Prezzo MWh, la Germania delle rinnovabili batte la Francia

In Germania grazie alle rinnovabili il prezzo in Borsa dell'energia elettrica ormai da un anno è più basso che nella Francia nucleare. Lo confermano i risultati del mese di settembre della borsa elettrica europea: in 12 mesi i prezzi all'ingrosso tedeschi sono scesi del 18%, ma gli aiuti alle rinnovabili pesano sulle bollette delle famiglie.

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In Germania, grazie alle rinnovabili, il prezzo in Borsa dell’energia elettrica ormai da un anno è più basso che nella Francia nucleare. Lo confermano i risultati del mese di settembre della borsa elettrica europea EPEX/EEX. Sul mercato del giorno prima, infatti, il megawattora nella zona Germania-Austria anche a settembre è stato scambiato a diversi euro in meno che in Francia e in Svizzera, sia nel caso di media sul carico di base che di media sui picchi di domanda. Anche se nel 75% del tempo i prezzi sul mercato tedesco e su quello francese sono sostanzialmente convergenti, il MWh tedesco in media è più conveniente, meno caro di quello francese di circa 3 euro, sia sulla media del carico di base che su quella dei picchi.

Una tendenza che continua, come fa notare Photon nell’ultima newsletter in tedesco: a settembre i prezzi in borsa per la Germania sono stati più bassi che ad agosto e, negli ultimi 12 mesi, sono diminuiti del 18% passando per il carico base da una media di 52,64 euro/MWh a settembre 2011 a quella attuale di 44,67 euro/MWh .

Nonostante il nucleare, capace secondo i suoi fautori di fornire elettricità a prezzi stracciati, la Francia – che conta sull’atomo per tre quarti della sua produzione – ha prezzi dell’elettricità in Borsa più alti della Germania, che l’atomo lo sta abbandonando e ha avuto negli ultimi anni il boom di rinnovabili. Il merito, come sappiamo, è nell’effetto di peak shaving di eolico e fotovoltaico che, producendo a costo marginale nullo, spingono spesso fuori mercato le fonti più costose, abbassando così il prezzo dell’energia. Un effetto che, come sappiamo, sta mettendo in crisi le centrali più costose, come i cicli combinati a gas, non solo in Germania, ma anche in Paesi confinanti come la Svizzera.

Ovviamente però il calo del prezzo dell’elettricità in Borsa non si riflette direttamente sulle bollette dei tedeschi: le famiglie pagano l’elettricità molto salata, anche per il sostegno alle fonti pulite, mentre il beneficio del calo di prezzo in Borsa si fa sentire di più invece per l’industria. In Germania infatti la bolletta delle famiglie è cresciuta molto in 12 anni: una famiglia media di 3 persone pagava sui 40 euro a bimestre nel 2000 e ora ne paga circa 75. A pesare anche gli oneri a sostegno delle rinnovabili, responsabili di 3,59 centesimi di euro sugli 11 di aumento del kWh in 12 anni.

Oneri peraltro destinati ad aumentare: dai 3,59 centesimi attuali si prevede che si passi oltre i 5 nel 2013. Una famiglia con una bolletta da 900 euro l’anno pagherebbe così 70 euro in più oltre ai 150 che già ora vanno a sostenere le energie pulite. Anche se – come fanno notare da BSW, l’associazione tedesca del fotovoltaico – gli aiuti alle rinnovabili pesano per “solo lo 0,3% di un bilancio famigliare medio”, si capisce che si parla di cifre ben più consistenti di quanto avviene in Italia: su una bolletta di pari importo da noi alle rinnovabili andrebbero circa 90 euro.

Diverso il discorso per l’industria. In Germania il sostegno alle fonti pulite è quasi completamente sulle spalle delle famiglie, mentre aziende e grossi consumatori ne sono in sostanza esonerati: la grande industria tedesca, che consuma il 18% dell’elettricità del Paese, contribuisce a coprire solo il 3% del costo delle rinnovabili. Il numero delle aziende esonerate da questi oneri è triplicato in questo ultimo anno. In questo modo le aziende tedesche beneficiano della riduzione dei prezzi in borsa causata dalle rinnovabili e la cosa, assieme ad altri “favori” governativi (come l’esenzione in alcuni casi da tutti gli oneri di sistema), sta attirando nel Paese aziende interessate anche a pagare meno l’elettricità: è il caso per esempio dell’acciaieria norvegese Norsk Hydro che ha annunciato di spostare parte della produzione in Germania dopo aver firmato un contratto da 5 anni per la fornitura di energia.

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