Esperienze e percorsi per un fotovoltaico senza incentivi

Gli esempi di Giappone, Olanda, Spagna e Cile. Le condizioni normative e finanziarie per lo sviluppo del mercato italiano. Una strada difficile ma possibile per il fotovoltaico senza incentivi vista la notevole esperienza accumulata dalle imprese italiane, il calo dei prezzi, l’innalzamento delle bollette elettriche e le buone condizioni di insolazione.

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L’articolo è stato pubblicato sul n. 6 (novembre-dicembre) della rivista bimestrale ‘Fotovoltaici’

… Oggi gli addetti al settore, ma anche i responsabili dei Ministeri, stanno lavorando per definire un contesto che consenta di proseguire le attività alla fine del Quinto Conto Energia fotovoltaico. E la maggior parte dei convegni, articoli, studi sul fotovoltaico degli ultimi mesi si è concentrata sulle modalità che consentano lo sviluppo di questa tecnologia anche senza incentivi.

Può essere allora utile analizzare le poche esperienze internazionali nelle quali l’eliminazione dei sostegni diretti è già avvenuta.  La prima è quella del Giappone, che fino alla metà dello scorso decennio era il Paese guida per il fotovoltaico nel mondo. Nel 2006 il Governo, che aveva un netto orientamento filonucleare, decise di interrompere gli incentivi e da allora la leadership internazionale è passata alla Germania. È comunque interessante notare come la potenza installata nel mercato nipponico l’anno dopo la decisione dello stop abbia subito una flessione limitata al 36%. Certo, il momento scelto per l’abbandono degli incentivi non poteva essere peggiore, con un progressivo aumento del prezzo del silicio a causa dell’imprevisto boom delle installazioni spagnole e tedesche. Ma il collaudato sistema di interazioni tra industria solare, costruttori edili, distributori elettrici ed enti locali ha consentito di governare il mercato anche in condizioni avverse. La situazione dopo l’incidente nucleare di Fukushima è completamente cambiata: il fotovoltaico è ora fortemente incentivato e  il Giappone è destinato a diventare uno dei primi mercati mondiali.

C’è poi un altro esempio di fotovoltaico senza sussidi, anche più significativo visto che si è sviluppato nell’attuale contesto di bassi prezzi dei moduli. Parliamo dell’Olanda che lo scorso anno ha eliminato gli incentivi. Pur essendo un mercato marginale, è singolare il fatto che nel 2012 le installazioni, invece di contrarsi, siano aumentate del 50% portandosi a 45 MW, con una previsione di un’ulteriore crescita a 100 MW nel 2013. L’eliminazione dei sussidi ha infatti obbligato a inventare forme nuove per allargare il mercato, gli operatori hanno trasformato le loro proposte commerciali, sono nate associazioni che hanno promosso iniziative dal basso. La Fondazione “Wij Willen Zon” (vogliamo il sole) si è posta l’obiettivo di ridurre i prezzi con gruppi di acquisto e molte altre iniziative sono fiorite nel Paese.

Abbiamo quindi visto due esperienze di fotovoltaico nel settore residenziale che hanno saputo dare una risposta anche in un contesto di sparizione degli incentivi.

C’è poi un altro importante settore che si muove ormai al di fuori dei sussidi. Parliamo delle diverse migliaia di MW di centrali solari che verranno realizzate sulla base esclusiva di contratti di vendita dell’elettricità. Si va dalla lanciatissima Spagna, dove sono stati annunciati progetti per 2,6 GW, a diversi Paesi del Sud America e dell’Africa. Le prime realizzazioni sono già state connesse in rete in contesti come il Cile, particolarmente favorevoli per condizioni di insolazione e di alti prezzi dell’energia.

Anche in Italia, peraltro, molte imprese stanno già attrezzandosi per intervenire senza incentivi sia con impianti su edifici che con centrali a terra. Perché questo mercato si sviluppi è però necessario che si vada a una vera liberalizzazione del mercato elettrico. I prossimi mesi saranno quindi decisivi per la definizione delle nuove regole autorizzative, fiscali e di cessione dell’energia. Non bisogna illudersi che il percorso sia semplice, perché partiamo da un mercato forte che si aspetta di continuare a livelli di 1-2 GW/anno. Ma senza la rimozione degli ostacoli presenti e la definizione di chiari e semplici indirizzi, le installazioni potrebbero subire una netta flessione.

D’altra parte, la notevole esperienza accumulata dalle imprese del settore, il calo dei prezzi dei moduli e inverter, l’innalzamento delle bollette elettriche e le buone condizioni di insolazione fanno dell’Italia un Paese particolarmente adatto per avventurarsi seriamente nel territorio del FV senza incentivi. Questo territorio non è però una landa vergine ma è presidiato da impianti e operatori che già subiscono le conseguenze negative dall’avanzata delle rinnovabili e che inevitabilmente vedranno restringersi il loro spazio vitale.

Una seria politica di diffusione delle rinnovabili dovrà farsi carico delle trasformazioni del sistema elettrico, pena il soffocamento del settore. È quindi molto positivo il fatto che si sia finalmente arrivati alla proposta di un “Coordinamento delle rinnovabili e dell’efficienza energetica” per affrontare con il Governo la delicata transizione.

Ricapitoliamo la situazione. Il fotovoltaico negli ultimi 4 anni ha registrato una crescita spettacolosa che lo ha portato a coprire il 7% della produzione elettrica nazionale. Questa dinamica ha visto una gestione poco oculata degli incentivi che, se spalmati su di un arco temporale più lungo, avrebbero reso più semplice il passaggio alla grid parity. A partire dalla seconda metà del 2013, si aprirà la fase “fotovoltaico 2.0”, un periodo di transizione senza incentivi diretti, o con incentivi limitati ad alcune tipologie di impianti.

È ragionevole che durante questa fase intermedia, che potrebbe durare fino al 2020, il fotovoltaico abbia comunque delle facilitazioni, come l’esonero  dagli oneri di sistema (attualmente 16,5% del prezzo di bolletta). Sembrerebbe francamente incomprensibile bilanciare l’eccessiva generosità iniziale (Salva Alcoa e dintorni) con penalizzazioni proprio adesso che il comparto inizia a camminare con le proprie gambe. Preoccupa in questo senso, per esempio, il documento di consultazione dell’Autorità dell’Energia sulla revisione dello “scambio sul posto”.

Un aspetto che sarà decisivo per la prosecuzione della diffusione del fotovoltaico con la fine degli incentivi riguarda la finanza. È in questo settore che si dovranno trovare soluzioni innovative di interazione tra Stato, fondi pensione e banche, con diversi livelli di rischio, al fine di creare reali opportunità di investimento diffuso.

All’inizio del prossimo decennio inizierà poi la fase del “fotovoltaico 3.0”, con il progressivo passaggio dalla “grid parity” alla “generation parity”. Il fotovoltaico dovrà cioè combattere ad armi pari con le altre fonti e tecnologie facendosi anche carico dei costi generali di sistema connessi con la sua diffusione su larga scala. In prospettiva, al 2050, il solare potrebbe arrivare a coprire la metà della domanda elettrica italiana contribuendo a limitare fortemente le importazioni di gas, a ridurre i costi dell’energia elettrica e infine a tagliare le emissioni di gas climalteranti.

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