Energia nucleare? Solo al doppio del prezzo di mercato

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Il governo britannico ha rilanciato con un report la sua strategia nucleare che prevede di realizzare 16 GW di reattori. Ma per ora gli unici disposti a costruire la prima centrale atomica nel paese dal 1995, i francesi di EDF, chiedono come garanzia che l'elettricità prodotta venga acquistata per 40 anni al doppio del prezzo del mercato.

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Martedì il governo britannico ha rilanciato ufficialmente il suo piano nucleare, ma per ora gli unici disposti a costruire la prima centrale atomica nel paese dal 1995 l’EDF, chiedono come garanzia che l’elettricità che sarà prodotta venga acquistata per 40 anni al doppio del prezzo del mercato. La situazione dell’atomo oltre la Manica si può sintentizzare così.

Londra, a differenza di altre potenze come Germania e Giappone che hanno optato per l’abbandono, vede ancora il nucleare come centrale nel suo mix energetico futuro. L’esecutivo britannico lo ha ribadito ieri: punta a far costruire centrali per 16 GW, cosa che dovrebbe creare circa 40mila nuovi posti di lavoro. Nella strategia illustrata oltre 40 milioni di sterline in fondi per la ricerca e collaborazioni con l’industria del settore.

Ma, se guardiamo a come stanno andando le cose, l’ostinazione nucleare britannica rischia di costare molto cara al paese e in particolare ai consumatori, che dovranno foraggiarlo con i soldi presi dalle loro bollette. Per ora infatti c’è solo l’EDF, disponibile a costruire reattori nel paese e lo farà solo se l’energia prodotta dalla nuova centrale verrà pesantemente incentivata.

L’azienda francese la settimana scorsa ha avuto il via libera per il suo piano: due reattori da 1,6 GW per un investimento preventivato di 14 miliardi di sterline e vorrebbe che l’energia prodotta in futuro le fosse pagata per 40 anni non meno di 100 sterline per MWh, circa il doppio del valore di mercato. Secondo i critici questo costerebbe agli utenti britannici circa 1 miliardo di sterline all’anno. La speranza è che i due reattori, che saranno realizzati ad Hinkley Point nel sud-ovest dell’Inghilterra, siano pronti entro il 2025.

Il valore proposto da EDF, peraltro, oltre ad essere circa il doppio del valore di mercato attuale, è al di sopra di qualsiasi previsione di aumento dei prezzi, nonché in contrasto con la volontà di Londra di contenere i costi dell’elettricità. La controproposta governativa, non ufficiale, sarebbe di garantire 80 sterline a MWh per 35 anni.

In ogni caso dunque è pacifico che per avere nuovo nucleare nel paese bisogna incentivarlo come se fosse una fonte di energia pulita. Ed è chiaro che lo si farà, a dispetto delle passate assicurazioni che le nuove centrali nucleari si sarebbero realizzate esclusivamente con il denaro dei privati. Per permettere la costruzione di nuovi reattori, come disposto dall’ultima riforma del mercato elettrico, verrà infatti adottato il meccanismo dei cosiddetti contracts for difference, una sorta prezzo dell’energia garantito. Per semplificare, se alla centrale di EDF verrà garantito uno strike price di 100 £/MWh come richiesto, quando il prezzo di mercato sarà al di sotto di questa cifra (come in efetti è) il pubblico dovrà pagare la differenza tra prezzo di mercato e strike price.

L’esito della contrattazione sul prezzo tra governo ed EDF, spiega al Guardian il consulente Roland Vetter, dipenderà anche da come verrà suddivisa la partecipazione al rischio che i costi lievitino in fase di costruzione. L’esecutivo ha già dichiarato esplicitamente di non voler usare soldi pubblici per coprire eventuali sforamenti di budget e tempi, memori di cosa sta succedendo negli unici due cantieri nucleari aperti in Europa, Olkiluoto e Flamanville, che hanno entrambi accumulato ritardi e aggravi di costo impressionanti, e del fatto che proprio l’incertezza sui costi ha fatto uscire dall’affare la britannica Centrica, che era partner di minoranza di EDF nell’operazione.

D’altra parte il potere contrattuale di Londra è limitato dal fatto che è EDF per ora è l’unica disposta a costruire centrali nel paese. Quindi è sempre più chiaro che il nucleare può essere un affare per alcuni solo a patto di avere garantiti massicci aiuti pubblici.

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