Gli Usa confermano i dazi sul fotovoltaico cinese

Il dipartimento del Commercio ha annunciato di essere giunto alla conclusione definitiva che i prodotti cinesi sono stati venduti sottocosto grazie a sovvenzioni che hanno costituito una concorrenza sleale. In arrivo dazi retroattivi. Intanto in Cina cresce il mercato interno: previsti 4 GW di nuove installazioni per il secondo semestre 2012.

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Altro capitolo nella battaglia commerciale Usa-Cina sul fotovoltaico. Il Governo americano ha confermato ieri i dazi anti-dumping sui prodotti cinesi importati negli Stati Uniti. Il dipartimento del Commercio ha annunciato infatti (vedi allegato, pdf) di essere giunto alla conclusione definitiva che i prodotti in arrivo dal gigante asiatico sono stati venduti sottocosto grazie a sovvenzioni che hanno costituito una concorrenza sleale nei confronti dei produttori statunitensi. 

Gli Usa si sono così rivolti alla World Trade Organization, che prenderà la propria decisione alla fine di novembre: se confermerà le conclusioni a cui è giunto il Governo americano, Washington potrà ordinare alle proprie dogane di imporre dazi anti-dumping sui prodotti importati. Al contempo, secondo le stesse regole del WTO, gli esportatori cinesi dovranno depositare una garanzia per la copertura degli stessi dazi.

Il dipartimento del Commercio  Usa ha concluso il procedimento stabilendo in due indagini separate, azienda per azienda, quanto i cinesi hanno fatto dumping e quanto gli aiuti pubblici li hanno avvantaggiati. A Suntech per esempio è stato riconosciuto un margine per dumping che si tradurrà in un dazio del 31,73%, a Trina Solar Energy del 18,32%, ad altri  59 produttori del 25,96% mentre per tutte le altre aziende cinesi è del  249,96%. Per quel che riguarda l’indagine sugli aiuti pubblici cinesi sull’export, invece, a Suntech è stato riconosciuto di aver ottenuto in questo modo un margine del 14,78%, a Trina del 15,97% e tutti gli altri del 15,24%.

Questi margini, se confermati dalla Commissione per il Commercio internazionale il 23 novembre, si tradurranno in dazi che saranno applicati retroattivamente su tutti i prodotti importati dopo il 3 dicembre 2011. Varranno  sia per le celle che per i moduli, mentre non si è investigato sul film sottile.

Fatta la legge però l’inganno si è già trovato: i dazi infatti valgono sì anche se i moduli sono assemblati in altri Paesi, ma non valgono se sono assemblati in Cina con celle prodotte in Paesi terzi: proprio per questo le aziende cinesi stanno stringendo accordi per approvvigionarsi di celle all’estero, per esempio in Corea e in Giappone.

È però un’altra la strategia cinese più lungimirante per affrontare sia il protezionismo – che diverrebbe preoccupante se anche l’Europa adottasse misure analoghe – che la crisi da sovrapproduzione: sviluppare il mercato interno. Quest’estate il Governo di Pechino ha per l’ennesima volta rivisto verso l’alto l’obiettivo nazionale sul FV al 2020, portandolo da 20 a 50 GW  e gli effetti delle politiche pro-solare iniziano già a vedersi: l’ultimo report di IMS Research prevede che nella seconda metà del 2012 in Cina si installino oltre 4 GW portando così la cifra del nuovo installato cinese per l’anno in corso a 5 GW (vedi grafico sotto).

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