Decreto termiche e possibile carbon tax, gli energivori insorgono

  • 12 Novembre 2012

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Al decreto sulle termiche le cui risorse verranno dalla bolletta del gas potrebbe aggiungersi la carbon tax, se recuperata nel ddl per la delega fiscale. Due provvedimenti che non piacciono al Tavolo della Domanda di Confindustria che teme pesino troppo sul costo dell'energia. Duro l'attacco verso gli incentivi alle rinnovabili.

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Da pochi giorni è uscito dai ministeri il conto energia termico, che per incentivare le rinnovabili termiche e l’efficienza energetica attingerà dalle bollette del gas, e si ricominicia a parlare della carbon tax, la tassa sui combustibili fossili. Ed ecco che il Tavolo della Domanda di Confindustria insorge. E c’era da aspettarselo vista la paura dell’organismo, che rappresenta gli interessi degli energivori, che le nuove misure rendano troppo cara l’energia.

“Chiediamo al responsabile del MiSE, Corrado Passera, di intervenire immediatamente per impedire che tramite elementi parafiscali, fuori quindi dal controllo diretto della politica, si continuino a celare ingiustificate rendite che affossano la competitività dell’industria manifatturiera italiana, il settore su cui si poggia la possibilità per l’intero Paese di uscire dalla crisi”, scrive in una nota il presidente del Tavolo, Agostino Conte.

Due i provvedimenti che preoccupano gli energivori. Uno, come detto, è il decreto sulle rinnovabili termiche (vedi Qualenergia.it) che, come sappiamo, incentiverà con un tetto massimo di 700 milioni l’anno per i privati e 200 per il pubblico le rinnovabili termiche per privati e pubblica amministrazione e alcuni interventi di effienza energetica nel pubblico. I fondi saranno attinti dalle bollette del gas e, ipotizzando di erogare tutti i 900 milioni, secondo i calcoli ministeriali dovrebbero rendere il prezzo del metro cubo di gas più caro del 2%.

L’altro è il possibile recupero della fiscalità ambientale, la cosiddetta carbon tax che, esclusa in un primo tempo dal Ddl delega fiscale (in discussione in commissione Finanze del Senato), è oggetto adesso di un emendamento da parte dei relatori in vista di un assai probabile recupero, seppure a fini in parte diversi dai precedenti.

“Il manifatturiero italiano sta iniziando a scoprire il disastroso effetto del trasferimento sugli elementi parafiscali della bolletta elettrica di politiche ‘ambientali’ dissennate, orientate esclusivamente alla costituzione di facili rendite, come avvenuto con il fotovoltaico negli ultimi anni”, afferma Conte, sottolineando come “il carico delle componenti parafiscali ha già raggiunto un livello prossimo ai 13 miliardi di euro annui”.

“Ancor più insostenibile per l’industria energivora che vede i concorrenti europei, in primis i tedeschi, esonerati dagli oneri per lo sviluppo delle rinnovabili: un vantaggio competitivo di 2,3 miliardi annui, come dichiarato dalla stessa Bild”, aggiunge subito dopo.

“Dopo aver compromesso i conti della bolletta elettrica, vanificando tra l’altro tutti gli sforzi tesi a creare un mercato elettrico competitivo, sembra adesso che il Ministro Clini si appresti ad assaltare anche la bolletta gas!”, dice Conte, ricordando come il gas rappresenti la materia prima su cui si basa oltre il 50% dell’approvvigionamento energetico italiano, con evidenti ripercussioni su tutti i settori della vita industriale e civile italiana”. “Già la SEN prevede di aprire un conto energia sul gas per le FER termiche, ora arriva Clini con una tassa ambientale!”. Una situazione, insomma, “insostenibile per l’industria italiana”.

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