettivamente ai risparmi energetici realizzati nel tempo.

D’altra parte, il limitato ricorso al meccanismo dei TEE è in parte riconducibile alla molteplicità di strumenti di incentivazione dell’efficienza energetica che sono andati in parte a sovrapporsi e in parte a concorrere con i TEE, erodendone il campo di applicazione e diminuendo l’offerta sul mercato. Il successo delle detrazioni fiscali del 55% rispetto all’accesso al mercato dei TEE è evidente. Il maggior ricorso alle detrazioni è imputabile alla frammentazione dei progetti realizzati negli usi termici del civile, alle limitazioni sui soggetti abilitati alla presentazione dei progetti più facilmente accessibili grazie ai minori requisiti giuridici, alla più semplice gestione e comprensione del meccanismo di detrazione e alla sua maggiore remunerazione rispetto a quella garantita dai TEE.

Tuttavia, il livello di incentivazione risulta una barriera secondaria se rapportata a quella informativa e cognitiva, considerato che molti investimenti in efficienza hanno ritorni economici positivi in brevi tempi. Le banche tendono a valutare il ritorno economico di un investimento in efficienza energetica con un maggiore fattore di rischio perché il beneficio economico derivante dal risparmio energetico è misurabile in termini di riduzione di un costo, voce non sempre chiara e quindi percepita come maggiormente rischiosa, rispetto a un ricavo certo generabile da un aumento delle entrate.

Un’ulteriore criticità con la quale gli operatori del sistema si sono dovuti scontrare è l’applicazione del criterio di addizionalità. La normativa prevede che il meccanismo dei TEE debba premiare solo gli interventi di efficienza energetica che permettono un miglioramento rispetto a un benchmark tecnologico. L’obiettivo è bloccare l’incentivo agli interventi capaci di ripagarsi da soli e che si effettuerebbero a prescindere, volendo promuovere solo una riduzione dei consumi energetici addizionale rispetto a quella Business as Usual, attuabile tramite la diffusione di Best Available Technologies. La fissazione della soglia per cui un risparmio è considerato addizionale o meno, comporta potenziali rischi e inefficienze. La mancanza di chiarezza relativamente all’applicazione del criterio di addizionalità nelle procedure a consuntivo può creare incertezza in merito a quali progetti abbiano diritto a ricevere i TEE e in quale quantità. Un rischio legato alla fissazione di una soglia di addizionalità troppo elevata è quello di non certificare risparmi energetici che sono genuini, promuovendo una quantità sub-ottimale di interventi di risparmio.

Si è stimato il potenziale di risparmio energetico perso a causa dell’applicazione del criterio di addizionalità per il caso della sostituzione di motori elettrici con prestazioni energetiche non ottimali con motori a più alta efficienza (scheda tecnica n. 11T). Interpolando i dati relativi al Risparmio Specifico Lordo (contenuti nella scheda 11T) conseguibile per singola unità fisica di riferimento (motore), in funzione dell’organizzazione dell’attività d’impresa, con i relativi valori di rendimento per motori IE3 a 50 Hz (i più efficienti in base alla classificazione della norma IEC 60034-30 (2008)), si è calcolato il risparmio perso a motivo dell’attuale definizione di addizionalità (area rossa del grafico). Questo è compreso tra il 50 e il 65% (a seconda della taglia del motore) del complessivo potenziale di risparmio stimato dagli interventi di sostituzione di motori elettrici esistenti con altri più efficienti. In altre parole, con una definizione più aderente allo stato attuale dei motori installati si potrebbe ottenere un raddoppio della valutazione del risparmio conseguito.

Contro le considerazioni appena fatte va la decisione di rivedere al ribasso la vecchia scheda 11T nel nuovo Decreto riguardante i Certificati Bianchi, con l’emanazione della nuova scheda 30T che rende ancora più esiguo il riconoscimento del risparmio, alzando l’asticella del benchmark.
In questo specifico ambito l’addizionalità non è l’unica criticità che ha limitato gli interventi di sostituzione dei motori elettrici nel settore industriale. Altre che sono state identificate sono:

  • la soglia minima di progetto (20 tep/anno), difficilmente raggiungibile nonostante l’applicazione del coefficiente di durabilità τ;
  • il sovradimensionamento dei motori, il quale maschera il decadimento prestazionale del motore;
  • l’imperfetta informazione degli utilizzatori finali, i quali spesso non sanno che durante la vita di un motore il 95-98% del costo è rappresentato dai consumi energetici, mentre i costi di acquisto e manutenzione del motore stesso incidono solo per il 2-5%;
  • la difficoltà a considerare il Life Cycle Cost dell’impianto. Spesso i fornitori dei componenti non sono in grado di misurare con precisione il rendimento di un motore in funzionamento e quindi non offrono una convincente analisi economica per la sua sostituzione con un motore a più alta efficienza.

Sul piano concettuale il processo logico è chiaro, su quello dell’incoraggiare l’attenzione al tema dell’efficienza meno: rendere difficilmente accessibile il mercato non aiuta lo sviluppo dei progetti. Meglio sarebbe riconoscere una quota maggiore del risparmio conseguito rispetto alle tecnologie sostituite (e non quelle BAU nuove), con un obbligo maggiore per i soggetti obbligati.

A valle dell’emanazione del decreto che stabilisce i nuovi obblighi per i prossimi anni, sarebbe desiderabile poter supportare il consolidamento del mercato dei TEE con misure che lo rendano più accessibile. Esso trarrebbe beneficio, in termini di efficacia, da criteri chiari per procedure, tempistiche e risparmi energetici riconoscibili, per esempio attraverso la pubblicazione di linee guida e benchmark di riferimento presi da interventi già approvati a consuntivo. È di estremo interesse, per esempio, la proposta di creare un database pubblico, anonimo e non lesivo degli interessi economici degli operatori, contenente i progetti a consuntivo approvati, in modo da garantire un effetto volano che possa accrescere l’efficienza del sistema, mettendo a fattor comune le esperienze riuscite e favorendo in tal modo i processi di decisione attraverso strumenti chiari e oggettivi.

Per quanto riguarda il criterio di addizionalità sopra citato, qualora non si riesca ad accrescerne la trasparenza e il livello di informazione in riferimento alle modalità di applicazione, bisognerebbe in ultima istanza valutare la sua eliminazione. Si ricorda che l’applicazione dell’addizionalità ha creato incertezza soprattutto relativamente alle procedure a consuntivo. Un’alternativa per ovviare a questo problema consiste nell’ampliamento del numero di schede standard, consentendo a un numero sempre più elevato di progetti, attualmente sottoposti a una procedura di valutazione a consuntivo, di essere valutati tramite procedure standardizzate. Le 15 nuove schede presentate con il Decreto del 28 dicembre 2012 e la possibilità riconosciuta a soggetti terzi di predisporre e sottoporre a valutazione ulteriori schede sono provvedimenti coerenti.

L’auspicio è dunque quello di vedere proposte costruttive per affinare e stabilizzare il mercato. Il meccanismo dei TEE è un patrimonio della regolazione energetica italiana e va tutelato come strumento valido di stimolo all’innovazione e all’efficienza.

L’articolo è stato pubblicato sul n.1/2013 della rivista bimestrale QualEnergia con il titolo “L’efficienza possibile”.

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