Fotovoltaico, un pessimo 2012 dall’Italia alla Cina

In Italia, crisi e quinto conto energia hanno fatto perdere circa 6mila posti di lavoro. Ma la sovrapproduzione e il crollo dei prezzi hanno avuto un impatto pesantissimo anche tra le competitive aziende cinesi: delle 901 attive a fine 2011 solo 524 stanno ancora lavorando. La situazione dovrebbe migliorare nel 2013.

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Prezzi in picchiata e magazzini pieni: come sappiamo il 2012 è stato un brutto anno per il fotovoltaico, a causa della crisi da sovrapproduzione, esacerbata dal rallentamento della domanda dovuto a tagli degli incentivi in mercati importanti come il nostro.

Da noi, come sappiamo, la crisi, associata a novità normative fortemente penalizzanti come il quinto conto energia e l’entrata in vigore della normativa CEI-021, ha segnato un colpo durissimo per il settore: secondo le stime di Anie/Gifi sono seimila i posti di lavori andati in fumo solo quest’anno. Un risultato che dovrebbe far riflettere il ministro Corrado Passera prima di vantarsi, come fa in una recente intervista sul Corriere della Sera, di essere riuscito a “riordinare gli incentivi, esagerati, per le energie rinnovabili”.

Ma la crisi del fotovoltaico, specie nella parte a monte della filiera, ha impattato duramente ovunque, anche nella competitiva Cina. Se le maggiori difficoltà le hanno avute i produttori di celle e moduli occidentali, incapaci di abbassare i prezzi per stare al passo con i cinesi (cosa che ha innescato le note controversie commerciali tra Usa e Cina ed Europa e Cina), anche nel colosso asiatico il 2012 ha fatto strage di aziende. Nell’anno appena concluso il numero delle aziende cinesi del settore si è praticamente dimezzato, come si vede da un rapporto pubblicato dalla società di consulenza cinese Enf Solar.

I prezzi dei moduli fotovoltaici cinesi al silicio cristallino, a causa della sovrapproduzione sono passati dagli 0,68 €/Wp (0,85 $/W) del dicembre 2011 a 0,46 €/Wp (0,60 $/W) nello stesso mese del 2012 (vedi grafico sotto). Una situazione di altissima pressione per i produttori che ha portato centinaia di aziende ad uscire dal mercato.

Chi ha avuto le maggiori difficoltà sono stati i produttori di moduli a film sottile, tecnologia nella quale non si è riusciti a ottenere riduzioni di prezzo paragonabili a quelle dei moduli convenzionali: i prezzi per il thin film sono scesi nei 12 mesi di “soli” 6 €cent, da 0,63 a 0,57 €/Wp. C’è stato dunque un sorpasso in convenienza dei moduli in silicio cristallino rispetto al film sottile: ora i pannelli convenzionali costano circa 0,11 €/Wp in meno, mettendo di fatto fuori mercato i moduli thin film, che negli anni recenti registrava sempre una maggiore convenienza rispetto ai cristallini.

In questo contesto tra le aziende cinesi c’è stata una vera e propria ecatombe: se all’inizio le imprese della filiera (lingotti di silicio, wafer, celle e moduli) erano 901 – cioè 94 in più rispetto al 2011 – alla fine del mese scorso erano diventate 704, con una particolare moria tra i produttori di moduli calati da 624 a 454. Se  poi conteggiamo anche le 180 aziende che non hanno chiuso, ma che hanno fermato le linee produttive, allora possiamo affermare che delle 901 aziende FV di fine 2011 solo 524 restano attive, quindi con un calo del 42% (vedi grafico sotto).

Una crisi che però lascia buone speranze per il 2013. La rapida uscita di scena di molte aziende avvenuta nel 2012 dovrebbe infatti alleviare la sovrapproduzione, ma soprattutto un grande sollievo lo dovrebbe dare la grande spinta che il governo di Pechino sta dando al mercato interno: di recente ha innalzato l’obiettivo portandolo a 20 GW di installato totale entro il 2015. Per l’anno a venire la previsione è che il paese diventi il più grande mercato mondiale; secondo l’ultima stima di NPD Solarbuzz in Cina nel 2013 si installeranno oltre 7 GW, con una crescita del 150% anno su anno. 

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