Il fotovoltaico dopo il fallimento di Suntech

Il mondo del solare si sta chiedendo cosa significhi il fallimento di Suntech per il fotovoltaico mondiale. Secondo qualcuno farà bene al settore: seguiranno altri produttori e si ridimensionerà una capacità produttiva spropositata rispetto alla domanda. Ma difficilmente i governi locali cinesi lasceranno che le aziende chiudano i battenti.

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Mentre in queste ore arriva la notizia che le autorità cinesi, in attesa di fare chiarezza sui conti dell’azienda, stanno trattenendo in Cina il fondatore dell’azienda, Shi Zhengrong, cittadino australiano, il mondo del solare si sta chiedendo cosa significa il fallimento di Suntech per tuttto il settore.

Come avevamo riportato, il colosso cinese ha dichiarato bancarotta alla fine della settimana scorsa, alcuni giorni dopo aver annunciatoil default di proprie obbligazioni in scadenza venerdì 22 per 541 milioni di dollari. Quasi certa ora è la nazionalizzazione dell’azienda che diverrebbe di proprietà della municipalità di Wuxi: a poche ore dall’annuncio del default obbligazionario, Suntech ha nominato alla presidenza Weiping Zhou, sinora presidente di Guolian Futures, una filiale del gruppo pubblico Wuxi Guolian Development.

Fino all’anno scorso Suntech era uno dei primi produttori di celle e moduli fotovoltaici del mondo. Nella sua storia ha raggiunto fatturati fino a 16 miliardi di dollari; il valore delle sue azioni, crollato a 59 centesimi di dollari prima della sospensione martedì scorso, 5 anni fa aveva superato gli 88 dollari. Il suo fallimento è il primo del genere avvenuto per un azienda cinese e il più importante mai avvenuto nel mondo del FV. Chiaro che in molti si stiano chiedendo che conseguenze porterà.

Una delle opinioni che si leggono in questi giorni è che, a conti fatti, questo crollo faccia bene alla salute del settore. La bancarotta di Suntech, cui ne seguiranno probabilmente altre, dovrebbe alleviare la crisi da sovracapacità di cui l’industria è vittima, fermando la discesa dei prezzi – meno 60% in poco più di un anno – che sta mettendo in ginocchio i produttori, costretti al momento a vendere sottocosto, con conseguenze negative per i bilanci, ben evidenti in quel che è accaduto al colosso di Wuxi.

Sul Financial Times, ad esempio, si legge che “bilanci disastrati hanno portato ad uno stop la crescita della capacità produttiva, e la domanda si sta riprendendo”. Secondo i commentatori della testata economica la profittabilità nel settore dovrebbe tornare entro l’anno prossimo.

Sottointeso è che nel frattempo molte altre aziende subiscano la sorte di Suntech. Un report di Green Tech Media uscito a ottobre 2012 stimava che circa 180 aziende del fotovoltaico mondiale (54 delle queli cinesi) al quel momento erano “morti che camminavano”, destinate cioè nel giro di 3 anni a scomparire o a essere acquisite: il 60% dei produttori esistenti, si prevede, usciranno dal mercato entro il 2015.

Il problema però è che non è affatto detto che questi fallimenti si traducano automaticamente in una riduzione della capacità produttiva, attualmente tra i 60 e i 70 GW con una domanda per il 2013 che si prevede essere di poco superiore ai 30 GW. Come sta succedendo per Suntech, che continuerà verosimilmente a lavorare controllata dal governo locale di Wuxi, molte altre aziende cinesi potrebbero sì fallire, ma, salvate dalla mano pubblica, non uscirebbero concretamente dal mercato.

Come sottolinea Jenny Chase, analista di Bloomberg New Energy Finance, intervistata dalla rivista dell’MIT, il futuro prossimo del FV, oltre che dalla crescita della domanda, dipenderà da quanto in fretta si lasceranno fallire le aziende in crisi. Sul versante domanda ci sono buone notizie dai nuovi mercati, aperti anche dal crollo dei prezzi: oltre al gigantesco mercato domestico cinese, spinto dagli obiettivi governativi, stanno crescendo diversi nuovi mercati nei paesi emergenti (QualEnergia.it, Fotovoltaico, la speranza è nei mercati emergenti).

Quanto ai fallimenti, però, difficilmente le aziende cinesi “di troppo” chiuderanno davvero i battenti:  il governo centrale di Pechino sa che non si possono avere nel paese 500 produttori di moduli,  anche le banche, chiedendo in 8 che Suntech fosse dichiarata insolvente, hanno dimostrato di essere essere coscienti della necessità di un consolidamento del settore, ma i governi locali  faranno di tutto per tenere in piedi le aziende, col fine di salvare posti di lavoro. Il salvataggio pubblico da parte del governo locale che si sta profilando per Suntech, segue i casi analoghi di soccorso da parte di governi locali a LDK Solar (Xinyu), Shanghai Chaori Solar (Fengxian) e CNPV Solar e, prevede GTM Research, questo sarà uno schema che vedremo ripetersi.

D’altra parte il grosso dell’investimento nel fotovoltaico è nel mettere in piedi le linee di produzione, mentre i costi operativi sono relativamente bassi: per questo ha senso far lavorare le aziende anche in condizioni sfavorevoli, al fine di ripagare almeno parte degli interessi sui grossi investimenti iniziali. Si spiega così l’eccesso di capacità produttiva che sta mettendo in ginocchio il settore. E per superare il quale, a quanto pare, bisogna sperare più che altro in un aumento della domanda.

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