Cogenerazione e fotovoltaico per il comparto della ceramica

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Sui costi di produzione del settore della ceramica e delle piastrella del distretto di Modena e Reggio Emilia quelli energetici pesano per il 20%: 500 milioni di euro in energia ogni anno, di cui 380 milioni in gas. Da tempo si lavora nell'innovazione e nell'efficientamente delle macchine, ma si potrebbe puntare soprattutto sulla cogenerazione.

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Il comparto ceramico del distretto di Modena e Reggio Emilia vorrebbe puntare sulla cogenerazione e sul fotovoltaico, ma chiede regole certe e stabili allo Stato. Il settore delle ceramica e delle piastrelle di distretto spende 500 milioni di euro in energia ogni anno, di cui 380 milioni in gas, e queste cifre pesano per il 20% sui costi di produzione. Il consumo del settore di aggira sui 1.150 metri cubi standard di gas all’anno e 1.200 GWh di elettricità. È per questo, che già da anni, le imprese del territorio si impegnano per la riduzione dei consumi. Lo ha detto sabato 27 ottobre Andrea Canetti, responsabile Ambiente Confindustria Ceramica, al convegno “Green energy, nuovi scenari energetici per il distretto ceramico“, che si è svolto a Formigine, in provincia di Modena, nell’ambito del Festival green economy di distretto, organizzato e voluto da otto Comuni del territorio e appunto da Confidustria Ceramica.

Per capire questo graduale processo di efficienza energetica c’è un dato: dagli anni 70 a oggi il consumo di gigajoule per tonnellata di prodotto che va in magazzino è passato da 10 a 6, grazie a innovazioni tecnologiche, cicli di produzione migliori, efficienza energetica delle macchine. L’efficienza energetica e il controllo dei costi dell’energia è una chiave per la competitività, specialmente in settori energivori e vocati all’export. Il settore della ceramica ha una quota di esportazioni pari all’80%.

Per questo motivo il comparto, ha spiegato il rappresentante di Confindustria, lavora da tempo per migliorare la qualità degli acquisti energetici e diminuire i fabbisogni ricercando maggiori efficienze, anche se, afferma “incontra oggettivi limiti tecnologici e necessita di un contesto normativo favorevole“. In questi anni si sono adottate macchine e impianti a minore consumo energetico, c’è stato un vero e proprio cambio tecnologico con il passaggio a forni molto più efficienti per i quali si usano materiali refrattari e isolanti e sono stati installati bruciatori di nuova concezione, con maggior efficienza dello scambio termico. “Nelle aziende ceramiche del distretto di Modena e Reggio Emilia si è realizzata l’automatizzazione dei cicli termici e si è avviato il recupero: sia quello del calore dei fumi, che l’aria di raffreddamento, che il calore da condensazione del vapore acqueo”, ha detto Canetti.

A oggi sono 30 gli apparecchi di cogenerazione in questo territorio, con una potenza di 120 MW e una produzione di 450 GWh/anno e 4 gli impianti di fotovoltaici. Il settore dovrebbe e potrebbe concentrarsi soprattutto sulla cogenerazione ad alta efficienza, ma per farlo “servono investimenti e quindi, a livello di norme, occorre un contesto chiaro, stabile e favorevole”.

Tuttavia il distretto ceramico e delle piastrelle di Modena e Reggio Emilia non vuole rinunciare al fotovoltaico, poiché ci sono notevoli potenzialità e anche Banche pronte a investire, ha detto Carlo Sinatra, avvocato specializzato nel settore dell’energia, infrastrutture e project financing. L’avvocato sembra così voler rispondere al presidente di Confindustria Ceramica, Franco Manfredini, che all’esordio del Festival aveva criticato il forte e recente sviluppo del fotovoltaico, che “ aumenta i costi in bolletta per le aziende e porta ad acquistare pannelli dall’estero”. Un leitmotiv ripetuto spesso acriticamente da alcuni esponenti di Confindustria e purtroppo fatto proprio anche da questo Governo.

Nel distretto tra Modena e Reggio Emilia, ha detto Carlo Sinatra, si potrebbero realizzare impianti fotovoltaici con una potenza di almeno 12 MW, utilizzando circa 240.000 metri quadrati di tetti delle imprese del settore. Servirebbe una cifra che si aggira sui 40 milioni di euro, aggiunge, “ma posso dire con certezza che ci sono importanti istituti bancari interessati a investire con il project financing”.

Un settore energivoro come quello delle ceramiche, insomma, per l’esperto legale ne ricaverebbe grandi vantaggi, utilizzando la possibilità degli incentivi per lo scambio sul posto per l’acquisto dell’energia elettrica.

Quanti altri settori industriali in Italia potrebbero beneficiare di uno sviluppo spinto della cogenerazione e della microcogenerazione ad alto rendimento? E perché non creare le premesse, con un crescente mercato domestico ed europeo di questa tecnologia, anche per una produzione domestica di queste apparecchiature?

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