La Banca Mondiale si accorge della velocità del global warming

  • 19 Novembre 2012

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Turn Down the Heat: Why a 4°C Warmer World Must be Avoided, è il titolo del rapporto commissionato dalla Banca Mondiale. Se continuiamo su questa strada è certo al 2100 il raggiungimento di una temperatura media globale superiore di 4° C, con conseguenze gravissime per l'umanità e la sue economia.

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Siamo sulla strada per rendere più calda di 4° C la temperatura media del Pianeta entro il 2100. Le conseguenze? Ondate estreme di calore, diminuzione degli stock mondiali di cibo, perdita di biodiversità e di ecositemi, innalzamento del livello del mare di 0,5-1 metro, perdita della ricchezza delle nazioni.

La minaccia è analizzata da un report commissionato dalla Banca Mondiale al Potsdam Institute for Climate Impact Researche a Climate Analyticsdal titolo “Turn Down the Heat: Why a 4°C Warmer World Must be Avoided,” (pdf)

Le conseguenze del riscaldamento globale colpiranno le popolazioni di tutti i Paesi, ma quelle delle regioni più povere con una maggiore intensità, bloccando di fatto i loro sforzi di sviluppo.

Nel report si chiedono azioni più efficaci per la riduzione della CO2, lo sviluppo di energia low carbon, interventi per la mitigazione e l’adattamento. Ma si tratta di un documento che stride fortemente con l’approccio concreto della World Bank di questi anni, con un atteggiamento spesso di facciata di fronte a queste problematiche e con un sostegno fattivo invece alle industrie e alle centrali energetiche altamente inquinanti soprattutto nei Paesi emergenti.

Siamo sulla strada di un collasso. C’è ancora poco tempo per reagire, dicono scienziati e analisti del clima, ma insieme ai report e ai sempre più inquitetanti riscontri scientifici, serve una politica nazionale e internazionale che sappia indicare in tempi brevi come dirottare risorse, energie e denaro in questa direzione. Nicholas Stern, una volta fuori dalla World Bank, aveva illustrato il pericolo, ma anche le opportunità di quanto sta accadendo. Il suo rapporto va sicuramente rimesso nell’agenda di una politica dove ormai il ‘pensiero unico’ è rappresentato dalla crescita infinita e la messa in ordine dei bilanci statali.

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