Il sospetto di green washing della vecchia politica

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Grazie al risultato del M5S si colgono segnali di cambiamento anche nel linguaggio: si parla di decrescita, di cambio di paradigma economico ed energetico, ma stampa e partiti storici rincorrono queste istanze a volte storpiandole, a volte provando a cavalcarle a loro uso e consumo. Un commento di Debora Billi, giornalista e blogger.

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Qualenergia.it ha chiesto a diversi esperti del settore energetico, dell’ambientalismo, dell’informazione specializzata, di commentare l’attuale intricata situazione politica post-elezioni, di spiegare le sue possibili implicazioni sul terreno energetico-ambientale e di indicare i propri auspici in questo ambito per il nostro paese. Qui riportiamo il parere di Debora Billi, giornalista, blogger (Crisis, Petrolio e su ilfattoquotidiano.it).

 

Malgrado la situazione politica italiana post-elettorale mostri un quadro di instabilità, è con compiaciuta sorpresa che si colgono immediati segnali di cambiamento in senso positivo.

Quando mai prima avevamo potuto ascoltare Maurizio Pallante in prima serata, intervistato da prestigiosi anchor men? Quando mai in seguìti talk show si è disquisito di decrescita, cambio di paradigma, e persino (udite udite) della finora sconosciuta paroletta “EROEI“? (Energy Returned On Energy Invested o ritorno energetico sull’investimento energetico, ndr).

A prescindere dalle personali opinioni sul Movimento 5 Stelle, è evidente che il successo elettorale di tale forza politica ha catapultato ai primi punti all’ordine del giorno i temi ambientali più attuali, quelli che superano la tradizionale “ecologia” per spostarsi decisamente verso il cambio di paradigma, e che rappresentano il vero “core business” del Movimento di Grillo.

Sia da parte della stampa tradizionale, che dal fronte dei partiti, si assiste ad una rincorsa a capire e a fare proprie le istanze che inaspettatamente hanno fatto breccia in un quarto dell’elettorato e che si dimostrano ai primi posti nei pensieri degli italiani.

Certo, poi ognuno lo fa a modo suo. La stampa finge di non aver capito ancora bene come si traduca la parola ‘decrescita’, che molti dipingono come una sorta di immiserito medioevalismo/primitivismo; mentre il principale partito di sinistra pare approfittare della situazione per rilanciare la sua magica locuzione “green economy“, o economia verde, a cui è tanto affezionato. Sembra una bella cosa: ma non c’è da fidarsi, proprio per niente. Ricorda tanto altre invenzioni del PD, come il “new global” del 2001, o il “newclear”, il nucleare pulito di Chicco Testa, insomma strategie di marketing per cavalcare un’onda distorcendola al contempo per i propri lobbystici propositi.

Che il grande cambiamento, per ora, si concretizzi solo a parole è dimostrato, ad esempio, dal silenzio tombale che ha accompagnato la Strategia Energetica Nazionale approvata dal governo in carica appena pochi giorni prima dell’insediamento del nuovo Parlamento. A prescindere dal contenuto, si sarebbero dovute levare sonore proteste per tale arbitrio da parte del governo, che ha varato un documento così importante senza ascoltare nessuno e con uno schiaffo in faccia alla nostra istituzione sovrana, un po’ come Andreotti e il suo colpo di mano sul CIP6 nel ’92.  

Avete sentito qualcosa, in particolare da parte della più sensibile sinistra? Nulla di nulla, se si esclude la flebile voce di Realacci. Forse perché, già da tempo, i contenuti della SEN sono ampiamente condivisi e promossi dallo stesso PD, che ne ha fatto addirittura dei cavalli di battaglia in passato. Un esempio: la famigerata storia dell’Italia come “hub del gas“, ovvero centrale europea di passaggio e distribuzione del gas proveniente da mezzo mondo, sia via gasdotti che via rigassificatori, appena rifinanziati nella SEN con un miliardo di euro pagato dalle bollette. 

E il carbone? Altra fonte energetica di cui Bersani si è spesso nel passato reso promotore, e che si ripropone costantemente come i peperoni. Pare impossibile liberarsene, nella SEN rientra dalla finestra con ampliamenti e nuove autorizzazioni. E poi il petrolio, con autorizzazioni a pioggia per prospezioni un po’ ovunque. Meglio non pensare neppure che si stia in realtà aprendo la strada al fracking.

Insomma, nel quadro politico italiano è entrata un po’ d’aria fresca che costringe a mettere sul tavolo argomenti finora sempre taciuti e nascosti. Contemporaneamente, pare che si approfitti per dare una verniciatina di verde e fare un po’ di green washing alla solita vecchia politica energetica voluta dai potentati che controllano i vertici di partito. Ci vorrà un po’ di tempo, per vedere se gli equilibri sono cambiati davvero e se si verificherà una decisa sterzata. Un tempo che, ahinoi, forse il nuovo Parlamento non avrà.

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