Quei dati parziali sui costi dentro la bolletta

Al comunicato di Assoelettrica che accusa le rinnovabili di gonfiare la bolletta elettrica degli italiani rispondono Aper e Anie Energia. La replica è che si trascurano spesso importanti voci di costo e non si valutano i benefici connessi agli incentivi. Anche noi abbiamo fatto un rapido excursus sui costi nascosti e su alcuni benefici svaniti.

ADV
image_pdfimage_print

Dopo il comunicato di Assoelettrica che accusa le rinnovabili di gonfiare la bolletta elettrica degli italiani, trascurando altre importanti voci di costo e non valutando i benefici connessi agli incentivi, si sono scatenate le repliche. Abbiamo segnalato ieri quella di Aper, oggi risponde anche Anie Energia con un comunicato che riportiamo sotto.

Assoelettrica in effetti glissa anche sulle altre componenti di costo della bolletta, una per tutte il ‘caro gas’ e il fatto di essere un paese dipendente da fornitori esteri di combustibili fossili e da contratti capestro con il nostro paese.

Nelle bollette la voce “energia e approvvigionamento” che riguarda servizi di vendita che comprendono l’importazione di fonti fossili e la produzione in centrali termoelettriche vale per oltre l’85%. Questa componente, legata all’andamento del prezzo del petrolio, negli ultimi 10 anni è cresciuta del 177% se consideriamo la spesa annua per l’elettricità della famiglia tipo italiana, passando da 106,06 a 293,96 € (vedi dossier Legambiente).

Su quella voce pesano anche gli oneri d’acquisto di permessi a emettere e certificati verdi sostenuti dai produttori di energia convenzionale, ma la loro quota è minima. La gran parte di questo costo è legato, appunto, all’andamento del prezzo dei combustibili fossili e soprattutto del gas pagato dagli italiani (superiore al 25% rispetto alla media UE). Va anche aggiunto che il prezzo del gas alla centrale per la produzione di elettricità è anche più elevato ed è un altro dei misteri di questo paese (Qualenergia.it, Dove si annidano i maggiori costi dell’elettricità?). L’aumento delle bollette ha in effetti seguito l’andamento della voce “energia e approvvigionamento”, che a sua volta segue il prezzo del petrolio (cui è agganciato il prezzo del gas). La crescita del peso degli incentivi alle rinnovabili elettriche senza dubbio esiste, ma oggi questa quota non supera il 15% del costo della bolletta. Poi incidono tutti quegli “oneri generali di sistema” (decommissioning del nucleare, regimi tariffari speciali alle Ferrovie, sussidi CIP6 legati alle fonti “assimiliate”, ecc.), che poco hanno a che fare con l’energia  pulita.

A proposito di balzelli più o meno trasparenti spalmati in bolletta, abbiamo parlato su questo portale della Robin Hood Tax, una tassa pagata dalle imprese energetiche e scaricata probabilmente sugli italiani, come afferma l’Autorità, violando di fatto la stessa legge che la istituiva.

Inoltre basti pensare ai circa 250 milioni di euro messi in bolletta per rendere ‘solamente disponibile’ dal 1° gennaio al 31 marzo 2013, e con un preavviso di 48 ore, la produzione di vecchie e inquinanti centrali a olio combustibile. L’obiettivo sarebbe fronteggiare un’eventuale emergenza gas e il beneficiario unico, guarda caso, è l’Enel (Qualenergia.it, Tutto per Enel il ‘regalo’ alle centrali a olio combustibile .

Pe non parlare poi di quei circa 2,4 milioni di euro al giorno presi dalla voce “oneri di dispacciamento” delle nostre bollette che vengano bruciati in un’inefficienza del sistema: è l’effetto di una sistematica e notevole sottostima della produzione da fonti rinnovabili non programmabili fornita al ‘mercato del giorno prima’, che sicuramente ha avuto il suo peso nel 2012 e che, oltre a far intascare denaro alle utility ha attenuato l’effetto ‘taglia-bolletta’ (o effetto peak shaving) legato alla produzione di fonti pulite (vedi il meccanismo dello spreco su Qualenergia.it). Un effetto che andrebbe tenuto sotto controllo anche oggi.

Infine, sarebbe utile ricordare (Qualenergia.it, Per l’Autorità l’elettricità non è poi così cara“) che nel corso dell’ulitma presentazione della Relazione Annuale dell’Autorità per l’Energia, il suo presidente, Guido Bortoni, solito scagliarsi contro l’eccessivo peso degli incentivi alle rinnovabili in bolletta, ha dovuto ammettere attraverso i numeri che il prezzo del kWh per i consumatori italiani nel 2011 (anno di riferimento della relazione) è più basso rispetto alla Germania e anche a molti Paesi dell’Unione Europea: nel 2011 il prezzo medio del kilowattora pagato da un consumatore italiano nella fascia di consumi 2.500-5.000 kWh/anno è stato di 20,49 centesimi di euro/kWh, quasi 5 centesimi in meno rispetto ai 25,30 €cent/kWh spesi da un consumatore tedesco. E il confronto con la Germania, it makes sense, come direbbero gli anglosassoni, vista che parliamo di due grandi paesi manifatturieri (per noi potremo dire la stessa ancora a lungo?).

Dopo questo, certamente non esauriente, riepilogo sulla scarsa informazione e trasparenza riguardo alle nostre bollette, crediamo che il comunicato di Anie Energia abbia la capacità di sintetizzare ‘l’altra faccia della medaglia’, come recita il titolo della nota, del prezzo dell’elettricità, e integrare quanto detto sopra.

Per poter fare un’analisi strutturale del prezzo dell’energia elettrica è moralmente e tecnicamente doveroso prendere in considerazione tutti gli aspetti: dal meccanismo di formazione del prezzo nella Borsa Elettrica, che dovrebbe basarsi sulla competitività, fino alla quantificazione ed eventuale ridistribuzione degli oneri di sistema, decisi per legge.

Per quanto riguarda gli oneri di sistema la componente più importante è la A3, ovvero gli incentivi alla produzione da fonti rinnovabili: conto energia (CE), tariffa omnicomprensiva (TO) e certificati verdi (CV). Mentre il CE e la TO sono a carico dell’utente finale, i CV sono a carico dei produttori che sono costretti a comperarli sul mercato quando in proprio non generano la quota di energia da rinnovabili prevista dalla normativa vigente.

In questo contesto, mai, o raramente, si parla del meccanismo che stabilisce il prezzo dell’elettricità nella Borsa Elettrica (IPEX). Qui, infatti, si forma il prezzo di circa i due terzi dell’energia elettrica venduta in Italia e, grosso modo, i tre quarti di quella destinata ai clienti a maggior tutela (i piccoli consumatori). Le offerte di energia elettrica da parte dei produttori vengono accettate dall’Acquirente Unico in ordine di merito economico, cioè in ordine di prezzo crescente, fino a quando la loro somma in termini di kWh arriva a soddisfare la domanda prevista. Il prezzo del kWh dell’ultimo offerente accettato (quindi quello più alto) viene attribuito a tutte le altre offerte.

“E’ evidente – dichiara Matteo Marini, Presidente ANIE Energia – che l’aumento del prezzo dell’elettricità non è imputabile, se non in maniera trascurabile, agli incentivi alle fonti rinnovabili. In ogni contesto dove si discuta di energia elettrica dobbiamo anche considerare che l’utilizzo di combustibili fossili beneficia di sgravi fiscali che l’OCSE ha stimato in oltre 1,5 mld € nel 2010 cresciuti oltre i 2 mld € nel 2011. Infine il famoso CIP6, che ha incentivato, con quasi 40 mld € cumulati a fine 2011, le fonti assimilate tra le quali gli scarti della lavorazione dei combustibili fossili. Incentivi dei quali hanno beneficiato tutti i produttori tradizionali”.

Recenti analisi di rinomate organizzazioni nazionali (Fondazione per lo sviluppo Sostenibile nel Dossier “Kyoto 2013” e Legambiente nel Dossier “La verità sulle bollette elettriche 2012”) hanno dimostrato infatti che l’andamento del prezzo dell’elettricità ha sempre seguito fedelmente quello del prezzo dei combustibili fossili. Inoltre, negli ultimi due anni è iniziata una tendenza alquanto anomala: grazie alle rinnovabili abbiamo risparmiato 2,5 mld € equivalenti di combustibili fossili, si importa quindi meno fossili ma si pagano di più.

“Risulta alquanto paradossale – dichiara Valerio Natalizia, Presidente ANIE/GIFI – il fatto che tutti i benefici derivanti dall’utilizzo delle fonti rinnovabili, e tra queste anche del fotovoltaico, non ricadano sui consumatori di energia. Inoltre, come al solito, si fa sempre ricorso ad una comunicazione strumentale – vedi nota di Assoelettrica – che mette in risalto dei dati assolutamente parziali e che va a screditare l’operato di tantissimi imprenditori seri”.

“Basta con demagogie di parte che non portano a nessuna soluzione  – conclude Marini. Abbiamo il dovere professionale di collaborare tutti insieme affinché il sistema elettrico diventi il principale driver della ripresa economica del Sistema Paese.”

ADV
×