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L’eolico in mare tra crescita e incertezze

L'eolico offshore cresce e attira investimenti nonostante la crisi: l'installato cumulativo in Europa nel 2012 è aumentato del 31% e ora sfiora i 5 GW. Gli aerogeneratori crescono di taglia e si progettano parchi sempre più grandi, ma, come per le turbine a terra, il settore soffre dell'incertezza normativa. In Europa piani per 140 GW.

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L’eolico in mare continua a crescere e ad attirare investimenti nonostante la crisi. Gli aerogeneratori crescono di taglia e si progettano parchi sempre più grandi, ma, come per le turbine a terra il settore soffre dell’incertezza normativa e gli Stati membri sono in ritardo rispetto ai loro piani nazionale. E’ questa la fotografia dell’eolico offshore in Europa che arriva dall’ultimo report di EWEA, l’associazione europea dell’eolico (vedi allegato in fondo).

Nel 2012 nel vecchio continente si è installata quasi una turbina per ogni giorno lavorativo: 293 in un anno (a cui ne andrebbero aggiunte 76 che aspettano solo la connessione), distribuite in 9 parchi. Sono 1,16 GW di nuova capacità, una crescita del 33% rispetto al 2011. Il totale è così salito a 1.662 macchine, distribuite in 55 parchi, per una potenza cumulativa di quasi 5 GW (per la precisione 4.995 MW).

Nonostante una crescita del 31% della potenza cumulata anno su anno si è comunque in ritardo rispetto a quanto prevedevano i piani nazionali per le rinnovabili, sommando i quali ci si sarebbe dovuto aspettare a fine 2012 una potenza totale di 5,8 GW. Risultata troppo ottimistica, seppur di poco, anche la previsione fatta da EWEA nel 2009, che si sarebbero superati i 5 GW nel corso del 2012.

La nazione europea che più sta installando eolico in mare è il Regno Unito, che conta quasi il 60% della potenza europea e ha piani ambiziosi per i prossimi anni. La quota della Danimarca è del 18%, quella del Belgio dell’8% e la Germania ha il 4%. Su scala mondiale, l’Europa conta il 90% della potenza eolico offshore che è di 5.538 MW. Tra i primi 5 mercati al mondo l’unico non europeo è la Cina (509,5 MW installati nel 2012), mentre il Giappone è ottavo, con 33,8 MW installati nel 2012 e ha in progetto la costruzione del più grande parco eolico off-shore al mondo: 143 turbine per 1 GW di potenza, nelle acque davanti a Fukushima.

In generale si installano turbine sempre più potenti in parchi sempre più grandi: la taglia media degli aerogeneratori è arrivata a 4 MW, mentre quella delle centrali offshore è arrivata a 271 MW (era di 199 MW nel 2011). Ci si aspetta che nei prossimi anni cresca anche la distanza media dalla costa, ora di 29 km e la profondità dei fondali, ora di 22 metri. Una nota forse positiva per il nostro paese, che ha l’handicap di avere gran parte delle risorse eoliche in aree con fondali profondi. Ma sembra ormai che l’eolico galleggiante stia diventa una realtà: in Europa sono già operative due installazioni, che si aggiungono ad altre due realizzate come progetti pilota.

Anche per il 2013 e 2014 si prevede una significativa crescita dell’eolico marino europeo: in via di costruzione ci sono 14 parchi che dovrebbero aggiungere 3,3 GW di nuova potenza in due anni, portando la capacità cumulativa a 8,3 GW. Nei prossimi anni, sommando ai 14 progetti in fase di realizzazione altri 7 progetti in fase preparatoria, l’EWEA si aspetta quasi un raddoppio della potenza: 9.455 MW, con una crescita dell’89% sui livelli attuali.

Il potenziale però è ancora enorme e in Europa ci sono permessi concessi per 18,4 GW di potenza e piani per 140 GW. Lo sviluppo, fa notare EWEA, potrebbe essere molto più veloce se i governi definissero politiche più certe per il settore. L’esempio che si fa è quello della Francia, dove nonostante un piano nazionale ambizioso non si è ancora installata nessuna turbina, e della Germania dove le difficoltà di connessione stanno bloccando molte installazioni. Ma noi potremmo citare anche il nostro paese, con buona pace di chi vede queste macchine, peraltro molto a largo delle coste, come un “pugno in un occhio” e non ha mosso un dito davanti alle scelte governative di sviluppare con decisione gli idrocarburi nazionali offshore.

In Italia infatti, ricordiamo, alle ultime aste su di un contingente incentivabile triennale di 650 MW è stato presentato un solo progetto per 30 MW (vedi QualEnergia.it, Aste rinnovabili elettriche: il flop è ufficiale). Oltre che le tariffe incentivanti evidentemente troppo poco remunerative, il maggior freno per lo sviluppo degli impianti è legato all’assenza di regole e criteri chiari su localizzazione e integrazione nel paesaggio costiero. Come spiegano da Legambiente commentando la SEN : “Quella dell’installazione dei parchi eolici in acque marine è una delle materie più controverse soprattutto per carenze di linee guida (quelle nazionali valgono solo a terra) capaci di dettare le modalità attraverso il quale tali impianti possano essere sviluppati anche in Italia, moltiplicando le controversie amministrative e uno stop di fatto generalizzato delle istallazioni. Le diverse modifiche apportate alla normativa nazionale, susseguitesi per altro nell’arco di pochi anni, hanno alimentato incertezza e carico burocratico sia per le aziende che per le amministrazioni locali, tanto che ad oggi nessuno degli impianti autorizzati dalla Commissione VIA-VAS del Ministero dell’Ambiente risulta in esercizio”.

Il rapporto EWEA (pdf).

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