La COP 18 e il necessario abbandono delle fonti fossili

Le posizioni dei Paesi riunitisi a Doha restano molto distanti e probabilmente non ci saranno risultati concreti. Qualche passo avanti è però auspicabile verso una riflessione su come ridurre i sussidi alle fonti fossili e su come rilanciare le potenzialità delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Il podcast dell'opinione di Silvestrini a Ecoradio.

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Ascolta audio (mp3 – durata 3’10’’)

Dalla COP 18 sui cambiamenti climatici emerge la difficoltà di avvicinare le posizioni molto distanti delle delegazioni sulle questioni princiapli che si stanno affrontando nella Conferenza dell’Onu.
Eppure i segnali sulla grave situazione climatica continuano ad arrivare dalle più autorevoli fonti istituzionali, scientifiche e dell’associazionismo.

La Banca Mondiale segnala uno scenario in cui si registra un aumento della temperatura globale pari a 4 °C, e non di 2 °C come si è detto finora. Il Fondo Monetario Internazionale affronta, nel suo recente report (Petrolio e drammatiche crisi economiche. Un report del FMI su QualEnergia.it), la preoccupante situazione economica che si verificherà quando il petrolio non sarà estratto in abbondanza come invece molti sostengono.

A Doha nei prossimi giorni si manifesteranno le posizioni di Cina, Stati Uniti ed Europa, quest’ultima abbastanza impegnata per il successo della Conferenza. Gli Stati Uniti, con Obama al secondo mandato, potrebbero avere una posizione più aperta, ma ora dipenderà soprattutto dalla Cina che, insieme a Brasile, India e gli altri Pvs, gioca un ruolo fondamentale nei negoziati.

Una delle discussioni in atto a Doha è rappresentata dall’intenzione di mettere tutte le fonti energetiche in una situazione di parità. Probabilmente non ci saranno concreti e spettacolari risultati, ma forse speriamo si stia facendo qualche passo verso una riflessione su come ridurre i sussidi alle fonti fossili e su come rilanciare le potenzialità delle rinnovabili e dell’efficienza energetica.

L’opinione di Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club e QualEnergia, a Ecoradio.

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