Inquietanti cambiamenti della politica europea su clima ed energia?

Una riflessione di G.B. Zorzoli, portavoce del Coordinamento FREE, su un possibile e allarmante mutamento di pelle nelle politiche energetiche e climatiche europee che sembrerebbero manifestarsi nel Libro Verde della Commissione, in consultazione fino al 2 luglio. Appare più sfumata la priorità, che pensavamo ormai assodata, di mettere al centro rinnovabili ed efficienza energetica.

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Il 27 marzo è stato reso pubblico il Libro Verde della Commissione Europea A 2030 framework for climate and energy policies (pdf). Il documento riflette significativi e, per più aspetti, inquietanti cambiamenti rispetto alle precedenti comunicazioni sul medesimo tema, giustificati in apertura (pag. 2 del documento) dai paralleli cambiamenti nel quadro di riferimento rispetto al 2008-2009, quando venne definita l’impostazione originale:

  • effetti della crisi economica in atto
  • problemi di bilancio di alcuni Stati Membri e difficoltà dei privati nel farsi finanziare investimenti a lungo termine
  • evoluzione dei mercati energetici, in particolare per le rinnovabili, il nucleare, il petrolio e il gas non convenzionali
  • preoccupazioni dei consumatori domestici e delle imprese per i costi dell’energia
  • divario fra la politica europea per la riduzione dei gas serra e quelle praticate altrove.

Da queste premesse discendono numerosi dubbi e interrogativi che non differiscono sostanzialmente da quelli attorno ai quali ruota il dibattito nel nostro paese.

Innanzitutto, il documento sottolinea che le sfide alla gestione dei sistemi energetici poste dalla penetrazione delle rinnovabili sono state in alcuni casi sottovalutate, e cita esplicitamente il potenziamento delle reti, i problemi derivanti dalla non programmabilità del solare e dell’eolico e dall’impatto che in alcuni paesi le misure di sostegno alle FER hanno avuto sull’integrazione del mercato dell’energia. Poi passa a formulare una serie di interrogativi. Eccone, a titolo esemplificativo, alcuni.

Gli obiettivi al 2030 delle politiche climatiche ed energetiche devono essere assunti a livello europeo, nazionale o settoriale? Devono essere legalmente vincolanti? 

Subito dopo si sottolinea il rischio che efficientamenti energetici e sviluppi delle rinnovabili superiori alle attese possano ridurre il prezzo degli ETS, diminuendo l’impegno verso la decarbonizzazione delle imprese.

Come obiettivo da perseguire è preferibile il contenimento dei consumi complessivi di energia oppure dei consumi per unità di PIL, che “potrebbero meglio riflettere le dinamiche dell’economia europea”?

E’ opportuno considerare il target al 2030 per le emissioni di gas climalteranti disgiunto da quelli concernenti la sicurezza degli approvvigionamenti e la competitività? Anche perché, si legge, “occorre riconoscere che un apporto più elevato delle fonti rinnovabili e maggiori risparmi energetici non assicurano da soli più alti livelli di competitività e di sicurezza energetica”. Infatti, per ridurre i prezzi delle fonti tradizionali e la dipendenza dalle importazioni il Libro Verde sottolinea la necessità di “consentire lo sfruttamento delle risorse interne di petrolio e gas, convenzionali e non convenzionali, in condizioni ambientalmente sicure”, ignorando le perplessità, finora prevalenti, in merito allo sfruttamento estensivo delle riserve europee di shale gas.

Le domande in calce al documento, oggetto di una consultazione pubblica aperta fino al prossimo 2 luglio, riflettono le incertezze e i dubbi esposti nel Libro Verde. Di conseguenza, l’approccio prescelto per affrontare i problemi sul tappeto sembra orientato a influenzare i risultati della consultazione, facendo prevalere l’indirizzo di:

1. affidare principalmente ai singoli Stati Membri la scelta degli strumenti per portare avanti le politiche energetiche e climatiche;

2. adottare obiettivi meno vincolanti degli attuali;

3. puntare in larga misura su programmi di ricerca e innovazione in grado di rendere automatico l’utilizzo di tecnologie e processi produttivi a basso contenuto di carbonio, in quanto convenienti sotto il profilo economico.

In sintesi, un cambiamento di rotta così radicale non può in alcun modo essere sottovalutato e richiede una campagna di controinformazione capace di determinare risposte alle domande oggetto della consultazione che ribadiscano la priorità, per un efficace politica di contrasto al cambiamento climatico, dell’impegno per l’efficienza energetica e lo sviluppo delle rinnovabili, quali componenti essenziali della transizione vero la Green Economy, unico strumento in grado di riuscire contemporaneamente a farci uscire dalla crisi attuale e a comporre positivamente sviluppo economico, occupazione e difesa dell’ambiente.

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