Energia termica, bene l’export ma il mercato domestico cala

La crescita del settore nazionale delle tecnologie per l’energia termica cresce nel 2011 di un modesto 1,2%, grazie soprattutto alle esportazioni. In diminuzione l’occupazione nel 2011, così come si prevede nel 2012. I ritardi del Governo, che ignora le potenzialità di un settore industriale molto forte in Italia e apprezzato all'estero.

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Ieri abbiamo parlato della situazione occupazionale e di mercato del fotovoltaico secondo l’osservatorio del Gifi, oggi vediamo i dati di mercato, a luci e ombre, di altri settori del comparto energia termica comunicati da Assotermica (Associazione produttori apparecchi e componenti per impianti termici) e Anima (Federazione delle associazioni nazionali dell’industria meccanica, varie e affini).

Secondo le due associazioni di categoria i dati di consuntivo 2011 segnalano una modesta crescita del settore pari a +1,2%, anche se il mercato in Italia è decisamente negativo, in particolare nel settore della condensazione. Al momento sembrano reggere il mercato i ‘bruciatori’, supportati da una variazione di mix verso il gas e da una certa ripresa dell’export degli Oem (produttori di apparecchiature originali) di processo. Nel 2012, in considerazione della situazione economica complessiva e in previsione di un ulteriore calo dell’attività nel settore edilizio, si può ipotizzare una moderata crescita del comparto (+1,4%).

L’export continua a rappresentare una quota importante di mercato del settore. Le esportazioni sono cresciute nel 2011 del 6,2% e si prevede possano leggermente aumentare nel 2012 (+1,2%). In espansione le esportazioni verso alcuni Paesi UE: Francia (+29%), Turchia (+34%), Germania (+46%), Repubblica Ceca (+62%) e Belgio (+63%). Eclatante il dato relativo alle esportazioni verso l’Iran (+75%).

Per quel che riguarda il settore dei bruciatori, destinati a tutto il mondo, si registra una flessione solo per alcuni mercati extra UE, ma le previsioni di crescita rimangono sostenute. Meno buone le previsioni per le  caldaie, destinate essenzialmente ai soli mercati europei.

I livelli occupazionali segnalano una diminuzione nel 2011 del 2,4% e si prevede possano restare invariati nel corso del 2012. Tuttavia gli investimenti, stabili nel 2011, si prevedono in espansione per il 2012 (+4,7%).

Il presidente di Assotermica, Paola Ferroli, ha spiegato che “il dato dell’export è significativo perché testimonia l’apprezzamento verso le tecnologie italiane per la climatizzazione invernale e la produzione di acqua calda sanitaria, che costituiscono un’eccellenza nel panorama produttivo mondiale, ma purtroppo le nostre imprese soffrono proprio nel mercato domestico perché l’incertezza legislativa e l’eccesso di  burocrazia di certo non giovano a una maggiore penetrazione di impianti ad alta efficienza e/o con fonti rinnovabili, quali le caldaie a condensazione e il solare termico”.

Assistiamo all’opera di un Governo tecnico che, tra le sue tante omissioni in tema di sostenibilità e sviluppo industriale, continua a trascurare quei settori produttivi tipicamente forti e ben diffusi entro i nostri confini e soprattutto tra le piccole e medie imprese, forse semplicemente perché non sono rappresentati da una forte lobby in grado di sostenere questi interessi, che sono poco rappresentati da Confindustria, più attenta alle grandi aziende. Questo è lo scotto che pagano i comparti che sono parcellizzati in numerose tecnologie ed expertise. I primi due decreti ministeriali, sulle rinnovabili elettriche e sul fotovoltaico, hanno già dimostrato che tale tendenza del passato viene confermata  anche con questo Esecutivo. Un motivo di più per creare quanto prima un forte coordinamento delle associazioni delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica.

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