Certificazione energetica e la sua difficile assimilazione

Solo il 53% degli annunci di vendita e appena il 37% di quelli in affitto è in regola. Lo deduce un'indagine di Immobiliare.it ad un anno dall'entrata in vigore della norma che obbliga alla certificazione energetica. Come reagirà ora il mercato al divieto di autodichiarare la prestazione energetica del proprio immobile in classe G?

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Come sappiamo non è più possibile autodichiarare la peggiore prestazione energetica del proprio immobile in classe G dopo che l’articolo 9 delle «Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici», che prevedeva l’autodichiarazione del proprietario è stato abrograto (decreto n. 290 del 13/12/12).

Aveva anticipato lo stop all’autocertificazione, Sara Romano, Direttore Generale dell’Energia del Ministero dello Sviluppo Economico, intervistata da QualEnergia.it: “Potrebbe sembrare una piccola modifica, ma questa disposizione amplia l’area della certificazione energetica e, soprattutto, restituisce il valore stesso della certificazione, ossia non solo di uno strumento di diagnosi, ma anche uno strumento propositivo per capire dove e come intervenire per migliorare l’efficienza energetica degli immobili”.

Questa vecchia disposizione aveva peraltro portato la Commissione Europea ad aprire una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per incompleta e non conforme attuazione della Direttiva 2002/91/CE.

Che vi sia un notevole ritardo nel far assimilare e comprendere ai cittadini italiani l’importanza di tale adempimento obbligatorio dal 1° gennaio 2012  nei casi di vendita o di affitto lo dimostra anche un’analisi di Immobiliare.it ad un anno dall’entrata in vigore della norma: solo il 53% degli annunci di vendita e appena il 37% di quelli in affitto è in regola. L’attestato di classificazione energetica (Ace) è uno strumento di trasparenza per il consumatore perché offre la possibilità di conoscere, prima ancora di acquistare l’immobile, quanto incideranno i consumi energetici nella gestione dell’immobile. Ma sembrerebbe che sono in pochi a saperlo. E poi manca una concreta sanzione in caso di mancanza dell’attestato.

Come abbiamo detto sopra e come emerge anche dall’indagine, per evitare i costi della perizia, si ricorreva ad un’autocertificazione in classe G, con l’intento di classificare realmente l’immobile solo all’atto del rogito. Questo è espressione di “una forte resistenza da parte dei proprietari che, scoraggiati dai lunghi tempi di vendita, sono disposti a spendere solo dopo aver trovato l’acquirente”, afferma Carlo Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it.

Sugli oltre 60.000 annunci in mano ai privati presi in considerazione nell’analisi, solo l’11% ha una certificazione valida. La percentuale sale al 46% per gli annunci gestiti da agenzie immobiliari indipendenti, al 58% per quelli gestiti da intermediari affiliati a grandi gruppi (dotati di sistemi di certificazione dalle sedi centrali) e addirittura al 97% per quelli proposti direttamente dai costruttori per i quali, però, la certificazione energetica è un obbligo fin dalla fase progettuale.

L’Ace viene redatto a seguito dell’analisi degli indici di prestazione energetica del sistema di raffrescamento, di riscaldamento e di produzione di acqua dell’immobile: in breve, un edificio classificato in buona classe energetica (A+, A e B) avrà elevata efficienza energetica e consumi più bassi, uno in classe G sarà molto più energivoro e comporta quindi costi di gestione più alti.

La certificazione è la chiave anche per superare lo stato di arretratezza ‘energetica’ dei nostri edifici che è testimoniato dal fatto che, considerando solamente gli immobili provvisti di Ace, appena il 30% si trova nelle tre migliori classi energetiche.
Dall’analisi di Immobiliare.it si nota come la percentuale di annunci con certificazione valida sia molto diversa da Nord a Sud. Il Trentino Alto Adige può vantare ben l’80% di unità immobiliari certificate; a seguire si trovano il Veneto (62%), la Valle d’Aosta (58%) e la Lombardia (57%); agli ultimi posti di questa classifica la Puglia (24%), la Sicilia (23%) e la Basilicata, dove hanno un documento valido di attestazione dei consumi appena il 19% delle proposte.

“Se guardiamo alla domanda – continua Carlo Giordano – si notano alcune incongruenze. Il 24% di cerca un immobile in vendita o affitto lo fa filtrando gli annunci in base alla classe energetica, ma spesso le attese non sono corrispondenti alla realtà italiana. Il 59% dei potenziali acquirenti limita la sua ricerca agli immobili di classe A o superiore, ma nel nostro Paese la maggior parte delle case hanno una certificazione energetica compresa fra la D e la F.”

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