Clima e acqua, l’effetto Alpi peserà su tutta Europa

  • 11 Ottobre 2012

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Oltre il 90% dei fiumi alpini è irrimediabilmente degradato per mano dell’uomo e la fusione dei ghiacciai è drammatica. Entro il 2100 potrebbe salvarsi solo il 4-18% dell’area glaciale alpina, con un altissimo rischio “estinzione” per tutti i ghiacciai italiani. Il nuovo dossier WWF “Alpi: tetto d’Europa al sicuro".

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C’è una rete di acqua dolce che dalle cime innevate dell’arco alpino scorre per 9.000 chilometri fino ai delta del Mediterraneo, al Mare del Nord e addirittura al Mar Nero, fornendo servizi vitali a decine di migliaia di specie e centinaia di milioni di persone, alimentando industrie, produzioni agricole e attività umane in tutta Europa. L’effetto Alpi arriva lontano. Ma le mille forme dell’acqua delle Alpi sono a rischio, oltre il 90% dei fiumi alpini è irrimediabilmente degradato per mano dell’uomo e la fusione dei ghiacciai dovuta al cambiamento climatico ha raggiunto ritmi e livelli drammatici, arrivando a una riduzione del 54% in appena un secolo e mezzo, tanto che secondo alcuni scienziati entro il 2100 potrebbe salvarsi solo il 4-18% dell’area glaciale alpina presente nel 2003, con altissimo rischio “estinzione” per tutti i ghiacciai italiani, specialmente sotto i 3.500 metri di altitudine.

Lo rivela il nuovo dossier WWF “Alpi: tetto d’Europa al sicuro” (vedi allegato, pdf), il cui primo capitolo, dedicato alla risorsa acqua, è stato  lanciato oggi in vista della terza edizione di “Biodiversamente: il Festival dell’Ecoscienza”, week-end tra scienza e natura organizzato dal WWF in collaborazione con l’Associazione Nazionale Musei Scientifici (ANMS) e quest’anno dedicato alle Alpi “riserva d’acqua dell’Europa”.

Le Alpi sono uno dei sistemi naturali più importanti per la biodiversità europea, ma sono anche la catena montuosa più popolata e più massicciamente sfruttata al mondo: 1.200 km da Nizza a Vienna in una corona di cime e vallate, per 191.000 kmq attraverso 8 Paesi, da cui nascono grandi fiumi europei come il Po, il Reno, il Rodano, il Danubio – straordinari ponti d’acqua tra i ghiacciai e gli oceani – oltre a una preziosissima rete di acqua in mille forme, immagazzinata nei ghiacciai, trattenuta nelle falde grazie alle pendici boscose, o libera in laghi, fiumi, torrenti, fino alle piccole pozze degli alpeggi, che dalle cime delle montagne arriva fino ai nostri rubinetti. Una vitalità che si rispecchia in una grandissima varietà di specie e culture.

La riduzione dei ghiacciai è uno degli effetti più evidenti del riscaldamento globale, che sulle Alpi ha raggiunto un aumento della temperatura media di +1,5 °C nell’ultimo secolo, con un’accelerazione tale da rendere estremamente difficile quando non impossibile l’adattamento alle nuove condizioni, un problema che investe specie, risorse ma anche popolazioni umane. Le conseguenze sono l’alterazione dei regimi idrologici, il rischio dissesto, la minore disponibilità d’acqua – nel lungo termine – per uso potabile, agricolo e idroelettrico, una minore attrazione turistica.

Il dossier WWF, a cui ha contribuito anche il climatologo Luca Mercalli, ricorda come dal 1850 la superficie glacializzata delle Alpi si è ridotta del 54% (passando da 4.474 kmq a 2.050 kmq nel 2003) e secondo il glaciologo svizzero Matthias Huss entro il 2100 sulle Alpi potrebbe rimanere appena dal 4 al 18% dell’area glaciale presente nel 2003, mentre i ghiacciai italiani (che hanno superfici in gran parte inferiori a 1 km2, spessore medio di soli 20-30 m e localizzazione più soleggiata) potrebbero essere soggetti a una sostanziale scomparsa, specialmente sotto i 3.500 m. Attualmente a nessun ghiacciaio alpino è più attribuibile una favorevole condizione di alimentazione: dal 2003 si è avuta ovunque una forte accelerazione dei regressi, che nel 2007 riguardavano il 99% delle unità osservate, e molti piccoli ghiacciai posti a quota più bassa e su versanti molto soleggiati si sono già estinti, soprattutto sulle Alpi Marittime, sul Monviso o sulle Dolomiti.

In molti casi l’entità dei ritiri è impressionante: -170 m al ghiacciaio del Sissone (Alpi Retiche) nell’estate 2009; -105 m a quello di Goletta (Valle d’Aosta) nel 2011, e quest’anno, la seconda estate più calda dal 1850 dopo quella del 2003, a fine stagione i ghiacciai erano ovunque privi di neve e anneriti da detriti rocciosi fino a oltre 3.500 m. La più lunga “ritirata” d’Italia spetta al ghiacciaio del Lys (Monte Rosa), iniziata nel 1812: dalla massima espansione della Piccola Età Glaciale qui avvenuta nel 1860, il regresso ha raggiunto oggi 1,7 km a seguito di un aumento della temperatura media di poco più di 1 °C. Mentre al Caresèr (sul Cevedale), in 44 anni si è persa una quantità di ghiaccio equivalente a uno spessore d’acqua di ben 43,8 metri.
 
L’IDENTIKIT DELLE ALPI IN NUMERI, “EFFETTO ALPI” TRA UOMINI E SPECIE

LA GEOGRAFIA: Superficie complessiva: 191.000 kmq; Lunghezza arco alpino: 1.200 km; Popolazione nel 1870: 7,8 milioni, nel 2000: 14,3 milioni (raddoppiata in  poco più di un secolo, soprattutto sul fondovalle); Superficie forestale: 75.000 kmq (39% superficie totale); Superficie agricola utilizzata: circa 45.000 kmq (23% superficie totale).
LA NATURA: 30.000 specie animali (tra cui specie simbolo come orso bruno, stambecco, camoscio, lupo, lince, aquila reale, etc.); 13.000 specie vegetali (molte endemiche, ovvero esclusive delle Alpi) di cui 5.000 funghi, 4.500 piante vascolari (39% della  flora europea); 80 ogni 100 mq le specie vegetali presenti nelle praterie alpine; 2.500 licheni; 800 muschi; 300 piante epatiche; 20.000 invertebrati; 200 uccelli nidificanti; 80 mammiferi; 80 pesci; 21 anfibi; 15 rettili.
IL ‘FATTORE UMANO’: oltre 14 milioni di persone abitano le Alpi, distribuite in circa 6.100 comunità; 150 milioni il numero di persone che attraversano ogni anno le Alpi; 100% l’aumento del traffico merci nei prossimi 20 anni; 50% incremento del trasporto di passeggeri nei prossimi 20 anni; 11% la presenza rispetto al turismo mondiale; 120 milioni i turisti che visitano le Alpi ogni anno: 3.440 km2 la superficie delle piste sciistiche (1,8% della superficie totale); circa 6 milioni di posti letto (di cui 2 milioni in Italia); 370 milioni numero pernottamenti/anno.
GLI IMPATTI DELL’UOMO SULLA NATURA: solo il 10% dei fiumi delle Alpi è ancora in condizioni naturali o semi-naturali; ¼ di tutta la diversità vegetale alpina è il frutto delle attività umane o dipende da particolari forme di agricoltura; +1,5 °C l’aumento della temperatura media delle Alpi nel corso dell’ultimo secolo; 100 anni il tempo in cui l’orso è stato quasi totalmente sterminato sulle Alpi; 20% la percentuale di habitat idonei abitata dalla lince a 40 anni dalla sua reintroduzione; 550 gli impianti idroelettrici, per oltre 10 MW di potenza e 2.900 GWh di produzione annua, presenti sulle Alpi.

Il Dossier WWF (pdf)

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