Il mercato delle caldaie a condensazione in Italia

  • 4 Marzo 2013

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In Italia il parco caldaie è di oltre 19 milioni di unità installate, tra sistemi autonomi e centralizzati. Per la maggior parte sono apparecchi di età avanzata con rendimenti piuttosto bassi ed elevati consumi ed emissioni. Qualenergia.it pubblica uno Speciale sulla scelta di una caldaia a condensazione in sostituzione della vecchia caldaia curato da Assotermica.

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SPECIALE TECNICO: Guida alla sostituzione della vecchia caldaia con una a condensazione

L’efficienza energetica e lo sviluppo delle rinnovabili (termiche in particolare) sono materie di rilevanza strategica, sia a livello industriale – se si considerano i numerosissimi investimenti che vengono compiuti dalle imprese italiane o che operano in Italia – sia per l’intero sistema Paese. Le tecnologie impiantistiche nazionali in grado di fornire energia per gli impianti di riscaldamento, condizionamento e produzione di acqua calda, consentono di integrare “efficienza energetica e impiego di rinnovabili termiche”, con costi di gestione nettamente inferiori, valorizzando di conseguenza lo stesso patrimonio immobiliare che li ospita.

In Italia abbiamo un parco caldaie di oltre 19 milioni di unità installate, tra sistemi autonomi e centralizzati, composto per la maggior parte da apparecchi di età avanzata con rendimenti piuttosto bassi ed elevati consumi ed emissioni. Si stima addirittura che più di 7 milioni di caldaie siano antecedenti alla direttiva 90/396/CE sugli apparecchi a gas, ovvero abbiano più di 15 anni di età.

Il paradosso è proprio quello che vede da tempo le aziende italiane esportare con successo le loro eccellenze all’estero, ma trovare notevoli difficoltà sul mercato domestico, purtroppo anche a causa di una politica che non riesce a cogliere tutte le potenzialità e le opportunità di un settore strategico per l’economia nazionale.

Ad oggi possiamo stimare che su un mercato nazionale di circa 850.000 caldaie vendute annualmente, poco meno del 30% siano a condensazione ovvero ancora troppo poco rispetto a quello che avviene all’estero. Ciò a maggior ragione se consideriamo che sono ancora poche le famiglie che hanno riammodernato l’impianto termico negli ultimi anni.

Le potenzialità sono comunque elevate perché la tecnologia ben si adatta alle molteplici casistiche edilizie e, soprattutto in prospettiva di sostituzione degli impianti esistenti, costituiscono una tra le soluzioni più efficaci e convenienti.

Una testimonianza di queste potenzialità è emersa anche dal lavoro della Task Force Efficienza energetica di Confindustria, che in cinque anni di attività ha individuato i settori più promettenti ai fini del risparmio energetico con l’obiettivo di indirizzare le Istituzioni verso una politica per l’efficienza di medio-lungo periodo.

La sintesi di quanto emerso, in termini di potenziale di risparmio energetico nel periodo 2010-2020, è ben documentata dal graficoin basso, che vede la condensazione tra le tecnologie più “attrattive” per quel che riguarda il rapporto tra costi e benefici, per il singolo e per le casse dello Stato.

 

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