Rinnovabili europee tra freni e crescita esplosiva

Il tentativo del ministro dell’ambiente tedesco di bloccare la crescita degli incentivi alle rinnovabili in Germania è fallito e dimostra come la transizione verde sia ormai una realtà nel Paese. Bisognerà fare grandi numeri, anche in Italia, definendo regole certe e con i minori costi possibili per il sistema. Silvestrini a Ecoradio. Ascolta audio.

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Ascolta audio (mp3-durata 3’30’’)

Il tentativo del ministro dell’ambiente tedesco di bloccare gli incentivi alle rinnovabili in Germania è fallito e dimostra ancora una volta come sia inarrestabile la transizione energetica nel Paese. Due dati lo dimostrano: il 31 gennaio di quest’anno in Germania la potenza eolica di punta è stata di 23.000 MW, con la possibilità di alimentare 46 milioni di case. Gli impianti fotovoltaici sono 1,3 milioni ed è sempre più solida la previsione tedesca di riuscire a soddisfare con il fotovoltaico il 10% della domanda elettrica al 2020 e il 20% al 2030.

Il tentativo di stop degli incentivi al FV in Germania non è un caso isolato. Basti pensare alle misure, anche retroattive, in Spagna, Repubblica Ceca o Grecia. Ci sono dei paesi che hanno invece deciso di spingere di più proprio in una fase di cambio governativo, come è successo in Francia.

Questo merita una riflessione sulle prossime politiche del nuovo governo in Italia. Le rinnovabili si trovano spesso a confrontarsi con cambi di normative che sono traumatiche per il settore che invece avrebbe bisogno di certezze. Bisognerà quindi puntare a fare grandi numeri con regole certe e con il minor costo per il sistema paese.

Sul piano europeo si sta discutendo la possibilità di porsi degli obiettivi al 2030, che includono obiettivi sulle emissioni di gas climalteranti e sulle rinnovabili. Va detto che per quanto riguarda l’Italia gran parte della crescita dell’energia elettrica nei prossimi decenni deriverà proprio dal fotovoltaico che sarà realizzato peraltro senza incentivi, con un beneficio economico netto per il paese.

L’opinione di Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club e QualEnergia, a Ecoradio.

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