Gran Bretagna, tra 6 anni sorpasso delle rinnovabili sul nucleare

Entro il 2018 in Gran Bretagna le fonti rinnovabili avranno superato il nucleare in quanto a potenza installata. Lo prevede Renewables UK. Il Paese sta mettendo in funzione il più grande parco eolico off-shore del mondo e gli investimenti nel settore energetico non sono mai stati così elevati. Ma sull'orizzonte politico c'è qualche nuvola.

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Se il trend attuale continuerà, entro il 2018 in Gran Bretagna, in quanto a potenza installata, le rinnovabili avranno superato il nucleare. La previsione, fornita da uno studio commissionato dall’associazione di settore Renewables UK e citato dal Guardian, arriva proprio mentre due giorni fa è entrata in funzione la prima turbina di quello che sarà il più grande parco eolico off-shore del mondo, quello del London Array.

La prima fase del parco, per 630 MW di potenza, dovrebbe essere completata entro fine anno. Al momento sono state installate 151 delle 175 turbine da 3,6 MW prodotte da Siemens che forniranno energia per 470mila case inglesi. Una seconda fase del progetto dovrebbe poi portare la potenza a 870 MW.

E proprio il vento sarà la fonte principe della transizione energetica britannica. La produzione da eolico – sottolinea Renewables UK – è cresciuta di un quarto dal 2010. Nell’ultimo anno gli investimenti nell’eolico off-shore sono cresciuti del 60%, arrivando a un miliardo e mezzo di sterline e anche i progetti a terra sono cresciuti del 50%.

In generale – come si può vedere dall’ultimo report di Ernst & Young Powering the UK (allegato, pdf), la Gran Bretagna sta investendo in energia come mai era successo negli ultimi 20 anni: 43 miliardi di sterline investiti negli ultimi 4 anni e oltre 10 nell’ultimo anno. L’energia è dunque il più vitale settore economico del Paese e si prevede che continui a esserlo: si stima che a fine 2012 si saranno raggiunti i 30 miliardi di investimenti per il periodo 2010-2012, con altri 25-30 miliardi che arriveranno nei 3 anni successivi.

Capitali attratti soprattutto dalle rinnovabili, che nel Paese contano 137mila occupati diretti e 654.500 con l’indotto. Su 10 miliardi di sterline investiti in energia in Gran Bretagna nell’ultimo anno, infatti, 5 sono andati alle fonti pulite, solo 1 alle termiche e 3 alla rete elettrica.
Secondo un altro studio ancora, redatto da Green Alliance e la rete di investitori CBI (allegato, pdf), un terzo della crescita economica nel Regno Unito nell’anno scorso è venuta dalla green economy e la previsione per il biennio 2012-2013 è che i progetti low-carbon raccolgano 23 miliardi di sterline di investimenti contro i 3,1 delle fonti fossili.

Il Paese – si legge nel report Ernst & Young – è sulla buona strada per raggiungere quei 100 miliardi di sterline di investimenti al 2020 che secondo il Governo di Londra sono necessari per raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni: meno 34% rispetto ai livelli del 1990.

Il futuro per le rinnovabili britanniche sembra buono, anche se non manca qualche nuvola grigia sull’orizzonte politico attuale, così che il contesto normativo stabile di cui hanno bisogno gli investimenti in energia potrebbe essere messo in discussione. Anche se il Primo ministro David Cameron è sempre stato – almeno a parole – un forte sostenitore di energia pulita e green economy, una parte rilevante dei Conservatori ha recentemente assunto posizioni ostili nei confronti di un notevole sviluppo dell’eolico, mentre George Osborne, il ministro delle Finanze, si è espresso contro i sussidi all’eolico e a favore di una nuova spinta del Paese verso il gas.

Con la discussione sulla legge sull’energia, l’energy bill, rimandata a metà novembre, il settore delle rinnovabili ha motivo di essere un po’ inquieto. Eventuali cambiamenti dell’ultimo momento potrebbero minare la fiducia degli investitori: non è un caso se Siemens, General Electric e Mitsubishi, che stanno pensando di realizzare stabilimenti produttivi nel Paese, non prenderanno una decisione finché la nuova legge non sarà stata scritta e approvata.

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