Consumi di petrolio in Italia: come quelli dei primi anni ’60

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La domanda di petriolio è crollata dell’11,4% rispetto al 2011; in 12 anni un terzo in meno. La domanda di carburanti, benzina e gasolio è diminuita del 10%. Nonostante la caduta dei consumi, il gettito fiscale dell’anno è stato da record: quasi 42 miliardi di €. In calo del 4,3% la domanda di tutta l'energia. I dati dell'Unione Petrolifera.

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Nel 2012 la domanda petrolifera è tornata quelli degli anni ’60 pre-boom, ci fa sapere l’Unione Petrolifera (UP) con i suoi dati del Preconsuntivo 2012: il calo è dell’11,4% sul 2011 con 8,1 milioni di tonnellate in meno. Potrebbe essere anche una bella notizia se dietro questo tracollo ci fosse stata un’azione strategica per ridurre i consumi energetici o una spinta alla mobilità pubblica. Niente di tutto questo. Quella che morde è la crisi.

Per il 2012 i consumi petroliferi si stimano in 63 milioni di tonnellate per il totale dei vari prodotti petroliferi. Secondo UP la differenza con il 2000, su 12 anni, è enorme: dai 93,5 mln/ton del 2000 ai 63 mln/ton di oggi ci sono quasi 30 mln/ton, un terzo in meno. La domanda di carburanti, benzina e gasolio quest’anno è diminuita del 10%, con un calo complessivo di 3,5 mln/ton: considerando anche il Gpl, dal 2004 si sono persi 9,2 miliardi di litri.

Nel decennio 2000-2010 la flessione dei consumi petroliferi a stata di 20 mln/ton (-21,2%). Nel biennio 2011-2012 si è persa la metà di tali volumi – segnala UP – è ciò comporta che il settore produttivo nazionale, nonostante chiusure e sospensioni di attività, resta sempre in overcapacity.

Nonostante la caduta dei consumi, il gettito fiscale (accisa + Iva) dell’anno è stato da record: 41,960 miliardi di euro con un incremento di oltre 3,8 miliardi (+10%). Un incremento del gettito fiscale determinato soprattutto (3,3 mld di €) dalle numerose accise introdotte negli ultimi anni e nel 2012 e che sono state peraltro reiterate e rese strutturali per il 2013 dalla Legge di Stabilità (vale meno di 600 milioni di euro l’incremento legato all’Iva).

Altro elemento in controtendenza, rispetto al calo dei consumi, è l’aumento dell’1,3% della fattura energetica italiana, quest’anno stimata in 65 miliardi di euro, con un aumento di 2 miliardi di € (+3,3%) rispetto a quella del 2011. Il peso sul Pil rappresenta il 4,1%, un record per il decennio.
Secondo UP questo risultato va attribuito alla crescita delle quotazioni internazionali in dollari di gas e petrolio, e all’indebolimento dell’euro rispetto al dollaro. Comunque per il 2013, la previsione dell’Unione Petrolifera è che la fattura energetica potrà ridursi di oltre 3 miliardi, nell’ipotesi di un cambio vicino a quello attuale e di un’ulteriore contrazione delle fonti fossili.

Limitatamente alla fattura petrolifera, cioè quanto l’Italia paga per approvvigionarsi di petrolio, il dato è di 35 miliardi, +1,3% (+450 milioni) rispetto al 2011 (2,2% del Pil).

In termini di domanda di energia, il 2012 registra una diminuzione stimata del 4,3%, attestandosi sui 170,6 Mtep: un valore analogo a quello riscontrato a metà degli anni 90 (vedi tabella di UP – clicca per ingrandire).

La recessione economica, che ha prodotto l’interruzione di attività produttive anche energy-intensive, affiancata da prezzi particolarmente penalizzanti, hanno prodotto una contrazione consistente delle fonti tradizionali (gas -4,5%, petrolio -10,6%). I combustibili solidi (carbone in particolare) aumentano invece del 6% soprattutto per impieghi nella produzione termoelettrica. In netta ascesa il contributo delle fonti rinnovabili, cresciute complessivamente del 10%, e che con 22,3 Mtep coprono il 13,1% della domanda di energia.

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